Vedi tutti

Cosa sono i Sunday Service di Kanye West?

Cioè le famose messe di Ye i cui video sono andati virali su Instagram

Cosa sono i Sunday Service di Kanye West? Cioè le famose messe di Ye i cui video sono andati virali su Instagram

Il 14 febbraio del 2016, Kanye West è ospite del Saturday Night Live, dove conclude la serata presentando al pubblico un suo nuovo brano, Ultralight Beam, che sarà poi contenuto nell’album The Life of Pablo. Il brano costruisce un forte parallelo con la vita dell’apostolo San Paolo, che viene folgorato dalla luce del Signore sulla via di Damasco. E’ abbastanza evidente come proprio quel brano sia il fulcro del lavoro fatto da Kanye nel disco, un lavoro religioso in senso ampio, con la messa in scena della tradizione musicale e culturale afroamericana che si scontrano con l’unicità del suo ego. Per l’esibizione Kanye porta in scena un vero e proprio coro gospel e, oltre i featuring del brano (Chance The Rapper, The-Dream e Kelly Price), Kirk Franklin, uno degli artisti gospel e pastori più celebri d’America. L’esibizione si chiude con il sermone di Franklin e Kanye West disteso a terra, a corollario di un piccolo show molto significativo, come descritto da Jamieson Cox su The Verge:

«Kanye ha creato un’immagine suggestiva, quella di un peccatore che, in punta di piedi, si avvicina alla redenzione con l’aiuto dei suoi amici».

 

Quella esibizione, come pure il mood generale del disco e di Father Stretch My Hand sono state replicate, circa tre anni dopo, dallo stesso Kanye West nel corso dei suoi Sunday Service. E’ il 6 gennaio infatti quando Kim Kardashian annuncia ai suoi fan su Twitter la nascita di una nuova tradizione di famiglia - molto gradita alla figlia North West : i “Sunday Service”, che vengono poi prontamente ripresi dalle sue Instagram stories. In breve: i Sunday Service sono delle jam musicali che Kanye esegue con un coro gospel e diversi strumenti, con lui al centro, a fare da direttore d’orchestra e, a volte, interprete principale. Non è ben chiaro quale sia la finalità di queste jam, che si portano appresso un ovvio retaggio religioso, a partire dalla scelta del giorno in cui vengono eseguite. Secondo Tony Williams, uno dei collaboratori di Kanye, i Sunday Service servono «ad essere in grado di comunicare un messaggio d’amore in maniera efficace», qualunque cosa significhi. Un’idea peraltro molto simile a quella con cui Franklin aveva cominciato a collaborare con West, dichiarando di «lavorare con un artista mainstream per un motivo più grande, per far risplendere la luce».

 

Dall’esterno, le Sunday Service assomigliano a un piccolo spaccato di vita afroamericana: una sorta di versione glamour e Hollywoodiana (oltre che con le Kardashian) del tradizionale senso comunitario delle domeniche ecclesiastiche nere, con lo stesso grado di partecipazione musicale ma con un genio al posto del tradizionale pastore. Non si sa troppo di come funzionino le Sunday Service: Variety è riuscita a entrare in contatto con qualche partecipante (ma tutti sono tenuti a firmare un accordo di riservatezza per partecipare) e ha saputo qualche piccolo insight, ad esempio pare esserci un brunch dedicato prima dell’inizio della session vera e propria e il trattamento riservato agli ospiti assomiglia molto a quello delle vere chiese. Inoltre, non c’è un posto preciso dove avvengono, ma la location cambia di domenica in domenica e sembrano già aver toccato: lo studio di Kanye a Calabasas, un qualche posto segreto a Burbank, da qualche parte attorno alle foreste di Los Angeles e addirittura al quartier generale adidas a Portland, in Oregon. Il tutto condito dalla presenza di alcune dei più luminosi membri dello star system losangelino e americano, come Diplo, David Letterman, Tyler the Creator oltre che la famiglia Kardashian/Jenner quasi al completo.

Potrebbe anche interessarti

Visualizza questo post su Instagram

Good vibes to face Monday! #Ye #nsstaste #nssmag #kanyewest

Un post condiviso da nss mag (@nssmagazine) in data:

Con un simbolismo non casuale, a Pasqua il Sunday Service arriverà al Coachella, dopo che, negli scorsi mesi, era stata annunciata la defezione di Kanye West a causa dell’incompatibilità del palco messogli a disposizione con lo show che Kanye aveva in testa. Non si sa se lo show sarebbe dovuto essere questo fin dal principio, o se il Coachella ha semplicemente deciso di assecondare le richieste di Kanye dopo l’enorme successo del format. Un format che, secondo i commenti che si leggono sui social - dove i video, spesso condivisi dalla stessa Kim Kardashian, sono diventati virali - ha dato ai fans l’impressione di aver ritrovato il vecchio Kanye. «Tanta musica. Piccole cose religiose. Un coro di 60 persone, una band di 20 pezzi. Canzoni gospel, suoi pezzi, classici. Ci sono stato lo scorso weekend ed è stato eccellente. Kanye è dotato di un enorme talento ed è molto dolce quando non soffre di malattia mentale», ha scritto il comico Neal Brennan - celebre per aver creato insieme a Dave Chappelle il Chappelle's Show - su Twitter.

 

Uno dei punti di forza dei Sunday Service è proprio questo, restituire al pubblico l’idea di un Kanye pre-2016, prima del crollo emotivo che ha dato il via alla circolo vizioso che l’ha portato a indossare il MAGA hat, a venire sfruttato dall’alt-right e avvicinarsi a Donald Trump. Ed è emblematico che dalla quella situazione Kanye sia venuto fuori, almeno pubblicamente, anche grazie al lavoro di intercessione mediatica di sua moglie Kim, la prima a condividere le Sunday Service, come atto di redenzione necessaria per la figura del marito. Un riferimento religioso che è stato una costante nella carriera di Kanye, che si è da sempre professato cristiano, ed ha più volte inglobato nella sua arte riferimento religiosi più o meno espliciti.

 

Da Jesus Walk, passando per la copertina del 2006 di Rolling Stone, che lo ritraeva con indosso una corona di spine e il titolo “The Passion of Kanye West” - un chiaro rimando all’iconica cover di Esquire con Ali - in un momento tra il celebrativo e il blasfemo che Kanye replicherà anche con l’uscita di Yeezus, il suo più discusso album, nato da una crasi tra il suo nickname e il nome, in inglese, del figlio di Dio. Un confine, quello tra sacro e profano che nel rap non è mai stato ben distinto. Nel suo paper “Hip Hop and Religion: Gangsta Rap’s Christian Rhetoric”, Robert Tinajero individua infatti tre caratteristiche principali dell’etica degli elementi religiosi nel rap: una solidarietà con Gesù come simbolo di sofferenza e marginalizzazione, la glorificazione della vita e della sofferenza di Gesù e la nozione del bene e del male che esistono simultaneamente all’interno delle persone e della società. Da un certo tipo di narrativa religiosa improntata sull’io Kanye si è poi distanziata, per riemergere nel 2016 con “The Life of Pablo”. Un periodo della sua vita in cui, a sua detta, ha incontrato Dio anche grazie a Chance The Rapper, che in Coloring Book aveva ufficialmente dato il via al revival del gospel nel rap mainstream. «Ho bisogno di parlare di come il fatto che Chance mi abbia chiesto di registrare a Chicago mi ha ri-connesso con le mie radici e con la mia fede in Gesù Cristo», ha scritto in uno dei suoi tweet-flussi di coscienza di fine 2018.

 

A quel punto nella sua vita era già successo di tutto, compreso il delirio creativo che l’ha portato alla composizione di Ye, Kids See Ghosts e DAYTONA (tra gli altri) tra le montagne del Wyoming. Lì dove avrebbe dovuto registrare anche Yandhi, quello che è stato annunciato come suo prossimo album e già attesissimo album. Tanto, che nelle ultime settimane, nei tanti forum a lui dedicati è cominciata a circolare una teoria: e se fossero proprio le Sunday Service a comporre Yandhi, e questo non fosse che un grande teaser?
E’ una teoria suggestiva, che vedrebbe Kanye investire di nuovo sulla religione come carta per tornare in pista dopo un momento di appannaggio. Il modus operandi delle Sunday Service d’altronde, non è poi molto lontano dal modo in cui Kanye West è solito lavorare in studio. In un'intervista col regista Jordan Peele, Chance The Rapper descrisse in questi termini il processo creativo di Kanye: «E’ molto bravo nel multitasking. Avevamo un intero studio in affitto e lui saltava di stanza in stanza su tracce diverse, scrivendo per un secondo o aggiungendo o sottraendo produzioni. Metteva poi qualche persona in una stanza, persone che pensava potessero avere delle buone idee, e vedeva cosa ne poteva tirar fuori». Kanye West al centro, ovviamente, pastore e predicatore unico, ma capace di utilizzare al meglio le doti delle persone con cui collabora. Come in un coro, forse il modo migliore per ritrovare l’ispirazione e avere indietro il vecchio Kanye, ammesso che esista ancora, da qualche parte.