
Come si veste il nuovo sindaco di New York? Zohran Mamdani è il primo grande sindaco Millennial (e socialista)
Su Zohran Mamdani si ripetono sempre le stesse tre cose: ha 34 anni, è socialista ed è musulmano. Ma ridurre il nuovo sindaco di New York a tre etichette sarebbe come tentare di riassumere una città intera in un solo borough. Figlio della regista indiana Mira Nair e dell’accademico ugandese Mahmood Mamdani, Zohran è cresciuto tra culture, lingue e contraddizioni. Prima di diventare il volto più progressista che la metropoli abbia mai eletto, è stato un attivista, un lavoratore precario e persino un rapper su SoundCloud sotto lo pseudonimo Mr. Cardamom. Nel 2019 pubblicò un singolo, Nani, un omaggio ironico alla nonna che oggi, con la sua nuova fama politica, è tornato virale su TikTok.
A distanza di pochi anni, lo stesso ragazzo che scriveva versi sulla vita a Kampala è diventato la figura più discussa della politica americana contemporanea, un simbolo di rinascita progressista in una città che si era abituata all’immobilismo. Ma ciò che sorprende di più, oggi, non è tanto la sua ideologia, quanto il modo in cui riesce a incarnarla attraverso il suo stile personale. Mamdani veste in modo semplice, quasi austero, ma mai anonimo. Il suo completo blu navy, la camicia bianca e la cravatta con qualche fantasia non gridano al cambiamento, eppure raccontano molto più di qualsiasi slogan. È un abbigliamento da uomo qualunque, quello che potresti incontrare a Union Square cambiando linea la mattina presto, ma con una sottile intenzione politica dietro, riconoscibile pur restando del popolo.
Gli outfit di Zohran Mamdani
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A differenza di tanti colleghi che tentano di costruirsi un’immagine giovanile artificiale (Sliwa e il suo berretto rosso in primis), Mamdani non finge di essere un outsider - lo è davvero e la sua estetica riflette questa verità. I suoi accessori raccontano storie più intime di qualsiasi intervista: tre anelli realizzati dalla moglie, la designer e illustratrice Rama Duwaji, un Casio digitale che sembra uscito dagli anni ’90 e un braccialetto di cotone rosso al polso. Quando non è in giacca e cravatta, Mamdani si muove con la stessa disinvoltura tra due mondi: quello occidentale e quello dov'è cresciuto. Può indossare una t-shirt di Uniqlo o un kurta tradizionale, con la naturalezza di chi ha imparato che le identità miste non vanno spiegate, ma vissute. «Ci sono molti modi per comunicare la formalità», ha detto una volta a GQ, «ed è stimolante poterli esplorare tutti». Un’affermazione che suona quasi rivoluzionaria in un’epoca in cui la politica americana si dibatte tra chi indossa l’uniforme del potere e chi cerca di demolirla.
Vanessa Friedman, sul New York Times, ha descritto la sua immagine come «un equilibrio perfetto tra vecchia scuola e Gen Z»: un look che evita la trappola del cosplay politico senza cadere nell’inautenticità. Perché Mamdani non cerca di apparire “relatable”, ma lo è davvero. Con il suo modo di parlare diretto, il sorriso timido e un’ironia disarmante, riesce a far sembrare il potere qualcosa di umano, come quando in uno speciale per Interview ha scherzato dicendo che, se mai dovesse cadere per un piccolo scandalo come l’ex sindaco Eric Adams, sarebbe per «un trapianto di capelli in Turchia», lo fa con la leggerezza di chi ha capito che l’umorismo è la forma più elegante di trasparenza.
Come ha vinto Zohran?
Zohran you have to stop. your drip too hard, your platform too different, your girl too iconic. they’ll kill you. pic.twitter.com/sSYEUsWIGY
— Sick Sad World (@YesYoureRacist) June 18, 2025
Ma dietro l’apparente semplicità c’è un lavoro di comunicazione raffinato, come ha sottolineato The Guardian, Mamdani ha compreso che il modo in cui un politico si veste oggi è parte integrante del suo linguaggio pubblico. Il suo stile accessibile, privo di qualsiasi ostentazione, crea un legame con gli elettori che vedono in lui una figura diversa dal classico politico newyorkese: giovane ma misurato, idealista ma pragmatico, elegante ma mai distante.
Perfino The Cut ha dedicato un lungo articolo alla sua “anti-estetica del potere”, osservando come la sua immagine «sfugga al dualismo del politico cool e del politico rigido, per abbracciare una nuova grammatica del quotidiano». È un’estetica che si adatta al contesto newyorkese contemporaneo, dove le apparenze contano ma l’autenticità ancora di più. Mentre la generazione dei boomer ha costruito la propria autorità con l’immagine del potere distante, Mamdani la costruisce sulla vicinanza, sull’idea che si possa governare una metropoli indossando la stessa camicia che hai usato per lavorare fino a tardi in campagna elettorale facendo club-hopping pur di convincere i giovani raver di Bushwick a votare. Nel suo primo discorso da sindaco, il vincitore ha ribadito davanti al suo pubblico a Brooklyn che: «New York rimarrà una città di immigrati, una città costruita dagli immigrati, alimentata dagli immigrati e, da stasera, guidata da un immigrato».
Il nuovo sindaco di New York City
Il suo guardaroba è quindi una dichiarazione politica più che estetica: l’abbandono del narcisismo del potere a favore di una nuova forma di empatia visiva. In un’epoca di politici che si travestono da influencer o da CEO (e anche qui, ormai il confine è poco chiaro), Mamdani si presenta come un funzionario della comunità, un ragazzo normale che parla, si veste e vive come i suoi elettori. Forse è proprio questo il segreto del suo fascino, non la rivoluzione dell’immagine, ma la coerenza tra ciò che dice e ciò che indossa. E mentre New York si interroga su cosa significhi avere per la prima volta un sindaco socialista, Millennial e musulmano, Mamdani sembra rispondere con la calma di chi non ha bisogno di dichiararlo. Gli basta una camicia bianca, un Casio e tre anelli per dimostrare che, anche nella città più eclettica al mondo, la normalità può ancora essere un atto politico.














































