
Dovremmo giudicare i politici in base alla loro capigliatura? A farci caso, l'acconciatura contribuisce a riflettere la visione del mondo di una persona
L’acconciatura è uno dei diversi modi con cui gli individui esprimono e veicolano la propria identità, arrivando in alcuni casi a riflettere addirittura un immaginario ben preciso – come per la cresta nel movimento punk, si potrebbe dire. In riferimento alla capacità di alcune persone di mantenere nel tempo un’acconciatura coerente con la propria personalità, lo scrittore britannico Simon Doonan di recente ha coniato l’espressione «hair certainty». Come scrive il Guardian, questa caratteristica è inoltre particolarmente importante per la politica: la capigliatura costituisce un elemento fondamentale per chi rappresenta le istituzioni, e influisce in maniera determinante sulla percezione che se ne ha a livello pubblico. Ad esempio, osservando Trump, è impossibile non notare la sua inconfondibile pettinatura, tanto che nel tempo e soprattutto agli inizi della sua carriera politica aveva suscitato moltissima curiosità.
A dimostrazione di quanto fosse acceso il dibattito sui capelli di Trump, qualche anno fa il magazine statunitense Quartz aveva cercato di “spiegarli”. Innanzitutto, è necessario precisare che i capelli di Trump sono veri. Non sarebbe un problema se fosse il contrario, ma nel corso degli anni, per zittire le voci sul ricorso a una possibile protesi, il presidente statunitense ha più volte scompigliato la sua stessa acconciatura in pubblico e, per eliminare ogni dubbio, ha persino permesso a qualcun altro di farlo al posto suo. Al contempo, quello di Trump non è un cosiddetto “riporto”, cioè un modo di acconciare i capelli utilizzato spesso per mascherare una forma di calvizia. Anche in questo caso, non ci sarebbe nulla di male se lo fosse, ma come riporta Quartz la spiegazione è ancora più semplice: Trump ha diversi “ciuffi ribelli”, cioè un gruppo di capelli che cresce in una direzione diversa rispetto a quelli che lo circondano. E uno dei modi per cercare di controllare un insieme di ciuffi ribelle è farli crescere a tal punto da riuscire a piegarli e indirizzarli – esattamente come fa da anni Trump.
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Quartz sostiene che Trump tenga più o meno da sempre i capelli relativamente lunghi proprio per poter gestire meglio la sua capigliatura caratterizzata da diversi ciuffi ribelli – se li tagliasse non riuscirebbe più a controllarli e il risultato potrebbe essere addirittura peggiore. Tuttavia, oggi, come fa notare il Guardian, questa pettinatura è ormai parte integrante del suo personaggio. Secondo il giornale britannico, il particolarissimo ciuffo di Trump riflette perfettamente il suo stile teatrale e sensazionalistico, così come la sua tendenza a stare al centro dell’attenzione. In questo senso, il contrasto con politici più sobri risulterebbe piuttosto evidente. Ad esempio, il primo ministro britannico Keir Starmer presenta un’acconciatura ordinata e rigorosa, capace praticamente da sola di trasmettere un senso di disciplina e serietà: due caratteristiche che contraddistinguono sia la personalità che la linea politica di Starmer.
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Come aggiunge il Guardian, i capelli contribuiscono da tempo a dare forma al linguaggio non verbale del corpo dei individui, evidenziando lo status, la cultura o l’appartenenza sociale delle singole persone, tra le altre cose. Non sarebbe quindi un caso, sostiene il giornale britannico, che molti esponenti del movimento conservatore statunitense dedichino così tante attenzioni all’aspetto fisico, e in particolare all’acconciatura. Ad esempio, Pete Hegseth, segretario della difesa degli Stati Uniti, sfoggia sempre un taglio impeccabile, quasi “militaresco”, quando ha proprio servito per diversi anni nell’esercito del suo Paese. Ma anche in Europa per certi versi si può ipotizzare un ragionamento simile: Boris Johnson, ad esempio, ha fatto dei suoi capelli arruffati un sinonimo di autenticità in linea con le sue politiche populiste. I capelli lisci e biondi di Giorgia Meloni, invece, a ben vedere forse contribuiscono a rafforzare la sua immagine un po’ austera, mentre il caschetto di Elly Schlein richiama evidentemente un’immaginario più “aperto”, militante e informale da leader dell’opposizione, per l’appunto. Si tratta di una semplificazione, certo, ma forse nella cosiddetta «hair certainty» un fondo di verità c’è: le singole acconciature in un certo senso mostrano sebbene fra le righe e indirettamente come un certo politico vede il mondo.













































