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Nel cuore del Cavallino Rampante, alla scoperta del Dipartimento Ferrari Classiche

In occasione dei 75 anni del brand, siamo stati in uno dei luoghi segreti simbolo di Ferrari

Nel cuore del Cavallino Rampante, alla scoperta del Dipartimento Ferrari Classiche In occasione dei 75 anni del brand, siamo stati in uno dei luoghi segreti simbolo di Ferrari
Fotografo
Fabio Fiorentino

Lungo uno stradone provinciale, in un comune da 17.492 abitanti a sud di Modena, il più grande stabilimento della casa automobilistica Ferrari domina il panorama. Sotto un unico tetto convivono i dipendenti dell’azienda e alcune tra le auto più significative della storia, in un edificio in cui i fan agognano di entrare ma in cui solo ad alcuni fortunati è concesso accedere: il vero fulcro di Maranello, il vero motore di Ferrari. In occasione del 75esimo compleanno del Marchio, fondato nel 1947 insieme allo stabilimento e divenuto in brevissimo tempo un simbolo intramontabile dell’italianità nel mondo, le officine di Ferrari Classiche vengono aperte per la prima volta al pubblico e allo staff di nss. Tra le mura rosso corsa, una particolare gradazione di rosso stabilita dalla FIA che veniva applicata alle vetture delle squadre italiane, il nostro tour nell’ecosistema del “Cavallino Rampante” parte proprio dal principio, dai motori e dagli archivi e dalle conversazioni spontanee e appassionate dei dipendenti. Perché, come diceva Enzo Ferrari “l’azienda è composta primo dagli uomini che ci lavorano, poi dai macchinari ed infine dai muri”.

A primo impatto le officine possono intimidire: un’enorme stanza in cui alcune tra le Ferrari, da corsa e non, più significative della storia automobilistica vengono restaurate dai meccanici all’opera, tra teloni, attrezzi, motori. Si avverte lo stesso timore reverenziale che si può provare guardando un Van Gogh da molto vicino. Tutti gli esemplari presenti hanno almeno 20 anni (le cosiddette ‘young time’) o più di 30 (old time) e qui lo staff si occupa con passione del restauro e della manutenzione di ciascuna. Punto di partenza imprescindibile è la Certificazione di Autenticità, che solo Maranello può eseguire, riservata a tutte le Ferrari stradali con oltre 20 anni di vita ed è disponibile anche per le Ferrari F1, Sport e Sport-Prototipi. Difatti, a partire da un archivio dove sono gelosamente custodite le schede di montaggio di tutte le automobili prodotte a partire dal 1947 ad oggi, Ferrari è in grado di stabilire inequivocabilmente la conformità al progetto originario. Una guida d'eccezione ci racconta per prima cosa proprio la differenza cruciale tra “originale” e “autentico” - il concetto alla base delle certificazioni rilasciate dal centro - rivelando che, se con “originale” intendiamo ciò che è rimasto così come era in origine, intatto e inalterato rispetto al periodo storico in cui è stato prodotto, per “autentico” intendiamo tutte quelle componenti coerenti con il modello per estetica e funzionamento. Il processo di certificazione delle Ferrari Classiche dal 2006 a questa parte prevede un esame tecnico sull’originalità delle varie componenti meccaniche, il fattore determinante per stabilire l’autenticità della vettura, e la sostituzione di eventuali particolari non corrispondenti con i ricambi proposti da Ferrari e i suoi partner ufficiali, in modo che l’automobile torni alla sua perfezione originaria. Grazie al lavoro del Dipartimento ogni Ferrari può quindi resistere allo scorrere del tempo e passare di generazione in generazione, per sempre. 

La mostra Ferrari Forever nasce proprio da qui, dall’intento di raccontare le attività svolte da un Dipartimento solitamente segreto, interdetto al pubblico, tramite 15 vetture tutte certificate e alcune anche restaurate proprio nelle officine di Maranello. Alcuni modelli vengono poi sostituiti nel corso della mostra per lasciare spazio all'esposizione di altri esemplari, motivo per cui la mostra andrebbe visitata più volte, per coglierne ogni sfaccettatura. Il Direttore dei Musei Ferrari, Michele Pignatti Morano, ci racconta che «l’idea nasce dal desiderio di raccontare l’immortalità delle auto Ferrari, macchine che nonostante la loro portata storica continuano a vivere sulle strade, occasionalmente esposte al pubblico grazie alla magnanimità dei loro possessori, che come custodi di un cimelio dal valore storico inestimabile, le donano per brevi periodi ai Musei affinché vengano esposte ed ammirate.»

Dalla Ferrari 250 GT Competizione Tour de France del ’56, uno splendido esercizio di Sergio Scaglietti, alla Ferrari 250 GT Cabriolet del ’59, realizzata in piccola serie da Pininfarina e amata dai protagonista di numerosi film hollywoodiani come Barbara Hutton: la storia del marchio è racchiusa in questi capolavori che coniugano anima sportiva ed eleganza da Gran Turismo stradale. Ed è proprio questo il nodo del successo di Ferrari, la capacità di unire racing e lifestyle, offrire un prodotto esclusivo, all’appannaggio di pochi, ma renderlo parte integrante del cuore di molti grazie alla dimensione inclusiva dello sport, il sogno di milioni di amanti della quattro ruote sparsi in tutto il globo. «I Musei Ferrari raccontano l’universo pervasivo di Ferrari, Maranello e Monza, GP e GT, il vecchio e il nuovo, attraverso la lente aggregante delle gare, della passione che unisce i fan di Ferrari e li spinge a partecipare a questa narrazione che si compone di musei, officine, di parchi tematici, circuiti automobilistici e passerelle di moda.» Così, tra le città rese note nel mondo dal mito del Cavallino Rampante, turisti e tifosi si mescolano passeggiando fianco a fianco.