FUORIMODA REVIEWS – La prima piattaforma online per recensire i fashion show

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Il business delle aste dei bagagli smarriti La nuova frontiera del secondhand?

Forse la mania dell’usato ha davvero raggiunto il limite. Dopo anni trascorsi a spostarsi tra Vinted, Vestiaire Collective, Depop e Catawiki, la conversazione online si è spinta oltre i canali ufficiali del resale, arrivando in territori sempre più improbabili: prima i beni confiscati alle mafie, poi i negozi dell’usato del tribunale, e adesso i bagagli smarriti dalle compagnie aeree. È proprio quest’ultima frontiera ad aver catturato l’attenzione del popolo dell’internet, trasformando l’idea di shopping in un’esperienza che va ben oltre l’acquisto consapevole e aprendo (in senso letterale) un dibattito sui confini della privacy. Nel Regno Unito, ad esempio, l'aeroporto di London Heathrow mette all’asta i bagagli che, dopo mesi di giacenza e mancata identificazione, non vengono reclamati. Secondo un’inchiesta del Guardian, il percorso di una valigia persa è lungo e spesso imprevedibile: nel 92% dei casi viene riconsegnata al proprietario, ma quando i tag si staccano o i documenti interni non bastano a risalire al viaggiatore, la valigia finisce nelle mani di terzi. È qui che l’oggetto privato diventa merce pubblica, aprendo un mercato che oscilla tra il fascino del mistero e l’inquietudine di frugare negli effetti personali di qualcun altro. E soprattutto, alimenta l’inclinazione ormai voyeuristica di TikTok

@beckysbazaar Replying to @hannahhuskinson5342 PART 2!! The most random selection of things were in this suitcase from @undelivrd Do you think it was worth £129? #lostluggage #suitcase #unclaimed #unclaimedmail #airport #thrifted #unboxingvideo #mystery #mysterybox original sound - Becky’s Bazaar

Sono stati proprio i creator a trasformare questa pratica da curiosità di nicchia a trend virale. Becky Chorlton, meglio conosciuta come @beckysbazaar, ha acquistato una valigia smarrita per circa 80 sterline e, una volta aperta davanti alla sua community, si è ritrovata tra le mani un assortimento improbabile: da un paio di UGG nuovi a un iPad bloccato, passando per abiti, trucchi e accessori di ogni tipo. Il video ha raccolto quasi mezzo milione di like, segno di quanto il pubblico sia attratto dall’idea di assistere a una sorta di “unboxing dell’intimità”. Anche il profilo @ink.couple1, dopo aver acquistato tre valigie diverse all’asta, ha mostrato in una di queste una selezione sorprendente di capi firmati Fendi e Palm Angels. Stessa dinamica per Carmie Sellitto, che davanti a 1,2 milioni di follower ha scartato una valigia viola proveniente da Heathrow, trovandoci dentro non solo vestiti stropicciati ma anche una scatola Cartier con la ricevuta di un anello da oltre duemila euro e una borsa vintage Louis Vuitton con tanto di documenti personali. In quel caso, la storia ha preso una piega quasi cinematografica: Sellitto è riuscito a rintracciare la proprietaria e a restituirle tutto. Non sempre però i finali sono così fortunati, come dimostra l’esperienza della creator @luciasland, che dopo aver speso 130 sterline si è ritrovata con un trolley anonimo appartenuto a una giovane ragazza apparentemente cinese, all’interno del quale c’erano soltanto vestiti, libri e un pacco di assorbenti di Pikachu.

Eppure, se milioni di utenti continuano a guardare e condividere questi contenuti, altrettanti li percepiscono come qualcosa di profondamente disturbante. Nei commenti ai video si leggono spesso reazioni di rifiuto, come «comprare la valigia di qualcun altro proprio non mi sembra giusto», scrive un user, mentre un altro si domanda con tono quasi incredulo «perché mai dovresti comprare un bagaglio smarrito?». Non è solo una questione morale, ma la sensazione diffusa che questo tipo di intrattenimento abbia superato una soglia invisibile, trasformando oggetti effimeri fondamentalmente personali, come vestiti stropicciati, documenti, tracce quotidiane della vita di qualcun altro, in materiale da spettacolo. L’effetto è quello di un cortocircuito tra curiosità e disagio: da una parte il brivido del mistero, la possibilità di imbattersi in un tesoro nascosto; dall’altra la consapevolezza che dietro ogni valigia ci sia una persona reale, magari ancora in attesa di riavere ciò che ha perso. È proprio questo paradosso a rendere il fenomeno così controverso e, allo stesso tempo, irresistibile. Ci troviamo ormai in un’era dove lo shopping non è più soltanto un atto di consumo, ma un’esperienza che deve sorprendere, scioccare, catturare l’attenzione in un ecosistema digitale in cui l’ordinario non basta più. Se prima era il prezzo scontato a muovere il mercato dell’usato, o il desiderio archivistico, oggi è la dimensione voyeuristica a diventare il vero valore aggiunto. Guardare dentro la valigia di uno sconosciuto non significa solo acquistare un bene di seconda mano, ma entrare nell’intimità di una vita privata, trasformata in intrattenimento da milioni di views, come se fosse un po’ un “what’s in my bag” all’inverso.