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È l'inizio di una nuova epoca nella cultura del lavoro?

Benvenuti nell'era del rispetto dei dipendenti

È l'inizio di una nuova epoca nella cultura del lavoro?  Benvenuti nell'era del rispetto dei dipendenti

Negli ultimi anni abbiamo assistito a un notevole cambiamento nella cultura del lavoro, dopo che la prima ondata di pandemia ha forzatamente introdotto modalità alternative e ha rapidamente messo in discussione la tradizionale settimana lavorativa. Il Covid-19 ha agito come una sorta di catalizzatore del cambiamento normalizzando lo smart-working e sostituendo la scrivania dell'ufficio con il divano del salotto, ma allo stesso tempo è emersa la necessità di rivalutare completamente le esigenze che abbiamo da un posto di lavoro e, soprattutto, l'equilibrio tra lavoro e vita privata. Sulla scia di una nuova e dirompente riscoperta del benessere personale che ha raggiunto il suo apice durante il lockdown, le persone hanno avuto lo spazio e il sostegno necessario per mettere in dubbio la norma e chiedersi, forse per la prima volta, "Quale sarebbe la soluzione lavorativa ideale per me?"

Uno dei maggiori vantaggi è sicuramente l'aumento del tempo personale, che lo smart working ha permesso di risparmiare eliminando la necessità di spostamenti quotidiani e altre contingenze standard in un ufficio tradizionale. Si tratta di un dettaglio importante da sottolineare, poiché l'esitazione a cambiare la settimana lavorativa canonica è stata in gran parte determinata dal timore delle aziende che i loro dipendenti lavorassero meno senza un controllo diretto. Ma, sebbene all'apparenza possa sembrare un paradosso, è emerso che la mancanza di sorveglianza ha un impatto positivo sulla produttività: secondo una ricerca di Zippia, il 94% dei dipendenti intervistati ha dichiarato di ritenere che la propria efficienza sia uguale o superiore in remoto, sopratutto se si considera che il lavoratore medio è generalmente abbastanza esperto da non richiedere un livello di supervisione da asilo nido. L'assenza di "controllo" ha quindi agito come una sorta di stimolo morale, apportando un impatto positivo sia sulla vita lavorativa che su quella personale dei dipendenti.

Risolto il problema della prestazione gli approcci lavorativi alternativi sono stati implementati, tanto che si è anche parlato di introdurre una nuova settimana lavorativa di quattro giorni. In questo modo la mole di lavoro verrebbe suddivisa in modo più efficiente su quattro giorni piuttosto che su cinque, massimizzando la produttività attiva. Perché, diciamocelo, anche se si sta seduti in ufficio dalle 9 alle 5, cinque giorni alla settimana con la massima attenzione possibile, non si è produttivi per tutto il tempo. Come tutti abbiamo sperimentato, si può andare avanti per poco prima di finire in una gara di sguardi con il computer. La settimana lavorativa ridotta mira a risolvere questo problema eliminando il tempo improduttivo trascorso in ufficio e utilizzando in modo più efficiente lo sforzo attivo. Ciò a sua volta consentirebbe ai dipendenti di trascorrere più tempo al di fuori del lavoro, con conseguente aumento della soddisfazione e riduzione dello stress

In giro per il mondo diversi paesi stanno sperimentando la settimana lavorativa ridotta con buoni risultati. L'esempio migliore viene dal Regno Unito, che ha introdotto la tendenza cercando un cambio di rotta in un periodo di profonda crisi per il paese. In UK si sta effettuando il più grande test pilota con 70 aziende e oltre 3.300 lavoratori con una riduzione delle ore settimanali da 48 a 32. L'iniziativa è gestito da 4 Day Week Global e finora, l'indagine che ne ha monitorato i risultati, ha evidenziato che l'86% dei datori di lavoro ha dichiarato di voler continuare con la settimana lavorativa di quattro giorni una volta terminata la sperimentazione. Jon Leland, chief strategy officer di Kickstarter, ha descritto il progetto come una vera vittoria per tutti nella sua dichiarazione alla CNN Business: «La settimana di quattro giorni è stata incredibile per la nostra azienda e per il nostro personale. Lo staff è più concentrato, più impegnato e più dedito, e ci aiuta a raggiungere i nostri obiettivi meglio di prima». I risultati indicano che, se le prove continueranno ad avere un successo costante, questa soluzione sarà vantaggiosa sia per i dipendenti che per le aziende e diventerà una norma nel settore.

Anche se c'è ancora molta strada da fare prima che alcune di queste idee vengano implementate, è chiaro che la cultura del luogo di lavoro si trova in un momento di cambiamento cruciale, in cui il benessere dei dipendenti sta mettendo in secondo piano le pratiche tossiche sul posto di lavoro. L'impatto è visibile in tutti i settori, soprattutto con l'implementazione di risorse per la salute mentale da parte di molte aziende, spingendosi anche a istituire sanzioni per i datori di lavoro che violano i limiti dei dipendenti contattandoli dopo l'orario d'ufficio. Uno sviluppo che si sta facendo strada per trasformare anche le istituzioni più ostinatamente radicate, come l'industria della moda, notoriamente conosciuta per le sue aspettative elevate. Un tempo lavorare nella moda significava lavorare "25 ore su 24" ed era opinione comune che se non si perdevano 5 chili e metà dei capelli per lo stress, semplicemente non si lavorava abbastanza. Il fatto che in meno di cinque anni l'opinione pubblica si sia scagliata contro il settore e l'abbia apertamente denunciato per la sua cultura lavorativa tossica la dice lunga.

Tuttavia, nessuno è immune al cambiamento: già nel 2021 il marchio di moda Desigual è stato uno dei primi a sperimentare una settimana lavorativa di quattro giorni. L'amministratore delegato Alberto Ojinaga, ha rilasciato una citazione a BoF per spiegare le ragioni di questa iniziativa, affermando quanto segue: "Ci siamo resi conto che una settimana lavorativa di quattro giorni non è solo una cosa positiva per i nostri dipendenti, per renderli più felici e forse anche più performanti, ma anche che ci ha reso molto più attraenti nel trattenere i talenti e attrarne di esterni". Questo dimostra in prima persona quanto la cultura del lavoro di oggi sia drasticamente influenzata dalla domanda dei dipendenti e continuerà a cambiare in questa direzione, a partire dal prossimo anno. Perché se c'è una cosa certa è che non stiamo tornando alla "normalità pre-pandemica", perchè, anche ora che le restrizioni stanno passando, i lavoratori restano sulle loro posizioni, mentre entriamo in una nuova era di cultura del lavoro.