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La campagna “Open to Meraviglia” è finita sotto indagine

L'accusa sarebbe di danno erariale, cioè spreco di denaro pubblico

La campagna “Open to Meraviglia” è finita sotto indagine L'accusa sarebbe di danno erariale, cioè spreco di denaro pubblico

Ricordate la controversa campagna da 9 milioni di euro ideata dal ministero del Turismo insieme a Enit per promuovere l’Italia nel mondo con protagonista una Venere di Botticelli yassificata? Ecco, secondo quanto scrive Repubblica, la procura della Corte dei Conti del Lazio avrebbe avviato un’indagine sulla campagna promozionale Open to Meraviglia. L’accusa è di danno erariale, cioè di spreco di denaro pubblico, investito in un’operazione di comunicazione interrotta prima del tempo. Presentata il 21 aprile, secondo le parole della ministra Daniela Santanchè, Open to meraviglia prevedeva un video promozionale trasmesso su treni, aerei, reti Rai e Netflix, una serie di visual per affissioni, oltre ad uno specifico profilo Instagram, @venereitalia23. Tuttavia le attività previste dalla campagna si sono interrotte molto prima del previsto,  a fine giugno, e il video di presentazione della campagna è scomparso.

Il Post sottolinea il fatto che «l’ultimo post sul profilo Instagram della campagna è del 27 giugno, mentre i profili di Twitter, Facebook e TikTok non si trovano più. Su YouTube è stato cancellato lo spot di presentazione della campagna, che secondo Repubblica era costato 138mila euro, duemila euro in meno della soglia oltre la quale è necessaria una gara d’appalto pubblica. Per il resto si sa che la cartellonistica sulla Venere è stata effettivamente allestita in alcuni aeroporti fuori dall’Italia e che lo scorso 22 aprile sul profilo YouTube del ministero del Turismo era stato pubblicato uno spot (che ha attualmente 41 visualizzazioni) in collaborazione con la Federazione italiana pallavolo, in cui le atlete della nazionale posavano con la Venere della campagna sulle magliette.»

L’operazione di marketing era stata fortemente voluta dalla ministra del Turismo, che, probabilmente memore dell’attenzione social che aveva suscitato Chiara Ferragni in visita agli Uffizi nel 2020, aveva deciso di trasformare un quadro del Quattrocento in influencer. Tuttavia da subito l’iniziativa ha destato polemiche: tanto che l’agenzia pubblicitaria Testa ha sentito il bisogno di difendersi dalle numerose critiche social per una campagna più simile a un meme che a un’iniziativa statale. «La Armando Testa ringrazia, e Venere con noi. Erano più di 500 anni che non si parlava di lei così tanto. Se non è meraviglia questa» aveva dischiarato al Corriera della sera, facendosi probabilmente portavoce del motto “tutta la pubblicità è buona pubblicità”. Il ministero del Turismo, contattato da Repubblica, avrebbe commentato le accuse della Corte dei Conti dicendo che l'accordo con Armando Testa è ancora in corso, parlando di «una scelta ponderata» per far arrivare il traffico sul sito Italia.it, dove in effetti ci sono alcune pagine relative ad attività turistiche aggiornate a luglio e ad agosto. La Venere «tornerà presto protagonista», ha aggiunto il ministero. Se così non fosse, Open to Meraviglia si rivelerebbe un errore costosissimo e madornale per il Governo Meloni.