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Cosa ci dice il progetto “Stargate” sul futuro dell’AI?

C’entra anche e soprattutto il successo di DeepSeek

Cosa ci dice il progetto “Stargate” sul futuro dell’AI? C’entra anche e soprattutto il successo di DeepSeek

Di recente due delle principali aziende tecnologiche degli Stati Uniti, OpenAI e Oracle, hanno annunciato – sostenuti dalla società giapponese SoftBank, attiva nel campo delle telecomunicazioni – una joint venture per finanziare infrastrutture dedicate all’intelligenza artificiale. L’iniziativa, chiamata “Stargate”, è stata presentata direttamente da Trump, in veste di nuovo presidente degli Stati Uniti, e ha lo scopo di accelerare lo sviluppo tecnologico nel campo dell’intelligenza artificiale, grazie a un investimento iniziale di 100 miliardi di dollari. L’obiettivo – ancor più ambizioso – è arrivare a ottenere finanziamenti per 500 miliardi di dollari, in modo da sviluppare importanti infrastrutture per OpenAI, tra cui ulteriori data center e nuove centrali elettriche necessarie per alimentarli. La domanda di fondo, però, è se questo enorme sforzo economico permetterà agli Stati Uniti di imporsi definitivamente nel settore dell’intelligenza artificiale, assicurandosi un vantaggio tecnologico sul lungo periodo. Il progetto Stargate è stato annunciato poco tempo prima che la startup cinese DeepSeek lanciasse il suo omonimo software di intelligenza artificiale, generando molta attenzione nel settore. Come spiega Wired, infatti, il modello su cui si basa DeepSeek sembra poter competere con quelli più avanzati di OpenAI. Ma a far preoccupare gli addetti ai lavori statunitensi non sono solamente le straordinarie capacità del software – che peraltro a differenza di ChatGPT è del tutto gratuito. Il fatto che questa tecnologia sia stata sviluppata in Cina dimostra che il Paese possiede le risorse per ambire a competere con gli Stati Uniti, dove finora nel campo dell’intelligenza artificiale sembrava non avessero rivali.

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Il caso in questione è stato definito «Il momento Sputnik dell’intelligenza artificiale», dal nome del primo satellite sovietico lanciato nello spazio nel 1957, che dimostrò quanto la tecnologia dell’attuale Russia fosse all’avanguardia rispetto a quella degli Stati Uniti. A rendere ancor più clamoroso l’annuncio di DeepSeek, inoltre, c’è il fatto che il software sembra essere costato molto meno di ChatGPT. L’azienda cinese sostiene che lo sviluppo del suo modello abbia richiesto meno di 6 milioni di dollari, contro i circa 100 milioni spesi da OpenAI. Nonostante i dubbi sul dato presentato da DeepSeek, gli esperti che lo hanno analizzato hanno riconosciuto che l’azienda ha adottato soluzioni intelligenti, migliorando l’efficienza del sistema e riducendo i costi. Nel suo complesso, l’iniziativa sembra confermare che la Cina non ha niente da invidiare agli Stati Uniti nel campo dell’intelligenza artificiale. La cosa, naturalmente, ha già avuto notevoli ricadute: mentre l’app di DeepSeek diventava la più scaricata nei digital store di tutto il mondo, le azioni in borsa di Nvidia – che detiene gran parte del mercato dei microchip necessari ai sistemi di intelligenza artificiale – crollavano, perdendo oltre il 15% del loro valore.

Che anno sarà per l’intelligenza artificiale

In un contesto in cui il settore dell’intelligenza artificiale sembra sempre di più una bolla speculativa pronta ad esplodere, l’annuncio del progetto Stargate è stato interpretato non solo come un’operazione di sviluppo industriale, ma anche come una mossa geopolitica – con gli Stati Uniti che puntano a consolidare la propria leadership nella “corsa all’AI”, lasciando indietro la Cina. La competizione tra le due superpotenze da un lato potrebbe generare un ridimensionamento del settore, raffreddando in parte l’entusiasmo (eccessivo?) degli investitori, dall’altro potrebbe portare paradossalmente a un’accelerazione del settore, che diventerebbe più “democratico”. Se lo sviluppo dei sistemi di intelligenza artificiale diventasse realmente più economico (a parità di efficienza), il numero di aziende sul mercato crescerebbe, e questi software diventerebbero ancor più diffusi e utilizzati, portando a un aumento generale della domanda. Al tempo stesso, però, potrebbero registrarsi nuove tensioni internazionali legate al controllo delle tecnologie: la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina potrebbe inasprirsi, con l’intento esplicito di ostacolare lo sviluppo nel campo dell’intelligenza artificiale. Come scrive Vox, il 2025 sarà dunque un anno chiave per il settore, e le decisioni che verranno prese probabilmente avranno conseguenze durature sul futuro dell’economia globale. Resta poi da capire se “la corsa all’AI” determinerà nuovi posti di lavoro o se, al contrario, accelererà l’automazione di interi settori, eliminando molti ruoli tradizionali.