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Grazie ai social l'alta cucina è per tutti

Per anni riservata a una nicchia elitaria, sta diventando più democratica

Grazie ai social l'alta cucina è per tutti Per anni riservata a una nicchia elitaria, sta diventando più democratica

Negli ultimi due decenni i programmi di cucina in televisione sono diventati un format di grande successo. Solo nel Regno Unito, ad esempio, è stato stimato che vanno in onda oltre 400 ore di trasmissioni di cucina ogni settimana. Ma il fenomeno, che non accenna a diminuire, non coinvolge più solamente l’ambito televisivo: i cuochi, in particolare quelli di alto livello, hanno un grande seguito, soprattutto sui social network, e in generale i ristoranti stellati sono sempre più spesso conosciuti e apprezzati anche da chi non apparteneva a questo mondo. Per anni i contenuti a tema food, in televisione e non solo, si limitavano a proporre ricette casalinghe in un contesto familiare, fatto di cuochi amatoriali. L’alta cucina, più di recente, è invece riuscita ad acquisire una sua notorietà e riconoscibilità per altre vie. Un crescente numero di creator, ad esempio, realizzano contenuti sulle loro esperienze culinarie nei migliori ristoranti italiani e del mondo, raccontando dall'interno un settore considerato per molti anni esclusivo e inaccessibile. In questo modo gli chef, anche quelli che non godevano di grande fama, sono diventati per molti dei riferimenti culturali – cosa che non era affatto scontata o persino immaginabile fino a non molto tempo fa.

Come la guida Michelin è diventata pop

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Le cucine storicamente erano luoghi di lavoro poco considerati, e il ruolo dello chef non veniva quasi mai elogiato: il cambio di rotta è inizialmente avvenuto grazie all’affermazione della guida Michelin, che con le sue stelle ha reso pop l’alta cucina. Oggi la serata di premiazione della “rossa” – come viene definita la guida, per il colore immutato della sua copertina – sono in stile cerimonia degli Oscar, e questo riconoscimento resta la principale certificazione di eccellenza per ampie fette di pubblico, nonché l’obiettivo dichiarato di molti addetti ai lavori. Guadagnare una stella Michelin ha un evidente ritorno in termini di marketing e di introiti, ma è visto anche come un punto di arrivo, non solo dagli chef. Per gli appassionati o i semplici curiosi, la stella Michelin è considerata la garanzia di eccellenza che trasforma un pasto in una vera e propria esperienza. In questo senso i ristoranti stellati (e più in generale quelli che giocano in quel campionato) sono diventati dei riferimenti in grado di influenzare anche i circuiti turistici. Contemporaneamente, il sempre maggiore interesse nei confronti dell’alta cucina – unita alla crescente attenzione verso il panorama gastronomico globale, grazie anche alla classifica World’s 50 Best Restaurants – ha reso popolari ristoratori che non sono passati mai o quasi mai dalla televisione, come Diego Rossi, Chiara Pavan, Sarah CicoliniJacopo Ticchi o Lorenzo Costa, tra gli altri. Intervistati dai giornali, protagonisti di contenuti e documentari, al centro di eventi sulla gastronomia, questi e altri addetti ai lavori sono diventati anche rappresentanti di una “nuova alta cucina italiana”, che è forse più di ricerca ma meno impostata e inaccessibile rispetto a quella della generazione precedente, cosa che ha favorito una buona risposta di pubblico – non più esclusivamente elitario.

Chi sono i creator che raccontano l’alta cucina

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I social media sono oggi lo strumento che contribuisce maggiormente alla celebrità di una nuova generazione di chef. Negli ultimi anni i video e in generale i contenuti sull’alta cucina nei social network si sono moltiplicati. Realtà come Cosa mangiamo oggi o Juice, tra gli altri, con i loro format stanno rendendo più democratica la cucina stellata, in un periodo in cui – anche a seguito dell'imminente chiusura del Noma – ci si domanda quanto sia economicamente e professionalmente sostenibile. Giano e Franci, i due content creator dietro al progetto Cosa mangiamo oggi, che conta quasi 400mila iscritti su YouTube, ad esempio non si limitano a presentare i piatti del singolo menù degustazione, ma immergono l’utente nella filosofia e nelle scelte alla base di quella stessa esperienza. I tre ragazzi che insieme formano Juice fanno più o meno lo stesso, ampliando lo sguardo alla gastronomia in generale, e offrendo il contributo di chi vive dall’interno il settore. Di recente, ad esempio, hanno realizzato una serie verticale sull’alta cucina di montagna, in collaborazione con Ferdy Wild – altro progetto molto apprezzato che ha saputo avvicinare il grande pubblico a un certo tipo di cultura culinaria. Il risultato è che questo tipo di contenuti e format sta realmente valorizzando e diffondendo la cultura dell’alta cucina, italiana e non solo, che per molto tempo (forse troppo?) è rimasta fossilizzata in circuiti piuttosto elitari e per nulla di massa.