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In drift da Milano a Tokyo tra tamarri e Bōsōzoku

Intervista doppia a Toni Brugnoli e Federico Radaelli per il progetto F.R.T.B.

In drift da Milano a Tokyo tra tamarri e Bōsōzoku  Intervista doppia a Toni Brugnoli e Federico Radaelli  per il progetto F.R.T.B.
Federico Radaelli
Toni Brugnoli
Toni Brugnoli
Toni Brugnoli
Toni Brugnoli
Toni Brugnoli
Toni Brugnoli
Toni Brugnoli
Toni Brugnoli
Toni Brugnoli
Toni Brugnoli
Federico Radaelli
Federico Radaelli
Federico Radaelli
Federico Radaelli
Federico Radaelli
Federico Radaelli
Federico Radaelli
Federico Radaelli
Federico Radaelli
Federico Radaelli
Federico Radaelli
Federico Radaelli

Quella dei motori non è solo una passione, ma uno stile di vita. Nel corso della storia recente ci sono state numerosissime subculture strutturatesi intorno al mondo dei motori, specialmente intorno a quello delle due ruote: il simbolo dei Mod inglesi era la Lambretta, quello dei bikers la Harley-Davidson, quello dei paninari di Milano la Zündapp. Più recente e variegata, oltre che meno riconosciuta, è un’altra subcultura: quella del tuning. Si tratta di una subcultura che ruota intorno al concetto della customizzazione, della conoscenza tecnica e, naturalmente, della velocità – i suoi appartenenti coltivano la passione e il collezionismo dei motori portandolo al livello successivo e facendosi artigiani e meccanici per trasformare il proprio veicolo in un’estensione di se stessi. In tutto il mondo, questa subcultura possiede una diffusione capillare e a volte inconsapevole, si sviluppa intorno alle officine (spesso portando alla nascita di officine specializzate) e mantiene, in maniera per altro abbastanza sorprendente, una coerenza estetica molto precisa che si apre poi ovviamente a numerose variazioni locali. 

Toni Brugnoli e Federico Radaelli sono due fotografi che hanno pensato di documentarla per il loro photobook F.R.T.B., che racconta le storie parallele della cultura del tuning a Milano e dell’estetica motociclistica Bōsōzoku in Giappone. La redazione di nss magazine li ha incontrati per farsi raccontare la genesi e la natura del loro progetto.

 

Come vi siete conosciuti e com'è nato questo progetto?

Federico: Tony l'ho conosciuto l'estate scorsa, mi serviva un ricambio per lo scooter che stavo elaborando al mare (entrambi siamo malati per gli Honda Dio) e cercavo questo pezzo online su un forum, lui gentilmente si è offerto di regalarmelo e da lì ci siamo conosciuti. Abbiamo scoperto di essere entrambi fotografi, di avere le stesse passioni, interessi, lo stesso kit fotografico e di scattare in maniera molto simile. Se decontestualizziamo le foto è molto difficile dire se una foto l'ha scattata lui o l'ho scattata io, questo è molto divertente e interessante. Ci siamo incontrati una volta sola ma ci sentiamo spesso ed è come se fossimo amici di vecchia data, questo perché abbiamo frequentato gli stessi ambienti da ragazzi.

Toni: Dopo qualche messaggio ci siamo accorti di avere un sacco di cose in comune, la fotografia, i motori, l’estetica… ma la cosa che mi ha sorpreso è stato rivedere in Federico la mia stessa attitudine nell’affrontare il processo fotografico. 

Federico Radaelli
Federico Radaelli
Federico Radaelli
Federico Radaelli
Federico Radaelli
Federico Radaelli

Il tuning è una delle ultime subculture: come vi siete appassionati voi? 

Tony: Il tuning è sempre stata una mia piccola ossessione. Ricordo tutto il tempo passato nel mio box a Lissone quando ero ragazzino. Il mio primo scooter non aveva nulla di originale, e infatti si vedeva! Era tanto se riuscivo ad accenderlo, chissà che casini avevo combinato lì sotto.

Federico: Vedo il tuning come un'espressione dura e cruda della persona, non c’è timidezza, non ci sono regole, c’è voglia di essere unici e di stupire. 

Chi sono i ragazzi che si pimpano il booster o la macchina oggi?

Tony: Penso che non si possa fare una vera e propria categoria oggi. Quando ero ragazzo chi pimpava il proprio mezzo era considerato un tabbozzo, io ero felicissimo di questa cosa. Insomma della genuinità di questa realtà. In questi ultimi anni questa cultura è stata usata un po’ come tutte le realtà underground per creare dei trend. Tutto questo però ha un lato molto positivo, un pubblico molto più eterogeneo si è appassionato a questa estetica, che ha avuto modo così di fondersi con diverse realtà e visioni.

Federico: Sono quelli seri! E sono sempre pochi, adesso 1000 euro si spendono su un telefonino ma difficilmente in una macchina o moto. Non dico che dobbiamo tornare all'epoca delle cabine telefoniche, però ci vuole un giusto bilanciamento tra vivere e vivere 2.0.

Toni Brugnoli
Toni Brugnoli
Toni Brugnoli
Toni Brugnoli
Toni Brugnoli

Quali sono le differenze e i punti in comune tra i bōsōzoku e i tamarri dell'hinterland di Milano?

Tony: Penso che il grande punto in comune di queste due realtà sia la voglia di infrangere delle regole, essere dei teppisti: è un sentimento genuino, quasi liberatorio, un sentimento ribelle. Il rombo degli scarichi, la velocità, il suono dei clacson, il colori caotici delle livree… è un modo di vivere e dare voce alle strade della città. Sarebbe sbagliato dire che i bōsōzoku sono i tamarri giapponesi e viceversa, perché parliamo di due culture diametralmente opposte, ma possiamo dire che entrambe hanno lo stesso spirito teppista che alimenta i loro motori. 

Federico: Direi pochissime, entrambi vivono per i loro mezzi e spendono ogni centesimo e tempo libero nella cura e nella customizzazione dei loro mezzi. Sono alcune delle poche sottoculture rimaste in vita, purtroppo adesso con i social media c'è una tendenza molto forte a omogeneizzare a livello quasi globale le persone, e sempre piu difficile trovare realtà uniche e peculiari di posti specifici, soprattutto nelle nuove generazioni. 

Toni Brugnoli
Toni Brugnoli
Toni Brugnoli
Toni Brugnoli
Toni Brugnoli

Meglio Milano o Tokyo? Parlateci un po’ delle due città. 

Toni: Purtroppo io viaggio pochissimo. Federico saprà sicuramente darti una risposta più esaustiva su questo. Posso però dirti che è difficile paragonare due città con delle culture così differenti. È come entrare in due universi paralleli con dei punti di contatto. Milano è una città stupenda. Io sono cresciuto nell’hinterland milanese, a Lissone. Ho sempre avuto il “mito” di Milano da ragazzino, ora che ci vivo ed eccetto l’area C non ci trovo limiti. 

Federico: Il Giappone e Tokyo sono dei luoghi unici, ci ho vissuto parte del 2019 e del 2020. È  stata un'esperienza fantastica, ho scoperto un nuovo mondo, dove tutto può stupirti. Educazione, civiltà e cordialità sono i cardini delle persone giapponesi. Sento una forte mancanza del Giappone e dei miei amici, non vedo l'ora che questa pandemia sarà over o ci sarà modo di poterci convivere riprendendo però in mano la nostra vita e le nostre abitudini.  

Federico Radaelli
Federico Radaelli
Federico Radaelli
Federico Radaelli
Federico Radaelli
Federico Radaelli
Federico Radaelli

Negli ultimi anni l’estetica analogica è diventata un trend: come si evolverà in futuro?

Toni: Posso dire che personalmente l’estetica analogica mi ha aiutato tanto in questi anni per rendere più interessante al pubblico il mio lavoro. Non lo nascondo, è un espediente molto semplice di questi tempi. Io personalmente inizio ad essere un po’ annoiato da questo linguaggio, ma non è così semplice cambiare il proprio approccio allo scatto. Poi, sinceramente, l’idea di dover selezionare le foto tra centinai scatti digitali mi manda già in ansia. 

Federico: Spero che sempre più persone continueranno a scattare in pellicola e a tenere questo mercato vivo, spero vivamente che Kodak e le maggiori marche smettano questo continuo rialzo dei costi dei rullini. Trovo i prezzi di adesso inaccettabili e certamente non aiutano artisti o persone che coltivano questa passione con i loro risparmi. Questo è l'unico intoppo che vedo nell'evoluzione dell'estetica analogica, personalmente ho comprato una nuova macchina digitale con cui mi sto divertendo parecchio a esplorarne le potenzialità.