A Guide to All Creative Directors

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Il progetto patchwork di Giacomo Bacci a Pitti Immagine 2025

«Il mio Studio è un luogo di ritrovo tra clienti e amici»

Il progetto patchwork di Giacomo Bacci a Pitti Immagine 2025 «Il mio Studio è un luogo di ritrovo tra clienti e amici»

Per questa edizione di Pitti Immagine, il designer Giacomo Bacci invita i clienti e amici del brand da disegnare la propria camicia. Il patchwork project, che ha preso il via durante la settimana dedicata alla moda maschile della settimana fiorentina, incarna lo spirito collettivo e sostenibile che da sempre caratterizza il brand. Dall’apertura del marchio nel 2014 all’inaugurazione dello studio nel 2020, Giacomo Bacci unisce esperienza artigianale e sperimentazione contemporanea reinterpretando un grande classico del guardaroba con un po’ di sana creatività. Nel cuore di Firenze, lo studio non è solo un atelier, ma un punto di incontro in cui una community di creativi amici e clienti del brand appartenenti a sfere artistiche diverse entrano in dialogo, si conoscono e si confrontano. Invitati a prendere parte al processo creativo, i presenti hanno potuto scegliere quali colori e tessuti abbinare sulla propria camicia, un progetto che ha avuto lo scopo di valorizzare la creatività così come la sartoria e le infinite possibilità stilistiche che concede l’upcycling.

Il progetto patchwork di Giacomo Bacci a Pitti Immagine 2025 «Il mio Studio è un luogo di ritrovo tra clienti e amici» | Image 570343
Il progetto patchwork di Giacomo Bacci a Pitti Immagine 2025 «Il mio Studio è un luogo di ritrovo tra clienti e amici» | Image 570344
Il progetto patchwork di Giacomo Bacci a Pitti Immagine 2025 «Il mio Studio è un luogo di ritrovo tra clienti e amici» | Image 570345

«Le camicie Giacomo Bacci sono pensate per chi valorizza i dettagli autentici e la qualità superiore, ma allo stesso tempo vuole distinguersi senza il rischio di ritrovarsi a una festa con lo stesso look dell’amica», racconta il designer esprimendo il cliente ideale del suo brand. Quando progetta le sue camicie, spesso pensa alle sue conoscenze. «Spesso immagino i miei amici architetti o chi lavora nel mondo della moda: persone che vogliono continuare a coltivare uno stile personale, autentico, e che trovano nello Studio uno spazio per farlo evolvere». Da ex architetto, Bacci unisce mondi apparentemente diversi in un unico universo, attirando le community di entrambe le industrie. Questo approccio inclusivo instaurato con i clienti è riflesso del metodo di produzione, aggiunge il designer, che ha deciso di basare il proprio studio a Firenze proprio per rimanere vicino agli artigiani e ai fornitori con cui collabora. «In effetti il mio Studio diventa spesso un luogo di ritrovo tra clienti e amici dove discutere insieme di nuovi progetti e coltivare tanti rapporti personali. Qui, tra i vicoli e i laboratori, c’è un dialogo sincero tra tradizione e sperimentazione». 

Oltre alla sartoria e a un brand ancora fedelmente legato al lavoro manuale e locale, la comunicazione di Giacomo Bacci punta anche molto sulla simpatia, con campagne marketing che mettono sotto ai riflettori le camicie e le pieghe che possono prendere, i personaggi che le indossano e le infinite possibilità di styling di ciascun capo. Ma quante camicie dovremmo avere, per un designer che, effettivamente, disegna solo quello da anni? «Forse la domanda giusta è: quanti armadi dovremmo avere per tutte le camicie che vogliamo?», risponde Bacci, spiegando che secondo lui le persone dovrebbero conservarne almeno sette, una per ogni giorno. In compenso, ci dice che non sarebbe neanche in grado di indovinare quante ne ha al momento in armadio. «Già da piccolo mi facevo fare le camicie da mia nonna, poi dalla mia prima camiciaia, e oggi le realizzo da me oltre ad avere un vero archivio di camicie di altri brand che continuo ad amare e collezionare».