
"Un film Minecraft" meritava davvero di sbancare al box office?
Il nuovo film del regista di Napoleon Dynamite delude le aspettative ma attira valanghe di spettatori
04 Aprile 2025
«Questo posto non ha senso». Fortuna che in Un film Minecraft lo dicono i personaggi stessi. Adattamento del videogioco tra i più famosi uscito nel 2009, un universo in cui creare il proprio mondo nonché primo titolo ad aver segnato le maggiori vendite nella storia del mercato videoludico, Minecraft diventa film o, almeno, ciò che comunemente consideriamo un’opera cinematografica anche se non ne ha né l’aspetto né la forma narrativa. A prenderne in mano la direzione è Jared Hess, lontano dai tempi del suo capolavoro d’esordio Napoleon Dynamite, che fa domandare dove sia finita quell’assurdità geniale che aveva caratterizzato la pellicola del 2004, probabilmente occultata sotto budget stellari (150 milioni) e sceneggiature a dieci mani (Chris Bowman, Hubbel Palmer, Neil Widener, Gavin James, Chris Galletta). Del resto, quando sono così tante non promettono mai nulla di buono.
Riuscire a ideare un racconto da inserire in un cosmo così grande come quello di Minecraft non è facile, un videogioco in cui tutto ciò che bisogna fare è dare spago alla fantasia e costruire qualsiasi cosa passi per la testa cercando, ogni tanto, di sopravvivere. Ma riuscire a rendere incomprensibile il medesimo gioco, non riuscire a spiegarne gli scopi e generare solo confusione è un talento che ancora non era stato applicato con tale zelo alle trasposizioni videoludiche. Se già dunque si aveva poca familiarità col prodotto originale, dopo la visione di Un film Minecraft è possibile uscire dalla sala più smarriti di quando si è entrati. Intanto, la pellicola introduce con un lunghissimo prologo (tutto in voice over) il setting del videogioco, senza arrivare a nessun punto. C’è Jack Black che salta da una parte all’altra, indossa dolcevita azzurri e annuncia la sua dipartita dal mondo reale perché troppo ristretto rispetto alla sua immaginazione. Poi ci spostiamo nel suddetto mondo reale, in cui due fratelli si trasferiscono in un piccolo paesino della periferia statunitense per volere della defunta madre e incontrano un ex gamer dal passato pieno di lustro e vittorie a cui è rimasto solo il titolo di Garbage Man, interpretato da un improbabile Jason Momoa. Poi, improvvisamente, sono tutti nell’over-world, combattono contro maiali comandati da una leader che nella versione italiana è doppiata da Mara Maionchi e devono cercare di fare qualcosa in un determinato modo e in uno specifico tempo, ma diventa davvero difficile poter dire (o capire) molto altro.
“First we mine, then we craft. Let’s Minecraft”
— Joe (@hzjoe03) April 3, 2025
When I heard this I knew I was watching the greatest movie of all time pic.twitter.com/ch2ORkqz6t
La sceneggiatura è inesistente in Un film Minecraft, è ciò che di più insensato sia stato possibile ideare da una delle grandi produzioni ad alto budget di Hollywood. Forse era prevedibile, vista la gestazione decennale e complicata che ha visto il progetto, in sviluppo fin dal lontano 2012 con un susseguirsi continuo di registi e sceneggiatori. Persino un appassionato di follie e cultura pop come Shawn Levy (Stranger Things, The Adam Project, Deadpool & Wolverine) ha finito per rinunciare all’opportunità di dirigere il film, scegliendo di creare un altro mondo videoludico col frizzante e spassoso Free Guy in cui l’universo dei videogiochi viene invece esaltato. Nonostante gli adattamenti di simili oggetti mediali rivisitati per l’audiovisivo siano ancora claudicanti - è più probabile trovare brutte trasposizioni come Borderlands che titoli da lodare come The Last of Us - Un film Minecraft ha il potere di farci scusare con tutti gli adattamenti cinematografici sui videogiochi di cui abbiamo parlato male finora.