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Give me five: the best 5 moments of London Men's Fashion Week SS18

London Men's Fashion Week SS18

Give me five: the best 5 moments of London Men's Fashion Week SS18 London Men's Fashion Week SS18

Ogni fashion week riflette l’atmosfera, il mood, l’aria che si respira nella città in cui si svolge. La prima dedicata alla moda uomo incanala in sé Londra, la città cosmopolita, quella ferita dai recenti attentati, quella dove è nato il punk, quella multiculturale che è appena uscita dall’Unione Europea, quella dove fioriscono i maggiori trend, le mode più interessanti, quella in cui culture diverse e spesso dissonanti convivono ed ispirano artisti di ogni genere. La moda chiama e Londra risponde donando un pezzo di se stessa, il bello ed il brutto, ma sempre con stile. Ecco i designers che la hanno interpretata al meglio nelle ultima settimana.

#1 Xander Zhou

Mermaid Puddle Dock. Xander Zhou presenta la sua collezione maschile per la prossima primavera-estate, una proposta rielaborata in chiave futuristica dell’abbigliamento da lavoro. Nelle sue mani capi concepiti per vestire l’ordinario, una certa atmosfera di noia e pacatezza, si trasformano in accenni di domani, nel guardaroba ideale di creature sovrannaturali, extraterrestri. Il classico binomio camicia e cravatta dell’uniforme da ufficio si evolve: le camicie acquistano tagli astratti che evidenziano la carne nuda, pantaloni in denim o in cotoni pesanti imbottiti, sezioni di gomma nera fissate su trench e giacche, guanti sintetici, intimo indossato sopra gli abiti, cinture piene di tasche, capi stratificati da indossare uno sopra l’altro. Il designer cinese prende le uniformi della nostra quotidianità e regala loro un tocco sci-fi, robotico, ma senza drammaticità eccessiva. Basta un accenno di batik, un po’ di colore, un tessuto stropicciato per restituire umanità all’intera collezione.

 

#2 Martine Rose

Il nome di Martine Rose è uno dei più hot delle ultime stagioni. In pochi anni ha portato la sua label omonima al successo e si è aggiudicata un “piccolo” lavoretto come consulente per Demna Gvasalia da Balenciaga. Per la sua seconda volta alla London fashion week la designer ha scelto come location un centro di arrampicata a Tottenham. Un set nel profondo Nord di Londra per una collezione che, a dispetto delle precedenti, non affonda le radici nella controcultura della capitale inglese. L’ispirazione arriva da Toronto, dalla scena underground anni ’80 e ’90, dalla musica elettronica e dall’amore della città per la vita all’aria aperta, immortalato dal fotografo canadese Trevor Hughes. Davanti ad una piccola folla di addetti ai lavori e appassionati di moda Rose mostra la sua versione del perfetto abbigliamento per ciclisti, golfisti, runner e appassionati di bicicletta. Abbigliamento sportivo e sartoria si mescolano, come lycra e pile, giubbotti doposci funky e logo t-shirt, doppie cinture e marsupi, pantaloncini da ciclista e parka oversized. Martine Rose gioca con l’athleisure e fa centro, misurata, portabile, vitaminica.

#3 Matthew Miller

La Chiesa londinese di St. Sepulchre si riempie di figure esili e oscure. Sono i “degenerati” di Matthew Miller che con rossetto nero sbafato e capelli unti indossano i capi della sua collezione SS18. È un inno al nero, all’oscurità, frammentato da accenni di rosso e bianco, che, come una lunga ombra avvolge ogni cosa: le giacche tuxedo, le canotte, i pantaloni aderenti, i capi outwear pieni di tasche giganti (probabilmente il vero trend della futura stagione estiva), trench, cinghie stile bio-hazard, tulle e tessuti jacquard. Quale idea si nasconde dietro ad una serie di abiti così dark, anarchici, che hanno il sapore di un misurato work in progress? Il designer inglese confessa di aver voluto esplorare: "il processo di degenerazione, la condizione o lo stato di essere degenerato. Un tema difficile per una collezione che affascina senza sforzo. Qualcuna la ha definita un’eleganza brutale". Noi concordiamo e voi?

#4 Cottweiler

La Marathon des Sables è una delle più affascinanti ed impegnative corse del mondo, tanto da venire definita “La passeggiata tormentata nel mondo”. Sei giorni per attraversare 156 miglia nel sud Marocchino tra le dune del deserto del Sahara. È un’attività che spinge il corpo umano al limite assoluto, nella quale i partecipanti devono correre portando sulle spalle le proprie razioni di cibo ed acqua, in assoluta autonomia. La praticità e la funzionalità sono fondamentali. Ben Cottrell e Matthew Dainty, designer di Cottweiler, si sono appassionati a questa famosa corsa a tal punto da dedicarle un’intera collezione e da trasferirsi nella città californiana di Desert Hot Springs per progettarla al meglio. Il risultato è una serie di look che prende l’abbigliamento sportivo e lo fa scontrare con quello tipico delle tribù berbere. Senza dimenticare lo streetstyle contemporaneo. Così ecco scorrere in passerella cappellini, cappucci ispirati alle tonalità di sabbia e lava, pantaloni della tuta, shorts sportivi e top in tessuto tecnico. È una collezione ben fatta, funzionalità e interessante, accessoriata con le scarpe frutto della nuova collaborazione con Reebok, un ibrido tra moonboot e yoga style con cinghie decorative e silhouette XL.

#5 Kiko Kostadinov


Sinistra e clinica. Chirurgica e spettrale. La collezione presentata da Kiko Kostadinov durante l’ultima fashion week londinese è in bilico tra precisione e sobrietà ed inquietudine mista ad un recondito senso di paura. Il designer, anche direttore creati o dell’etichetta britannica Mackintosh, esplora le trasgressioni criminali e, facendolo, mostra il lato oscuro dell’umanità o, almeno, della moda. In che modo? Sottraendo, abbracciando una certa sterilità fatta di blazer sartoriali con bottoni in argento, cappotti che evocavano le uniformi dentistiche old school, pantaloni sottili, shorts dal taglio preciso, maniche extra portate intorno alla vita e calze di nylon a coprire il viso. Un po’ primo Raf Simons, un po’ incubo che si nasconde dietro l’angolo.