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Trump ha cambiato di nuovo idea sui dazi all'Europa Dazi sì, dazi no? I piani del presidente americano sono meno chiari che mai

«Non vogliamo produrre sneaker e magliette, vogliamo produrre attrezzature militari», ha detto questa domenica il Presidente degli Stati Uniti spiegando i motivi dietro ai piani protezionisti del Paese. Trump ha spiegato che l'obiettivo sarà di creare «grandi cose», come chip, computer e strumenti supportati dall'intelligenza artificiale. Ma le enormi tariffe che il presidente americano vuole imporre su tutto il commercio estero sono più complesse di quanto sperava: questo venerdì, ha dichiarato che avrebbe raccomandato dazi del 50% sui beni europei a partire dall'1 giugno, anticipando l'operazione che sarebbe dovuta entrare in vigore il 9 luglio, ma due giorni dopo, al telefono con la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, ha deciso di lasciare all'Europa i novanta giorni di tempo che erano stati stabiliti ad aprile. «We had a very nice call and I agreed to move it», ha commentato poco dopo di fronte alla stampa americana. Secondo quanto affermato da von der Leyen su X dopo la chiamata con Trump, l'Europa adesso dovrebbe avere il tempo necessario per stipulare un accordo sostenibile con gli Stati Uniti in vista di tariffe ben più salate di quanto era stato previsto lo scorso aprile, quando sarebbero dovute ammontare al 20%.

L'Europa continua così a ricevere segnali contrastanti da parte della presidenza americana. Venerdì scorso, Trump aveva deciso di alzare i dazi al 50% su tutta l'Europa poiché riteneva che le negoziazioni stavano richiedendo troppo tempo, mentre adesso, dopo aver parlato con la presidente della Commissione Europea, è ritornato sui suoi passi e ha deciso di dare più tempo all'UE. Nonostante, come dichiarato da Trump questa domenica, il presidente pensi che gli Stati Uniti non abbiano bisogno di una produzione tessile interna, dunque potranno continuare a fare affidamento sulle esportazioni dall'estero per il settore moda, da quando ha annunciato che avrebbe alzato le tariffe sui beni europei al 50% le azioni dei conglomerati francesi del lusso LVMH e Hermès sono diminuite del 3% e del 4%, insieme a quelle di Kering, Prada e Burberry. Per adesso, l'UE è soggetta a tariffe sulle esportazioni statunitensi del 25% sull'acciaio, l'alluminio e le automobili, e tariffe chiamate «reciproche» del 10% per il resto dei beni. Nel caso in cui l'imposta salisse veramente al 50% dopo la scadenza del 9 luglio, invece del 20% secondo quanto stabilito ad aprile, i prezzi dei beni di lusso potrebbero salire alle stelle. Le dure tariffe che Trump vuole abbattere sull'Europa sembrerebbero essere dovute a un rapporto commerciale "inequo" tra stati. Secondo quanto riportato dal governo americano, nel 2024 l'UE ha esportato beni per oltre 600 miliardi di dollari negli Stati Uniti, che ne ha importati per 370 miliardi di dollari. Malgrado gli avvenimenti di questo weekend abbiano scosso la relazione tra Stati Uniti ed Europa, il futuro dei patti commerciali tra i due rimane, non sorprendentemente, incerto.