
Come i feedback sono diventati la base della carriera creativa E perché è importante aggiornare costantemente la propria bio
Le carriere, soprattutto in ambito creativo, non si progettano davvero ed, a volte, è meglio lasciarsi guidare dai feedback. Le offerte educative fanno spesso sorridere, provano ad intercettare tutto, anche quando è impossibile. Ci sono corsi di studio che promettono di insegnarti l’avanguardia o artificiosi percorsi pensati per trasformarti in un “pensatore critico” su specifici temi. Ma tra le tante cose che le scuole possono offrire ce ne sono alcune che, semplicemente, non si possono insegnare come l’attitudine. Nel timore di una flessibilità imposta, vale la pena riconoscere che, in certi casi, una carriera è solo l’accumulo di feedback ricevuti, durante la vita privata e quella pubblica, lavorativa, semmai ci fosse ancora questa differenza, oggi dove ogni incontro è un potenziale colloquio. In questo scenario, diventa evidente che non è solo il fare a definire una professione, ma l’interpretazione che gli altri danno a quel fare. La figura del lavoratore contemporaneo è ibrida, spesso autosollecitata, in perenne tensione tra iperproduttività e bisogno di riconoscimento. Il feedback non è un momento esterno alla pratica, ma parte integrante della forma che la carriera prende nel tempo. È il commento dell’altro che ci assegna un nuovo ruolo, magari inatteso, o che sblocca un’identità professionale ancora latente. La bio non è un curriculum ma una performance.
@idoribz Everyone’s a critic now…#work #corporate #funny original sound - hrh clips <3
C’è una discrepanza crescente tra ciò che si sa fare, ciò che si vuole fare e ciò che viene percepito come “vendibile”. Ecco perché aggiornare la propria bio non è narcisismo, ma un atto di sopravvivenza strategica. Entrare nel mercato oggi significa costruire versioni multiple di sé, ciascuna orientata a un target, un ambito, un tempo specifico. La specializzazione è importante, certo ma, nell’era del realismo capitalista, essere specializzati è la norma, non l’eccezione, avere una laurea nella scuola più prestigiosa, e due master strapagati in un università privata è solo l’inizio. Forse il consiglio migliore è aggiornare costantemente il proprio profilo LinkedIn: come vediamo, quella che sembrava una piattaforma ormai superata racconta invece perfettamente come si muove il mondo del lavoro oggi. Silvio Lorusso, autore di molti testi fondamentali per il tema del lavoro creativo proprio parlando di Linkedin racconta che «Riflette semplicemente l’estrema flessibilità e la domanda di costante miglioramento che questi giovani professionisti devono affrontare». Soprattutto nella sfera creativa, in questo momento, è davvero difficile inquadrare chiaramente quali sono le proprie capacità da pre-impostarsi per essere appetibile lavorativamente, dove anche una festa o un semplice post su Instagram possono diventare possibili basi per un progetto futuro.
it's arguably more important to give people positive feedback than critical feedback because people do their best, most creative work when they know what their strengths are and leverage them
— elaine (@lainewrites) April 25, 2025
Capita spesso, infatti, che, durante un lavoro, qualcuno esterno al proprio team ti faccia notare una capacità in un aspetto che non rientra tecnicamente nelle competenze che pensavi di avere, almeno sulla carta. Tutte le discipline che si occupano di progetto ci portano a dover prendere queste considerazioni e alimentarle costantemente. Elsa Schiaparelli e Rei Kawakubo studiano filosofia, Giorgio Armani doveva fare il dentista, Tilda Swinton ha studiato scienze politiche, Zaha Hadid matematica. In alcuni di questi casi ci saranno state sicuramente spinte esterne che vedevano in alcuni atteggiamenti ed attività di queste persone sfumature che loro stesse non vedevano. ll feedback che si riceve parla spesso più chiaramente delle righe altisonanti sul tuo titolo di studio perché le industrie creative raramente seguono un percorso lineare: contano le reti, la visibilità, la reputazione, almeno quanto le credenziali ufficiali. E forse, solo forse, finirai per cambiare più volte la tua bio online di quanto avresti mai immaginato.














































