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Non avete mai sentito nominare Castelli Cycling?

La storia completa del brand italiano dietro l'ultima collaborazione di Supreme

Non avete mai sentito nominare Castelli Cycling? La storia completa del brand italiano dietro l'ultima collaborazione di Supreme

È stato finalmente rilasciato il lookbook SS19 di Supreme, brand fondato da James Jebbia nel 1994 a New York City. Dando un primo sguardo vediamo già le prime collaborazioni, Oakland Raiders e Playboy. Ma qualcosa di diverso da solito ha attirato la nostra attenzione. 

New Spring/Summer 2019 collection coming soon.

Un post condiviso da Supreme (@supremenewyork) in data:

Già il teaser ci aveva particolarmente colpiti perché nell'unica immagina resa pubblica e postata su Instagram da Supreme c'era un particolare che ha attirato l'attenzione di tutti: la shirt indossata è una classica maglia da ciclismo. Da qui la domanda: come mai Supreme ha scelto un brand di ciclismo come prima collaborazione della SS19? 
La risposta è da cercare nel recente passato e nel futuro, mi spiego: la stagione primavera/estate 2018 ha visto il trend ciclismo prendere di nuovo piede, i classici pantaloncini da ciclismo hanno fatto il loro ingresso nel mondo della moda femminile finendo sulle passerelle di Off-White e Saint Laurent ad esempio, così come i classici occhiali da ciclista (wrap around) enormi e coloratissimi, sono tornati ad essere un must have. Già nella SS18 Supreme aveva lanciato una collabo sui generis con il brand americano Fox Racing, che produce abbigliamento sportivo principalmente da motocross che è andata ovviamente sold out e per questa SS19 ripropone la scelta azzardata ma stavolta con un uno dei brand storici che realizza abbigliamento da ciclismo e che mai , l'italiana Castelli Cycling. L'idea è quella di rilanciare un trend che in realtà non si è mai spento e che ha sempre avuto uno zoccolo duro di appassionati, l'heritage legato alle maglie storiche del ciclismo italiano. Il feticismo nei confronti delle maglie da ciclismo, soprattutto vintage è fortissimo basta recarsi ad un qualisiasi mercatino o negozio vintage per capirlo. Ovviamente gioca un ruolo fondamentale la questione del Made in Italy che da sempre richiama un immaginario di qualità e bellezza incomparabile e che giocherà a favore della collabo. Supreme farà da ponte, dalla nicchia degli appasionati alla massa, staremo a vedere come andrà anche se noi scommettiamo che anche questa andrà sold out. Per capirci qualcosa in più abbiamo voluto raccontarvi la storia del brand italiano che da più di 100 anni veste i più famosi ciclisti del mondo e le squadre più importanti, questa è la storia di Castelli Cycling:

 

1876 - La bottega di Gianni Vittore

Per raccontare la storia di Castelli Cycling dobbiamo tornare indietro fino al 1876, quando un sarto di nome Gianni Vittore, aprì una piccola bottega a Milano. Gianni confezionava a mano gli abiti per gli uomini d'affari della Milano dell'epoca, per il corpo di ballo milanese, per l'AC Milan e per la Juventus. Il primo legame con il ciclismo arrivò grazie ad Alfredo Binda, "il signore della montagna", 5 volte vincitore del Giro d'Italia tra il 1922 e il 1936, tre volte campione del mondo su strada e cliente affezionato della bottega di Gianni. 

 

1935 - La svolta: l'arrivo di Armando Castelli 

La vera e propria svolta arrivo nel 1935, quando un giovane di nome Armando Castelli si unì alla squadra di Gianni. Castelli era una ragazzo estremamente brillante, pieno di idee, ambizioso e determinato al punto da rilevare la società per la quale lavorava nel 1939. La grande capacità di Castelli fu anche quella di riuscire a mantenere la clientela elitaria che negli anni Gianni era riuscito a crearsi e che negli anni '40 incluse anche due veri e propri eroi del ciclismo di tutti i tempi: Gino Bartali e Fausto Coppi. Coppi, 5 volte trionfatore al Giro d'Italia e 2 volte vincitore al Tour de France, scelse Castelli come suo sarto personale con un guardaroba sempre nuovo ogni giornio. 

 

1948/1953 - L'espansione tra i professionisti

Se per 40 anni, Gianni Vittore aveva realizzato soltanto pochi capi personalizzati per alcuni ciclisti, Castelli espanse la produzione rifornendo interi team di ciclisti professionisti. Mossa astuta sia da un punto di vista economico che di marketing. Negli anni seguenti i più grandi nomi del ciclismo dell'epoca come Louison Bobet Jacques Anquetil indossarono capi Castelli che però allora non erano marchiati con il nome dell'azienda. Si racconta che Anquetil fu il primo a indossare una maglia in seta prodotta da Armando. Il 1948 fu un anno importante, nacque Maurizio, figlio di Armando che sin dalla tenera età si innamorò subito del mondo del ciclismo e della creazione e produzione dell'abbigliamento sportivo. Maurizio era un ciclista junores molto promettente ma dovette abbandonare l'attività agonistica a causa di un brutto infortunio all'anca e quando non si allenava osservava con molto attenzione il lavoro di suo padre carpendone i segreti e sviluppando un'attenzione particolare per l'eccellenza e la cura dei dettagli. 

 

 

1974 - La nascita di Castelli per come la conosciamo oggi

Si sa, spesso tradizione e innovazione non vanno molto d'accordo. Infatti all'inizio degli anni '70 i rapporti tra Maurizio e il padre Armando non erano proprio idilliaci: i metodi tradizionali del padre si scontravano in modo molto duro con la grandissima creatività del figlio abbinata ad una costante idea di progresso, innovazione e ricerca. E nel 1974 Armando scelse di abbandonare il padre e mettersi in proprio dando vita alla sua azienda che chiamò Castelli, introducendo il logo che caratterizza l'azienda tuttora: lo scorpione

 

1977 - Innovazione e costante ricerca

Le idee innovative di Maurizio e la costante ricerca portarono Castelli ad introdurre un nuovo e rivoluzionario materiale per la fabbricazione dei pantaloncini usati nelle corse ma all'epoca utilizzato principalmente dagli sciatori: la Lycra®
L'idea si rivelò assolutamente vincente. I ciclisti facevano la fila allo stabilimento di Milano per accaparrarsi quei pantaloncini rivoluzionari che vennero anche venduti al pubblico ottendendo un successo senza precendenti. Sull'onda dei pantalonicini in Lycra®, Maurizio continuò a concentrarsi per oltre 30 anni sullo sviluppo e sull'innovazione di quello che verrà definito l'abbigliamento moderno da ciclismo. Eddy Merckx, soprannominato "il cannibale", indossava una versione ridefinita del body Castelli quando realizzò il record dell'ora. 

 

1981/1989 - Arriva il colore, l'antivento e l'abbigliamento termico

Maurizio Castelli fu un vero e proprio pioniere dell'abbigliamento da ciclismo e nel 1981 introdusse la tintura a  sublimazione così da poter avere colori, loghi e grafiche su un tessuto tecnico, cambiando per sempre la storia del ciclismo e degli sponsor che investivano sempre più soldi in questo sport. Al giro di quell'anno, i corridori Castelli si presentarono con dei pantaloncini color turchese ma dato che l'unico colore permesso dall'organizzazione era il nero, i ciclisti dovettero togliersi con i media che seguirono divertiti l'accaduto ma allo stesso tempo fu una enorme cassa di risonanza per Castelli e la visibilità del brand divenne enorme. Nel 1983 Castelli fu la prima azienda ad utilizzare la tecnologia a sublimazione anche per le maglie così da poter stampare grafiche, sponsor, etc. direttamente sul tessuto. Bernard Hinault fu il primo ad indossare una una maglia antivento Castelli quando trionfò nella classica "Freccia Vallone" del 1983 mentre nel 1984 Francesco Moser fu il primo ad indossare abbigliamento termico durante la Parigi-Roubaix.

 

 

1995 - La scomparsa di Maurizio 

All'età di 47 anni, Maurizio Castelli si spegne per un attacco cardiaco mentre percorreva la salita "Cipressa", tratto storico di una delle corse più famose d'Italia, la Milano-Sanremo.  

 

1996 - Il ciclismo femminile e Paola Pezzo

La filosofia pionieristica di Maurizio però continuò a permeare l'azienda che nel 1996, in occasione delle olimpiadi di Atlanta, vestì l'oro olimpico della mountain bike, Paola Pezzo che indossò il primo body completamente aerodinamico della storia del ciclismo e nello stesso anno Castelli lanciò la prima collezione da ciclismo da donna.

 

 

1999 - Il ritorno al ciclismo professionistico 

Castelli fa il suo ritorno nel ciclismo professionistico nel 1999, vestendo la squadra pro della ONCE che vedeva tra le sue fila ciclisti del calibro di Laurent Jalabert e Carlos Sastre. 

 

2007 in avanti - Rivoluzione dell'abbigliamento da gara

Dal 2007 ai giorni nostri, Castelli mette in campo una serie di innovazione tecnologiche che daranno l'ennesimo slancio all'azienda. Arriva la Aero Race Jersey, la maglia da ciclismo più leggera mai prodotta nel ciclismo professionistico; nel 2009 reinventa il pantaloncino da gara realizzandolo con un solo pezzo di tessuto con più componenti integrati e senza cuciture; nel 2010 Castelli diventa il primo brand a portare la nano tecnologia nel ciclismo con NanoFlex, tessuto idrorepellente che respinge l'acqua senza limitare la traspirabilità; nel 2012 Ryder Hesjedal vince il Giro d'Italia indossando il body da crono più evoluto al mondo: il Body Paint 3.0 speed suit e nel 2017, Castelli diventa sponsor ufficiale del Team Sky. 

Grazie a questa collabo, abbiamo avuto la possibilità di raccontare una delle storie più longeve delle sport italiano, quella di una piccola bottega milanese divenuta una delle aziende più importanti del mondo dell'abbigliamento sportivo e che adesso è pronta a fare il grande salto nel mondo streetwear.