
Addio a Sergio Ricciardone, l'uomo che ha cambiato la musica e il clubbing italiano
Ricordando il fondatore di C2C, il festival di elettronica più importante d'Europa
13 Marzo 2025
Quando si parla di cultura musicale italiana si pensa subito al cantautorato, allo stadio di San Siro gremito di fronte a un uomo solo sul palco con imbraccio una chitarra. Eppure a nord della regione, per le vie di Torino, da più di vent’anni ha luogo uno dei più importanti festival di musica elettronica d’Europa. Il C2C (nato Club To Club) ha una storia profondissima che trova le sue origini agli inizi degli anni 2000. Era il 2002 quando Sergio Ricciardone fondò l’Associazione Culturale Situazione Xplosiva, per la musica che oggi conosciamo tutti come avant pop. Prima che tutto il mondo scoprisse il fascino della musica elettronica, prima che la sua estetica venisse de-stigmatizzata, Ricciardone è stato uno dei primi a intercettare il potenziale infinito del genere e l’energia esplosiva della sua community. Chi ha avuto l’onore di partecipare alle prime edizioni del Festival, chi ancora oggi non si perde una data e chi ha scoperto il C2C solo da poco conosce l’atmosfera indescrivibile che si genera a Lingotto durante quei giorni di festa: la città è in fermento, le strade si agitano, sconosciuti in centro si scambiano sguardi di intesa come a dire «ci sarai anche tu stasera, vero?». In un mondo in cui le sottoculture vengono prese di mira e le vite dei giovani travolte dall’ansia, ogni anno C2C apre le sue porte e invita il pubblico a scoprire cosa c’è di nuovo, cosa c’è di bello. Quando è stata condivisa la notizia della morte di Sergio Ricciardone, martedì 11 novembre, il deputato Marco Grimaldi ha fatto ascoltare 5 secondi di musica elettronica alla Camera di Montecitorio. Grazie a Ricciardone e a C2C, la musica voce del popolo è arrivata a bussare la porta alle istituzioni.
In più di vent’anni di storia, C2C ha ospitato centinaia di artisti dall’enorme impatto culturale. Basti pensare che nel 2014 sul palco del Festival è persino comparso Franco Battiato, uno dei più grandi cantautori e precursore dell’elettronica in Italia. Assieme a lui sono passati per Lingotto figure colossali della musica alternativa, dagli Aphex Twin a Thom Yorke, da Arca a Sophie, e poi Yves Tumor, Flying Lotus, Caribou, Caterina Barbieri, King Krule e persino gli Swans e i Beach House. Assieme a set indimenticabili contrassegnati da installazioni artistiche e giochi di luci stravolgenti, C2C non ha solo saputo fare musica ma anche cultura. Mentre il governo pensava a come fermare i rave e a chiudere i locali, a eliminare le poche infrastrutture che in Italia supportano le nuove generazioni, gli spazi di Lingotto offrivano un punto di ritrovo per tutti quelli che avevano paura di perdere il sound che li aveva cresciuti. Il Festival ha introdotto un modo alternativo di esplorare la musica alternativa, così come l’opportunità per tutti i presenti di ritrovarsi. Con noi stessi, mentre la tecnologia ci spingeva a essere sempre più a perderci nello schermo di un telefono, poi con gli altri, dopo anni di un lockdown che ci aveva costretti a rintanarci nelle nostre case. Il club di Ricciardone in fondo non voleva che questo: «Diciamoci la verità, avant pop non significa altro che avanti popolo».
Ricciardone non si è mai accontentato di etichette o confini. Fin dai primi anni ha voluto portare l’elettronica fuori dai club, dimostrando che questo genere non era solo colonna sonora della notte, ma un linguaggio artistico e culturale capace di raccontare il presente e il futuro. Lo dimostrano gli artisti che hanno calcato il palco del festival che vanno dalle grandi star ai talenti più sperimentali come Arca e Caterina Barbieri ma anche le sue ambizioni internazionali. Negli ultimi anni, C2C ha allargato ancora di più il suo orizzonte. L’approdo a New York, con un evento previsto per maggio 2025 al Knockdown Center nel Queens, segna un nuovo capitolo di questa storia. Come Ricciardone stesso dichiarava in un’intervista a Rolling Stone riportata da Artribune: «Portare C2C Festival negli Stati Uniti rappresenta un momento cruciale nel nostro percorso. Siamo entusiasti di condividere la nostra visione artistica dedicata allo spirito dell’avanguardia e del nuovo pop con nuove comunità, creando opportunità di scambio culturale e continuando a ridefinire musica e arte su scala globale». Questa capacità di evolversi, senza mai perdere la propria identità, è ciò che ha reso da sempre il C2C un festival unico. Non è solo una vetrina per la musica, ma un luogo in cui l’arte diventa esperienza, in cui il pubblico è parte attiva della narrazione. Il festival ha sempre puntato a creare un ambiente in cui le persone potessero sentirsi libere di esprimersi, come sottolineava Ricciardone: «Le persone devono sentirsi libere all’interno dell’esperienza del festival […] L’intento è creare un’esperienza multisensoriale che possa dare alle persone – per qualche ora – un luogo in cui poter esprimere le proprie libertà».
Il futuro di C2C sembra chiaro: continuare a esplorare nuovi linguaggi, abbattere barriere tra generi musicali e discipline artistiche, e portare la sua visione in contesti sempre più internazionali. Se il festival è riuscito a far diventare popolare ciò che era considerato di nicchia, il prossimo obiettivo è forse ancora più ambizioso: ridefinire i confini stessi di ciò che chiamiamo musica e performance. Sergio Ricciardone lascia un’eredità immensa. La sua scomparsa è una perdita per la scena culturale italiana, ma il suo sogno continua a vivere. Il testimone ora passa a chi ha condiviso con lui questa visione: far sì che C2C rimanga un laboratorio di idee, un luogo in cui l’avanguardia diventa pop e in cui la musica continua a trasformare il mondo.