
La politica francese è fissata con TikTok A tal punto che gli stessi interventi dei politici in aula si stanno adeguando al suo linguaggio
Da tempo in Francia i discorsi di molti politici in parlamento vengono tagliati, sottotitolati, montati a dovere e infine pubblicati su TikTok, da loro stessi o dall’account del rispettivo partito. È una consuetudine, questa, diffusa anche in Italia, ma molto meno rispetto alla Francia: nel Paese è talmente popolare che di recente ne è nata una discussione a livello istituzionale. Le Monde, il principale quotidiano francese, ha raccolto una serie di testimonianze in cui varie personalità del parlamento francese si lamentano che il dibattito politico ormai sia finalizzato a fare engagement su TikTok, e non a stimolare confronti in aula.
In sostanza, la retorica, che sulla piattaforma cinese, e in generale sui vari social network, funziona molto bene e sarebbe diventata la linea dominante di molti interventi politici all'interno del parlamento francese. Il presidente del partito di estrema destra Rassemblement National, Jordan Bardella, è stato uno dei primi a puntare su TikTok per aumentare la sua popolarità, e i suoi consensi sono effettivamente cresciuti. Bardella, inoltre, si presenta più come un influencer: l’obiettivo è veicolare un’immagine più moderata del suo partito, nonostante sia di orientamento radicale, nel tentativo di allargare la base elettorale.
L'ossessione dei politici francesi per i social media
@jordanbardella Passion Rummo
son original - Jordan Bardella
Il cambio di registro nel linguaggio politico francese ha diverse cause. Innanzitutto i deputati e soprattutto gli esponenti dei partiti estremisti sono sempre più consapevoli dello strapotere dei social media e dell’approccio da mantenere sulle piattaforme digitali. In secondo luogo, con le elezioni del 2022 nel parlamento francese sono entrati non pochi giovani (il Rassemblement National, ad esempio, ha eletto 89 deputati), che rispetto alla generazione precedente sono molto più capaci di sfruttare i social network a proprio favore e in maniera strategica – non a caso, le scelte grafiche e di editing sono quasi sempre in linea con lo stile dominante su TikTok e Instagram.
Il fenomeno in Francia è talmente diffuso che ormai diversi politici nei loro discorsi si rivolgono direttamente al pubblico dei social network, e lo si nota chiaramente facendo caso a un dato: gli interventi sono inutilmente concitati, visto che i deputati presenti in aula sono pochi e quasi del tutto disinteressati.
Cosa sta succedendo in Francia?
@mathildepanot A69 : Les députés playmobils de la macronie se sont encore illustrés. Cela fait 2 fois que le gouvernement détourne la motion de rejet en 49.3 parlementaire. Par conséquent, ce texte est illégitime et doit être retiré !
son original - Mathilde Panot
Il nuovo approccio si è diffuso in un momento particolarmente difficile per la politica francese. In questi giorni ci sono state proteste antigovernative in molte città della Francia, organizzate da gruppi di giovani manifestanti che si sono dati il nome di “Bloquons tout”, cioè “Blocchiamo tutto”. Le critiche riguardano principalmente la legge di bilancio per il 2026: per ridurre l’eccessivo debito pubblico del Paese il governo aveva proposto misure molto dure, come la sospensione per l’anno prossimo dell’adeguamento delle pensioni pubbliche all’inflazione. Il parlamento francese ha così sfiduciato il primo ministro in carica.
Macron, che è il presidente del governo, ha quindi dovuto fare un rimpasto, nominando un suo stretto collaboratore, l’ex ministro della Difesa Sébastien Lecornu. Tuttavia, l’indirizzo della legge di bilancio sembra rimarrà lo stesso: effettuare dei tagli, per quanto difficili, con l’obiettivo di diminuire il deficit. Secondo chi simpatizza con il movimento “Bloquons tout”, il governo, invece che tassare le classi più ricche così da riformare le pensioni, sta mettendo in difficoltà le fasce meno agiate della popolazione. L’unico ambito che finora è stato risparmiato dai tagli alla spesa pubblica è stata la spesa militare, che non solo è rimasta intatta, ma è previsto che aumenti – cosa che ha fatto ulteriormente arrabbiare i manifestanti.













































