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Cosa ci fanno Skepta e Roberto Bolle nello stesso lookbook di Bottega Veneta?

È difficile capire cosa le guest star nella presentazione abbiano da dire sull’identità del brand

Cosa ci fanno Skepta e Roberto Bolle nello stesso lookbook di Bottega Veneta? È difficile capire cosa le guest star nella presentazione abbiano da dire sull’identità del brand

Ieri Bottega Veneta ha presentato la collezione Wardrobe 02 presentata con un lookbook che rappresenta al massimo livello il DNA e il gusto del brand, cool, desiderabile e capace di portare avanti l'estetica che Daniel Lee aveva introdotto con la sua Celiné-inizzazione del brand. La nuova collezione arriva in un momento particolare per Bottega Veneta, che nel corso dell'ultimo anno ha abbandonato i social network, lanciato una rivista digitale a metà fra l'arte e la pubblicità ed era sprofondato per qualche giorno nella sua prima controversia quando aveva organizzato un party durante il lockdown a Berlino che aveva fatto arrabbiare tutti con la sua aura indigesta di elitismo e privilegio. 

È sicuramente interessante notare l'altissimo tasso di eterogeneità nel casting del nuovo lookbook: da un lato volti noti dello star system italiano come Valeria Golino e Roberto Bolle (di cui Lee è il fidanzato), dall'altro i protagonisti della scena musicale britannica come Tricky, la sassofonista Nubya Garcia, Kenzie May, Skepta, Little Simz e Slowthai. Insieme a loro figure del mondo dell'arte come Sue Webster, il poeta e regista Caleb Femi, la cantante non-binary Arca, la fotografa e stylist Venetia Scott, la roller skater di Berlino diventata virale lo scorso anno Oumi Janta, la ballerina Ellen van Schuylenburch ma anche l'americana Melina Matsoukas, regista di Queen & Slim ma anche di vari video di Beyoncé di qualche anno fa, e la vecchia fashion tutor di Lee al Central Saint Martins, Sarah Gresty. Ma cosa dice questa selezione di guest star sull'identità di Bottega Veneta?


Essere alternativi o fare gli alternativi?

Il fatto è che tutte queste figure, più o meno periferiche rispetto al mondo della moda, non hanno quasi nessun tratto comune discernibile: a parte la folta schiera di artisti provenienti dalla scena musicale inglese, che comunque non sembra essere in dialogo con la collezione, nessuna di queste personalità, tranne forse Bolle e Skepta, è lì per portare il proprio star power. Un brand come Gucci, ad esempio, sceglie i propri volti fra star di musica e cinema, con una certa attenzione a figure eminenti del mondo LGBTQIA+ e attivisti socialmente impegnati – il che si sposa con la doppia vocazione glamourous but socially responsibile del brand. Vedendo invece questo pout-pourri di volti noti e VIP periferici non si capisce bene quale immagine sia quella che il brand vuole evocare. Ora, è più che lecito che un brand come Bottega Veneta preferisca pescare i propri volti ufficiali da questa o quella scena culturale, specialmente se si tratta del mondo dell'arte o di scene musicali specifiche – ma non si capisce bene se con il suo casting Daniel Lee abbia abbia voluto essere alternativo o semplicemente fare l'alternativo.


Solo amici

Al netto dell'effetto sorpresa positivo generato dall'unione di tante personalità diverse in un unico lookbook, il rischio di creare un insieme confusionario è sempre dietro l'angolo e Wardrobe 02 ha condotto un'operazione abbastanza borderline a riguardo – simile per certi versi alla mega-attivazione fatta da Givenchy all'epoca del cambio della guardia di Matthew Williams. Ma se nel caso di Williams il tentativo riguardava la creazione un po' artificiosa dell'hype tramite celebrità mainstream, nel caso di Bottega Veneta di hype non si può proprio parlare. Parrebbe piuttosto un fatto legato a un certo status culturale, pensato per associare il brand al mondo dei circoli artistici e di una non meglio definita cultura alternativa

Ma nemmeno quest'ipotesi funziona – in quanto non c'è una vera e propria scena culturale o produzione artistica che viene celebrata ma solo una serie di talenti in equilibrio fra il variegato e disparato. La soluzione più probabile, allora, può forse essere la più semplice: i protagonisti della campagna erano meno i friends & family di Bottega Veneta e più i friends & family di Daniel Lee. Il che non è per niente un male – tranne che non si comprende bene cosa questo casting abbia da dire sull'identità o la filosofia di Bottega Veneta come brand. Specialmente per una collezione tanto riuscita in cui gli abiti parlano perfettamente da soli