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Le 10 creazioni più iconiche di Virgil Abloh secondo la redazione di nss magazine

Walter d’Aprile e la redazione del magazine raccontano il designer attraverso le sue opere

Le 10 creazioni più iconiche di Virgil Abloh secondo la redazione di nss magazine Walter d’Aprile e la redazione del magazine raccontano il designer attraverso le sue opere
Chadwick Boseman
Orlando Bloom
Michael B. Jordan
Virgil Abloh
Off-White Pre-Fall 2016
Off-White Pre-Fall 2016
Off-White FW16
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Timothee Chalamet

La carriera di Virgil Abloh, anche se durata circa una quindicina d’anni, è stata straordinariamente ricca di progetti, creazioni e collaborazioni. Che si tratti di opere d’arte, di sneaker di culto o di item densi di reference culturali apparsi nelle sue molte collezioni di moda, la legacy di Abloh è enorme ed è per questo che il CEO e la redazione di nss magazine hanno deciso di celebrarla con un articolo collettivo raccontandola attraverso dieci delle sue creazioni più iconiche.

Una rassegna che vuole essere l’antologia di una lunga carriera, ma anche una narrazione episodica e multi-prospettica sul lavoro di un designer che ha cambiato profondamente non solo l’industria della moda, ma anche la nozione stessa di lusso. Anche se questi oggetti rappresentano una testimonianza tangibile del lavoro creativo di Abloh, il lascito più grande del designer americano è stato immateriale: un mindframe, un metodo, una maniera di guardare alle cose e intendere il lavoro del creativo contemporaneo. Anzi, si potrebbe quasi dire che Abloh ha fornito, offrendo se stesso e la sua carriera come modelli, il blueprint della nuova creatività a una nuova generazione di designer.

Ecco allora le 10 creazioni più iconiche di Virgil Abloh secondo la redazione di nss magazine. 

Been Trill T-shirts

Molto spesso le persone fanno l’errore di pensare che il successo di OFF-White sia stato immediato e lampante, dimenticando che quel progetto rappresenta le passioni, le gioie e i dolori di una vita dedita alla ricerca del bello attraverso il proprio lavoro. Le prime tees di Been Trill con Heron e Matthew, indossate da Kanye, rappresentano l’inizio del sogno, il senso di possibilità che deve continuare a guidarci ogni giorno. Attorno ad una tshirt disegnata con gli amici di sempre e da indossare al party preferito è stata creata una legacy che ha cambiato per sempre l’industria della moda. 

(Walter D’Aprile)

L’architettura come sottotesto

Sono cresciuto in una famiglia di architetti e conosco bene pregi e difetti della categoria. Uno dei lati più affascinanti del mestiere è decostruire il significato che compone i codici di uno stile: riconoscere una linea, un materiale o un dettaglio, isolarlo e metterlo in un contesto completamente differente. Né cambierà il significato, ma in qualche modo si porterà dietro ciò che era prima e permetterà di guardarlo sotto una nuova luce. In questo si potrebbe riassumere la poetica di Virgil, che nella sua carriera si è dedicata alla spasmodica ricerca di incastri, come se la cultura contemporanea fosse un cubo di Rubik dalle infinite possibili combinazioni. Grazie a questo approccio Abloh non ha mai visto barriere tra settori lontanissimi, ha capito come si può fare un disco ispirato alla Farnsworth House di Mies van der Rohe o una sneaker in cui echeggia Jenny Holzer.

(Filippo D’Asaro)

"You’re Obviously in the Wrong Place" Sculpture 

“Sei chiaramente nel posto sbagliato”. Non esiste una definizione migliore per spiegare tutto quello che Virgil ha rappresentato. Una laurea in architettura per diventare il direttore creativo di un rapper, poi delle t-shirt per arrivare a creare un brand e infine lo streetwear, i graffiti e lo skate per essere il primo afroamericano a tenere il timone di Louis Vuitton. Sei chiaramente nel posto sbagliato. La scultura in neon è una sorta di summa minimale del lavoro di Abloh come artista, come amava definirsi. Immediata, profonda, pop. Un neon che cristallizza un messaggio che serviva come apertura alla sua personale, “Figures of Speech”, che da Chicago ha girato mezzo mondo. Come ha fatto lui, sentendosi sempre al posto giusto nel posto sbagliato. Chiaramente. 

(Francesco Abazia)

Louis Vuitton SS19 "Wizard of Oz" Sweater 

Il maglione a intarsio “Wizard of Oz”, apparso durante lo show di debutto di Abloh da Louis Vuitton, rimane a oggi uno degli item più facilmente riconoscibili di tutte le sue collezioni. In tutto lo show apparivano reference al celebre film del ‘39, spesso considerato una delle migliori rappresentazioni filmiche del Sogno Americano - poi apparse anche in una serie di pop-up negli store di Louis Vuitton di tutto il mondo. La storia de Il Mago di Oz segue quattro personaggi esclusi dalla società che si uniscono e vanno in cerca del proprio sogno, scoprendo infine che ciò che cercavano era stato parte di loro fin dall’inizio. Oltre all’immagine della strada di mattoni gialli, il film usa il tema visivo dell’arcobaleno (la canzone Over the Rainbow viene proprio da lì) seguito da Abloh anche nell’ordine dei look, organizzati per colore, e nel colore della passerella: un probabile riferimento a come la luce bianca, riflessa in un prisma, si “apra” mostrando lo spettro di tutti i colori - una perfetta metafora dell’arrivo di Abloh alla guida del brand. 

(Lorenzo Salamone)

Virgil Abloh x IKEA "KEEP OFF" Rug 

Sono il ventesimo, è pieno di bambini con i genitori”. Sono le 7:51 di un anonimo mercoledì di maggio quando un mio amico mi avverte che è in fila, pronto per il suo turno in quello che si preannunciava come uno dei drop più importanti di quell’anno. Ma non ci sono sneaker ad aspettare oltre le porte dello store, ma soprattutto quello store è l’Ikea di Porta di Roma, centro commerciale conosciuto a Roma per tanti motivi, ma sicuramente non per i suoi drop e i campout. “Sai perché hanno il metro? Non sanno se il tappeto entra nella macchinetta” aggiunge Raffaele parlando dell’oggetto del desiderio dei presenti, il tappeto "KEEP OFF" punta di diamante della collabo tra Virgil Abloh e Ikea, il vero motivo per cui quell’anonimo centro commerciale solitamente meta dello shopping del romano medio si era improvvisamente riempito di una coda chilometrica. Se abbiamo detto tante volte che il lavoro di Virgil Abloh ha creato dei ponti, ha unito dei mondi e abbattuto barriere, forse vedere una scena del genere, un campout in un anonimo centro commerciale romano ci racconta proprio uno di quei ponti, un piccolo momento parte di una storia decisamente più grande che in quella mattinata di un mercoledì romano ha visto un altro miracolo targato Virgil Abloh.

(Francesco Martino)

Louis Vuitton LV Trainer

Tante parole si sono spese per la palese somiglianza della LV Trainer alla AVIA 880 e alla Air Jordan 3. Bootleg o non bootleg l’operazione attuata da Virgil è stata astuta e celebrativa: trarre ispirazione da silhouette simbolo per la sneaker culture imponendone con forza colori e dettagli nel mondo dell’high fashion. Una dichiarazione d’amore alla “culture”, a cosa Virgil, Kanye, Don C hanno sempre indossato. È un po’ come quando gestisci le liste di un party e tra i primi nomi inserisci i tuoi amici. Thank u V.

(Ilaria Grande)

Louis Vuitton Keepall Bandoulière 50 Prism 

Ricordo di aver visto quella sfilata (la prima di Virgil per Louis Vuitton) live dalla mia postazione in ufficio mangiando un panino al volo perché quell’evento, si sapeva, avrebbe rivoluzionato e segnato per sempre la storia della moda. Ciò che mi ha colpito di più quel giorno è stato l’utilizzo degli accessori di Virgil, diventati in quella collezione parte integrante dell’outfit: le tasche sui capi, le tracolle, i gilet funzionali e le borse che completavano gli outfit in maniera impeccabile. Ecco appunto proprio le borse, in particolare la Prism Keepall. Ricordo che un fascio di luce battente su Palais Royal quel giorno ha illuminato proprio quella borsa evidenziando, ancora una volta, la visione pionieristica di Abloh: la combinazione della colorazione iridescente con il monogram di LV, una metafora della vivacità giovanile che incontra l'eleganza di Louis Vuitton. Reinterpretare borse iconiche - quelle marroni con il monogram marrancio chiaro per intenderci - non è da tutti e chi se non Virgil poteva oltrepassare quelle barriere? Uscire fuori dagli schemi che più volte abbiamo sottolineato essere il tratto distintivo di Abloh si è manifestato nella cura per gli accessori di quella collezione e quella bag è forse il simbolo della sua rivoluzione. Perché, come diceva Coco Chanel, “la moda passa, lo stile resta”. E cosa, se non un accessorio, contraddistingue e segna lo stile di una persona? 

(Carmelo Tedino)

Louis Vuitton SS19 Leather Cut Away Vest/Harness

Virgil Abloh
Timothee Chalamet
Chadwick Boseman
Michael B. Jordan
Orlando Bloom

Può continuare a chiamarsi “gilet” senza essere quello che tutti si immaginano. Così come Virgil ha sempre fatto, spostando le comuni convinzioni che per fare un gilet ne serva per forza uno intero. Allo stesso modo, dal mondo del sub, ha saputo ricreare l’item iconico della sua prima collezione di debutto nella maison francese.  

(Elisa Ambrosetti)

Louis Vuitton SS21 “DouDou” Teddy Bear 

Louis Vuitton "Doudou" teddy bear non è stato solo un pupazzo iconico della sfilata menswear SS 21, con il classico motivo monogram e la palette di colori che richiama subito all’immaginario il logo di LV, né un’innocente citazione della collezione SS05, ma la risposta alle controverse accuse di plagio mosse dal designer belga Walter Van Beirendonck a Virgil Abloh. Un simbolo che si fa portavoce di più significati che si arricchiscono e si confondono fra loro e che restano in parte un mistero. Abloh su Instagram precisava come l’orsetto fosse stato disegnato dall’allora menswear designer del brand, Keith Warren, ispiratosi al romanzo-cult a tema LGBT Ritorno a Brideshead (in cui un orso di peluche è uno degli elementi centrali della trama), mentre in un saggio di sette pagine sulle sue origini africane, raccontava di quando, in un negozio di giocattoli parigino, si era intravisto riflesso in uno specchio con le tasche piene di pupazzi di ogni forma e colore per i suoi figli e si era ricordato, istintivamente, delle maschere scolpite e bambole tradizionali del Ghana.

(Maria Stanchieri)

Off-White AW16 “Industrial Belt” 

Off-White FW16
Off-White FW16
Off-White FW16
Off-White FW16
Off-White Pre-Fall 2016
Off-White Pre-Fall 2016

Ispirata al nastro giallo delle aree di costruzione, la “Industrial Belt” di Off-White è un item che ha rappresentato il successo work-in-progress del brand negli anni, dall’essere un item di rottura a diventare un acquisto entry-level per i fan della figura di Virgil. La prima versione appare nella A/W 16 durante la Paris Fashion Week, e l’inverno dopo cinge già le vite dei fashion afecionados come simbolo di appartenenza alla rivoluzione dello streetstyle che nasce dalla strada nel mondo della moda di lusso. Il virgolettato “CAUTION” si estende per tutta la lunghezza del nastro di nylon giallo o nero, in seguito proposto anche nelle colorways rosa, rosso e off-white, che diventa un accessorio iper-versatile e desideratissimo. Nel 2019 con il nuovo design arriva anche la versione 2.0, con una cinghia metallica dalla forte eco workwear. 

(Irene Coltrinari)