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Villa De Vecchi: la casa più infestato d’Italia

Verità o leggenda?

Villa De Vecchi: la casa più infestato d’Italia Verità o leggenda?

Amate le leggende e le storie di fantasmi? Avete divorato la prima stagione di Hill House, la nuova serie tv horror di Netflix? Bene, questo episodio di Sunday Escape fa per voi. Quindi fatevi coraggio e stringeteci la mano perché nss vi porta a Villa De Vecchi aka la dimora più infestata d’Italia.

In Valsassina, sulle montagne vicino al lago di Como, nel piccolo paese di Bindo (frazione di Cortenova in provincia di Lecco), circondata da un parco di 13 ettari, sorge un vecchio rudere ricoperto di rampicanti dal fascino oscuro. Le finestre slabbrate, le mura scrostate, il soffitto crollato e i cedimenti strutturali sono lo scheletro decadente di quella che, un tempo, era la sontuosa residenza del conte Felice De Vecchi, patriota e Capo della Guardia Nazionale fra i protagonisti delle Cinque giornate di Milano e del Risorgimento. L’edificio a pianta irregolare, progettato da Alessandro Sidoli, esponente della corrente architettonica dell’Eclettismo, e costruito tra il 1854 e il 1857, si diramava su 5 piani, dai sotterranei adibiti a cantine allo spazio riservato alla servitù, sormontato da osservatorio astronomico a forma di torre purtroppo mai completato.

Cupola, porticato ad archi acuti, scalinate, stucchi, decorazioni, intonaco a strisce orizzontali e  affreschi, non raccontavano solo scene di guerra o immagini montane, ma parlavano anche dell’amore per l’Oriente e dei tanti viaggi del padrone di casa, così come gli arredi, pezzi portati dal suo lungo peregrinare fra Persia, Turchia, India ed Egitto o fatti arrivare appositamente in nave da ogni zona del globo. La villa non racchiudeva al suo interno solo lusso ed estrosità, ma anche  soluzioni all’avanguardia come un sistema di riscaldamento a caldaia molto simile agli attuali caloriferi, un passavivande che portava cibi dalle cucine ai piani superiori con lo stesso meccanismo dei moderni ascensori e, all’esterno, una fontana che sparava acqua sfruttando il pendio della montagna. Tempo, incuria e vandalismo hanno cancellato questa meraviglia, trasformando questo tesoro della Valsassina nell’eco di un ricordo lontano, in un luogo abbandonato e diroccato, oggi abitato solo da fantasmi.

Già fantasmi perché il decadimento della Casa Rossa, così soprannominata perché parzialmente realizzata in arenaria rossa, ha portato con sé decine di misteri, alimentate dal continuo passaparola e da un articolo del 2012 di Buzzfeed.com che la inseriva tra i luoghi più infestati al mondo. Alcune leggende? Pare che un giorno De Vecchi, di ritorno da una passeggiata, abbia scoperto il corpo della moglie barbaramente assassinata e la figlia misteriosamente scomparsa, così, preso dalla disperazione, abbia vagato per intere settimane fra i boschi alla sua ricerca, tanto devastato dal dolore da suicidarsi.

Si racconta anche che durante le notti del solstizio d’estate o d’inverno dalla casa provenga un lamento di voce femminile e che, sempre con l’oscurità, un pianoforte (i cui resti sono presenti effettivamente nella sala) inizi a suonare. Tra i molteplici episodi di suicidi e strane manifestazioni soprannaturali, il più importante riguarda il famoso occultista britannico Aleister Crowley: intorno al 1920 avrebbe trascorso due notti all’interno dell’edificio insieme ad alcuni suoi adepti, organizzando messe sataniche e riti orgiastici, scappando però per la paura al termine del terzo giorno. Verità o leggende? Il figlio degli ultimi custodi di Villa De Vecchi, intervistato da diversi curiosi, ha più volte smentito tutti questi fatti ed altri scettici hanno fatto notare che, in realtà, il conte e la moglie morirono nel 1938 per cause naturali e, dopo un periodo durante la Seconda Guerra Mondiale in cui venne usato come dimora per gli sfollati, il prestigioso edificio si avvio verso una lenta rovina, un declino che negli anni 2000 anche il FAI (Fondo Ambiente Italiano) ha tentato di arrestare, ma il costo del restauro, circa 6 milioni di euro, ha impedito la realizzazione del piano di recupero. La domanda ora è: voi a cosa decidete di credere alla “Villa dei Fantasmi” o alla semplice perdita di un capolavoro del XIX secolo?