
Come è andata l'inaugurazione del pop-up di STWD a Milano Per l'occasione, abbiamo parlato con lo street artist Davide Vavalà
Martedì scorso, l’inaugurazione del primo pop-up store di STWD a Milano ha segnato un momento importante per il brand streetwear di Pull&Bear, che ha scelto l’Italia – e in particolare il cuore pulsante di via Capelli – per aprire le porte al pubblico e alla propria community. L’evento ha attirato un pubblico giovane e variegato, tra appassionati di moda, arte urbana e cultura street. Il DJ set di Akeem ha animato lo spazio con il sound di Marvely, mentre gli ospiti si muovevano tra le opere d’arte e i graffiti che caratterizzano i 250 metri quadri dello store. Un’allestimento pensato per raccontare l’identità del brand, sempre più legata all’immaginario artistico contemporaneo. «Per me la moda è un’estensione naturale della mia arte. È un modo diretto per comunicare chi siamo e dove vogliamo andare, quindi ha un ruolo centrale nel mio racconto», ha dichiarato Davide Vavalà, street artist bolognese protagonista del prossimo meet and greet previsto per il 29 aprile, tra i momenti più attesi all’interno della programmazione degli eventi collaterali.
In occasione dell’apertura, STWD ha lanciato il primo drop della nuova capsule collection, ispirata allo stile sportivo anni ’90 e all’estetica college. Polo calcistiche, tute in nylon in stile racing, T-shirt a rete e bermuda con grafiche iconiche sono state tra i capi più fotografati della serata. «L’ispirazione nasce dalla voglia di dare voce a una generazione che spesso si sente senza futuro. Racconto emozioni vere: la paura, il desiderio di cambiamento, la forza di immaginare qualcosa di diverso. I miei design sono il riflesso di tutto questo, un mix di energia e bisogno di riscatto», ha aggiunto Vavalà, evidenziando l’affinità tra la sua visione creativa e lo spirito del brand. Il pop-up rimarrà aperto per due mesi, offrendo uno spazio dinamico in cui moda e arte si incontrano. Un’occasione per costruire relazioni autentiche, come sottolineato ancora da Vavalà: «Senza community non esiste dialogo vero. La mia community è parte del mio viaggio, non sono solo spettatori ma protagonisti insieme a me».















































