FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

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In "Couture" l'alta moda non è mai stata così noiosa Tra i protagonisti del film di Alice Winocour ci sono Angelina Jolie e Louis Garrel

Couture è il film sui retroscena del mondo dell’alta moda prodotto da Angelina Jolie, anche protagonista. Non è l’unica. L’attrice interpreta una regista a cui è affidato il compito di realizzare un film a tema con la collezione da presentare, alla quale collaborano anche una neo-modella (Anyier Anei) arrivata dal Sud del Sudan alla sua prima esperienza e una truccatrice (Ella Rumpf) con aspirazioni da scrittrice. Di moda, però, non si vede nulla, o comunque molto poco. Della vita e dell’esperienza durante la Milano Fashion Week di queste personagge altrettanto. Anche i loro mondi emotivi rimangono chiusi su se stessi. Superficiali e limitati a ciò che viene mostrato agli spettatori, che assistono narcotizzati alle vicende del trio protagonista. 

Che Jolie abbia accettato di prendere parte al film scritto e diretto da Alice Winocour (Proxima, Paris Memories) è comprensibile. La storyline della sua Maxine Walker le è vertiginosamente vicina: anche l’interprete è una regista, sebbene di film non certo così indipendenti come la sua personaggia, e sono anni che parla apertamente del rischio di imbattersi in un cancro al seno. Argomento privato su cui però si è esposta quando ha dichiarato di essersi sottoposta ad una mastectomia bilaterale perché portatrice di una variante del gene BRCA-1 che aumenta dal 10 all’87% il rischio di incorrere nella malattia. Un male che le ha portato via precocemente sia la madre che la zia e per cui Angelina Jolie ha scelto la via della prevenzione, cercando di abbassare le possibilità di doverci combattere. Una scelta per cui è stata incomprensibilmente giudicata, ma accettando di far parte e investire in Couture sembra ribadire l’importanza di sapersi fermare e imparare a prendersi cura di se stessi.

Moda, introspezione e un'occasione mancata

@entertainmenttonight Angelina Jolie found filming 'Couture' to be especially cathartic, as she drew from her own family's cancer journeys. #angelinajolie #couture #tiff #torontointernationalfilmfestival original sound - Entertainment Tonight

Un messaggio positivo, ma al contempo passato all’interno di un contenitore e di un racconto dove i tempi sono dilatati e l’ispirazione sembra svanire molto presto. Un’opera che vuole togliere la frenesia di un evento come la fashion week, ma finendo per svuotare le profondità e le strutture narrative personali di ogni protagonista. Arrivando a mostrare, così, solo degli avvenimenti e niente altro. Mantenendo una certa distanza tra pubblico, schermo e personaggi, per una mancanza di scrittura che dilata inutilmente i tempi e una visione d’insieme flemmatica e indolente. Alle personagge capitano cose, vengono spinte in certe situazioni, hanno sogni che non è detto che riusciranno a raggiungere. Ma la struttura di Couture è talmente fragile e precaria che delle casualità e delle difficoltà intraprese da Maxine, Ada e Angèle non rimane nulla se non un vuoto siderale.

In questo momento sospeso che dovrebbe essere di svolta per le protagoniste, e lo è pur restando indifferente invece al pubblico, Couture è una parentesi dove all’ordinarietà dell’esistenza, pur impreziosita dall’alta moda, si aggiungono dialoghi scontati, ma soprattutto insipidi. Nulla luccica, tutto si annebbia, anche l’interesse dello spettatore. Angelina Jolie, Ella Rumpf e Anyier Anei si sbiadiscono andando a confondersi sullo sfondo, stinte come la fotografia di André Chemetoff e sfocate sia nella delineazione dei loro caratteri che nelle performance con cui si devono adattare. Di moda, di personalità, di cambi di vita si percepisce ben poco. Si può passare direttamente alla prossima sfilata.