
Come funzionano le tasse per chi vende su Vinted? Lo sapete che non potete sfuggire
Indice
1. Chi deve pagare le tasse per vendere su Vinted?
2. Come funziona per chi vende professionalmente?
3. Cosa bisogna fare in ogni caso
4. Takeaways
Un tempo si faceva questo discorso per i mini-lavoretti della gig economy. Oggi, il quesito è un altro: serve pagare le tasse per quello che si guadagna da Vinted? La risposta è ovviamente sì, perchè nel mondo di oggi l'unica cosa gratuita è l'aria che respiriamo. Negli ultimi anni, Vinted è diventato (ci si passi il termine) una specie di grande mercato collettivo, dove si compra quasi di tutto, ma soprattutto dove convivono, da un lato, il “normale” privato che sta semplicemente svuotando il proprio armadio e, dall’altro, il rivenditore professionista che compra e rivende per mestiere. Proprio su questa distinzione si basano le regole di tassazione di Vinted.
Chi deve pagare le tasse per vendere su Vinted?
@mp_consulentefinanziario Lo sai che devi pagare le tasse su quello che vendi su Vinted? #vinted #tasse #secondamano suono originale - Michele_provezza
Per farla breve: non c’è una soglia magica in euro, ma conta l’abitualità. Se le vendite sono sporadiche non ci sono tasse; se diventano regolari e sistematiche, il Fisco le considera un’attività da tassare. Dunque per il primo tipo di cliente che sta svuotando il proprio armadio, che potremmo definire il venditore casual, non ci sono problemi: in Italia, non ci sono tasse sulla la vendita occasionale di beni usati tra privati perché si tratta, in legalese, di una “cessione sporadica” di beni privati. Enfasi su “sporadica”. E questo è valido un po’ per tutti i marketplace.
Ma come dicevamo ci sono delle soglie. Dal 2024 infatti c’è una nuova norma europea che obbliga tutte le varie piattaforme e dunque anche Vinted a segnalare all’Agenzia delle Entrate (ovviamente ci stiamo riferendo all’Italia) sia i venditori che ricavano ogni anno più di 2000 euro dalle loro vendite complessive, sia gli utenti che in un anno vendono più di trenta articoli in totale anche senza arrivare ai 2000 euro totali. Chiaramente in questi casi si tratta di un semplice monitoraggio: chi vende trenta articoli di poco conto come libri o t-shirt a basso costo non dovrebbe aver problemi.
L’idea di base dunque è creare dei parametri per far si che il fisco possa eventualmente verificare certi casi più sospetti. Lo scorso marzo infatti c’è stata una sentenza della Cassazione (anche qui che riguardava tutti i marketplace e non solo Vinted) per cui chi vende regolarmente grandi quantità di articoli è a tutti gli effetti al pari di un venditore professionale e dunque deve dichiarare i propri redditi e pagarci le tasse.
Come funziona per chi vende professionalmente?
j’ai fais 3000,70€ sur Vinted (j’ai oublié qu’on était imposable à partir de 3000€) pic.twitter.com/uZXvpIe1Kc
— narg’ (@salemorveuse) April 16, 2025
Legalmente parlando, quando si superano le soglie stabilite dalla norma europea di cui parlavamo sopra, e dunque le vendite sono molto frequenti e sistematiche, quei guadagni possono essere considerati o reddito da lavoro autonomo o addirittura come i redditi di un’impresa a tutti gli effetti. Chi supera le soglie di monitoraggio, viene segnalato ma non deve necessariamente pagare anche se deve dichiarare il reddito IRPEF sui guadagni netti nel modello Redditi PF che prevede aliquote dal 23% in su, a seconda del reddito totale. In generale, l’obbligo di aprire una partita IVA nasce dall’abitualità delle vendite e non da una soglia euro fissa, ma è consigliabile farlo se i ricavi superano i 5.000 euro annui per regolarizzarti e evitare contestazioni
Se le vendite diventano frequenti e abituali a prescindere da quanto si guadagni, toccherà aprire una partita IVA, pagare l’IRPEF sui redditi netti, più l’IVA sui margini (ovvero la differenza tra la vendita e l’acquisto). Per questi casi, Vinted offre un programma per venditori più attivi, con fee ridotte sull’app, ma gli obblighi fiscali restano a carico di chi vende e non ci sono imposte più basse gestite dalla piattaforma. In questo caso serve tenere traccia delle varie ricevute di vendita che l’app invia durante le varie compravendite
Se si guadagna sopra i 30.000 euro ogni anno (ad esempio per operazioni più simili a quelle di un vero negozio), il regime del margine IVA per beni usati resta valido, ma si potrebbe dover valutare l’IVA ordinaria al 22% sul totale se si acquistano prodotti nuovi per rivenderli, e iscriversi al VIES per vendite intra-UE. Chi ricava fino a 85.000 euro l’anno, quindi è già più professionista, potrà o pagare l’IRPEF progressiva oppure optare per il regime forfettario quindi aprire una partita IVA forfettaria e pagare il 15% sui ricavi lordi. In questo caso questa tassa copre già l’IRPEF e non serve addebitare l’IVA al cliente. Superata la soglia di monitoraggio iniziale, comunque, è meglio consultarsi con un commercialista.
Cosa bisogna fare in ogni caso
Facendo conto che chi vende serialmente su Vinted dovrà confrontarsi con un commercialista, ci sono in generale delle precauzioni che è bene applicare per dormire sonni tranquilli. In primo luogo, conservare traccia di tutte le transazioni, ricevute di acquisto originale, costi di spedizione e motivazioni delle vendite. Nella app si può già trovare lo storico delle vendite, ma è bene raccogliere insieme tutte le varie ricevute.
Chi è in una situazione un po’ borderline e supera le soglie di monitoraggio può anche sentire un commercialista per una simulazione fiscale. In generale, anche se si guadagna poco, per evitare ogni problema (le sanzioni sono salate) sempre meglio dichiarare i guadagni nel quadro RL del modello Redditi.
Tutti gli altri, invece, dovranno mettersi in regola. Posto che il più consigliabile è il regime forfettario, per tutti gli altri casi ricordate: sempre meglio avere appuntamento con il commercialista che con l’Agenzia delle Entrate.
Takeaways
- Se si svuota l'armadio vendendo poco e in modo non abituale, non paghi IRPEF né IVA in Italia perchè è una cessione privata.
- Se si superano i 2.000€ annui o 30 vendite, Vinted segnala l’utente ù all'Agenzia delle Entrate ma è solo un check, non una tassa automatica.
- Se le vendite sono sistematiche, è come un lavoro: bisogna dichiarare redditi e pagare tasse. In base all’entità dei guadagni servirà individuare un regime fiscale adatto che può andare dalla semplice IVA al regime forfettario. In generale, sopra i 5000 euro di guadagni annui meglio consultare un commercialista.
- Per evitare problemi, a prescindere da quanto si guadagni, è meglio tenere traccia di tutto, specialmente le ricevute e i dati delle spedizioni, e dichiarare sempre ogni guadagno extra.














































