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Spotify vuole usare l’AI in maniera “responsabile” Anche se gli artisti si sono opposti

Non si è ancora capito del tutto cosa significhi, ma nelle ultime ore Spotify ha annunciato ufficialmente l’introduzione di nuovi strumenti basati sull’intelligenza artificiale, sviluppati in collaborazione con le tre principali major al mondo (Sony Music, Universal Music Group e Warner Music). Secondo quanto dichiarato dalla piattaforma, l’obiettivo è quello di costruire un ecosistema “responsabile” nell’uso dell’AI nel settore musicale, capace di tutelare i diritti degli artisti e di garantire compensi equi per chi crea musica, mettendo «gli artisti e i cantautori al primo posto», come si legge nel comunicato.

Il problema principale è che il linguaggio usato dallo streamer numero uno al mondo è volutamente vago, ma si inserisce in uno dei principali dibattiti dell'industria. Come riporta la BBC, l’azienda ha riconosciuto che esistono «opinioni molto diverse sull’uso degli strumenti generativi» all’interno dell’industria musicale e che il nuovo sistema permetterà agli artisti di scegliere se partecipare o meno ai progetti che includono tecnologie di intelligenza artificiale

Gli artisti contro l’uso dell’AI nella musica

@johnhenrysoto Elton John Speaks Out on AI and the Music Industry Elton John didn’t hold back recently when talking about AI in music — calling it a criminal offense against young artists. He says AI is stealing opportunities from up-and-coming talent, taking their voices, styles, and even likenesses without permission — and often without compensation. And the worst part? Most young artists can’t afford lawyers to fight back. Elton’s calling for government regulation to step in and protect the future of music. He believes it’s time to draw a line — because creativity is human, and real artists deserve real support. If legends like Elton are this concerned, you know it’s serious. What do you think? Should the government step in to help protect artists from AI misuse? #EltonJohn #AIinMusic #ProtectArtists #MusicIndustry #johnhenrysotoshow original sound - John Henry Soto

È impossibile negare che negli ultimi mesi, A-lister come Dua Lipa, Elton John e Paul McCartney hanno apertamente criticato le big tech che sfruttano l’AI per ricreare voci o stili musicali senza permesso. Una posizione condivisa da gran parte dell’industria, che vede nel boom dei deepfake sonori una minaccia diretta alla creatività umana e al diritto d’autore. Già nel 2023, UMG aveva denunciato la pubblicazione sulle piattaforme di streaming di Heart on My Sleeve, un brano che usava deepfake delle voci di due dei suoi principali artisti, The Weeknd e Drake

Come sottolinea il Guardian, la questione del copyright è ormai diventata uno dei fronti più caldi nell’intera industria musicale, soprattutto se si considera che le tre major coinvolte nell’accordo con Spotify stanno infatti portando avanti cause legali contro startup come Udio e Suno, accusate di aver violato il diritto d’autore utilizzando materiale protetto per addestrare i propri modelli di generazione musicale.

La qualità di Spotify continua a peggiorare

La news dei nuovi AI tool forse non potrebbe arrivare ad un momento peggiore per Spotify, dopo che negli ultimi mesi centinaia di user sui social si sono lamentati di una mancata qualità da parte del servizio di streaming svedese. Non si parla solo di qualità audio, che nell’ultimo mese è migliorata grazie all’introduzione del Looseless, ma di un malcontento più profondo, che coinvolge l’esperienza d’uso complessiva della piattaforma. Negli ultimi mesi, sui social, si è moltiplicata la sensazione che Spotify «non sia più quello di una volta». Tra bug, rallentamenti e un algoritmo sempre meno personalizzato a causa dell’imponente uso dell’AI, gli utenti lamentano un peggioramento generale dell’app. «Sono io o Spotify è realmente peggiorato?» scrive un utente su X, mentre un altro racconta di aver riaperto l’app “dopo mesi” per scoprire che «la musica non parte nemmeno quando sullo schermo risulta in riproduzione».

A molti, la promessa del nuovo formato Lossless non basta. «Apple Music ha una qualità audio molto migliore, il lossless significa preservare la qualità originale della registrazione in studio, cosa che Spotify non fa», scrive un utente su X. Altri segnalano bug, playlist che si aggiornano da sole e una sensazione di caos crescente. In questo scenario disastroso, diversi utenti hanno iniziato a cancellare i propri abbonamenti, citando non solo la qualità audio ma anche le politiche aziendali del colosso svedese. «Cancellate gli abbonamenti, non importa se vi interessa il vostro Wrapped», si legge in un thread molto condiviso, che accusa Spotify di “spingere contenuti generati da AI” e di integrare chatbot come ChatGPT all’interno del sistema di raccomandazione. In molti parlano di una piattaforma che “gaslighta” i propri utenti, mostrando ricerche o ascolti che non corrispondono alla realtà. Forse siamo arrivati al termine del regno indiscusso di Spotify come principale piattaforma di streaming globale.