A Guide to All Creative Directors

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"Anora" ha a che fare con la politica russa?

Quando il cinema diventa il mezzo di propaganda

Anora ha a che fare con la politica russa? Quando il cinema diventa il mezzo di propaganda

Domenica sera gli Academy Awards hanno premiato con cinque oscar Anora, film di Sean Baker. I riconoscimenti sono tra i più prestigiosi: miglior film, miglior regia, miglior scenneggiatura, miglior montaggio e Mickey Madison ha vinto il premio come miglior attrice protagonista. Il film tratta di una complicata relazione tra Anora, una spogliarellista di Brooklyn e Vanya, rampollo di un oligarca russo. I due si sposano ma dovranno affrontare diversi ostacoli causati dall’avversione della famiglia di Vanya, contraria al matrimonio. Si tratta dunque di una contemporanea Traviata che sta facendo discutere non solo per la sua intrinseca belllezza artistica, ma anche per degli apparenti segnali di propaganda russa presenti nel film e nella produzione.

Per il Guardian, «una storia intrisa di temi russi e ambientata in un mondo pre-pandemia - e non toccato dall'invasione - sembra, ai suoi critici, sgradita, come un ritiro in una realtà in cui la guerra non esiste». Il film ha riscosso grande successo in Russia, tanto da convincere un’emittente nazionale a dedicare il notiziario strettamente controllato ad Anora. Il film, ambientato in un mondo pre-pandemico e pre-bellico, dà spazio ad attori che non si sono mai schierati contro la guerra iniziata da Vladimir Putin. Jurij Borisov, ad esempio, in Russia ha ricoperto una serie di ruoli che hanno «alimentato la narrazione patriottica del Cremlino», come la biografia dell'inventore inventore dell'AK-47, Kalashnikov, e la recente interpretazione del poeta Alexander Pushkin in una nuova produzione del Paese. La scelta di Borisov di mantenere una posizione ambigua ha favorito la sua carriera sia a Mosca che a Hollywood, mentre come riporta il New York Times «dall'inizio della guerra, centinaia, se non migliaia, di altri attori cinematografici e teatrali russi hanno trovato il coraggio di esprimersi contro il presidente russo Vladimir Putin e hanno lasciato il Paese».

Il caso di Anora riporta sotto i riflettori il tema della propaganda attraverso il cinema, un mezzo storicamente utilizzato per veicolare messaggi politici. Durante gli anni Trenta, la propaganda fascista e nazista trovò terreno fertile nella produzione cinematografica grazie all’istituzione del MinCulPop e del Ministero della Propaganda. Film come L’ebreo Errante e Il Trionfo della Volontà, quest’ultimo diretto da Leni Riefenstahl, elevarono l’estetica nazista e glorificarono Hitler a livello istituzionale. In Italia, durante il ventennio fascista, furono creati l’Istituto Luce, la Mostra del Cinema di Venezia e Cinecittà come strumenti per sostenere il regime di Mussolini, mentre numerosi registi abbracciavano tematiche di esaltazione fascista. Anche nei democratici Stati Uniti la propaganda ha sempre trovato spazio nel cinema: durante la Seconda Guerra ;Mondiale, l’Office of War Information, voluto da Roosevelt, aveva il compito di produrre film a favore dell’entrata in guerra degli USA, come Prigionieri dell’Oceano di Alfred Hitchcock e Arcipelago in Fiamme di Howard Hawks. Successivamente, film come Top Gun e i blockbuster Marvel dimostrano come «il “complesso militar-industriale” degli Stati Uniti si sia servito dei film per diffondere messaggi di propaganda», come evidenzia anche la testata InsideOver. Il cinema si è sempre trovato al crocevia tra arte e interessi politici ed economici, indipendentemente che sia in regime o in democrazia. Anora è solo l’ultimo esempio lascia aperta una domanda fondamentale: l’arte può essere disinteressata? Riusciremo mai a separare la bellezza intrinseca di un’opera dai pesanti condizionamenti politici ed economici?