A Guide to All Creative Directors

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Perché nella moda c’è un divario così grande tra artigiani e creativi?

La moda ha messo da parte la manifattura

Perché nella moda c’è un divario così grande tra artigiani e creativi?  La moda ha messo da parte la manifattura

Le immagini sono fuorvianti e insicure. Chissà quante persone su Instagram  raccontano una finta conoscenza attraverso l’abuso di fotogrammi dei quali, loro stessi, non conoscono il significato ma ne sfruttano i connotati per innalzare il proprio status culturale. Nell’economia dell’esperienza, la vendita avviene prima di tutto attraverso le emozioni più che tramite il lavoro sull’intelletto o il valore intrinseco del prodotto. L'immagine è il medium e il medium è il prodotto. Ci dimentichiamo, sempre più  spesso, che l’universo moda dovrebbe essere governato dagli oggetti in primis e non dall’immagine. Ma perché nella moda oggi esiste un divario così ampio tra gli  artigiani e chi lavora nell’immagine? I brand che producono contemporaneamente immagini e prodotti, oramai, sembrano aver messo da parte la manifattura. Basti pensare agli infiniti studi che si fanno durante al progettazione e nei quali, alla base, ci sono prove per capire come apparirà il capo di abbigliamento nelle immagini e-commerce. Ecco il rovescio della medaglia: gli artigiani sono relegati anch'essi a immagine, perfetta per le campagne pubblicitarie ma meno utile di quanto si creda, mentre la loro conoscenza va scomparendo ogni giorno di più e non viene tramandata alle nuove generazioni.

Il divario tra artigiani e chi comunica attraverso l’immagine è immenso sia in termini di gratificazione che di semplice remunerazione. Nella realtà, questi due mondi quasi non si conoscono e non si parlano. Capita spesso di sentire fotografi o direttori dell’immagine che lavorano sulle campagne di oggetti che non sanno neanche da dove provengano e le problematiche che portano con sé, tra distretti di produzione chiusi e fermi da molti anni. Eppure, nelle antiche botteghe, durante i quattordici anni di gavetta obbligata per diventare maestri la fase della creazione con le mani, quella della comunicazione e del rapporto con il cliente facevano parte dello stesso percorso professionale, altrimenti era impossibile conoscere e percepire la totalità e la complessità del mestiere. Oggi i direttori artistici conoscono in minima parte come si costruisce una scarpa, una disattenzione che amplia ulteriormente il fenomeno dell'abbandono dell'artigianato e il distacco del sistema dalle persone che producono effettivamente i prodotti. Soprattutto in questo momento di crisi la moda dovrebbe guardarsi indietro per salvaguardare la manualità, sempre più in difficoltà e sempre più rara, fondamento di questo sistema.

Prima del Covid moltissimi trend forecaster come Li Edelkoort ci esortavano a correre ai ripari e ripartire dalla conoscenza tecnica di costruzione per riappropriarci dell’artigianato e apprezzare e salvaguardare la creazione umana, a discapito dell artificializzazione del contemporaneo. La soluzione potrebbe risiedere in un cambiamento di abitudini tra i professionisti del settore: prima di entrare nel mondo della comunicazione della moda, qualsiasi direttore artistico o creativo dovrebbe vivere, anche solo per un breve periodo, un’esperienza diretta all’interno di un’azienda manifatturiera. Attraverso workshop o esperienze fisiche, lontano dalle grandi capitali centralizzate, si potrebbe riscoprire il valore delle realtà produttive italiane, spesso situate nelle periferie del Paese nei grandi e piccoli distretti industriali che ancora oggi rappresentano una grande ricchezza per la industry. Forse allora muterebbe anche lo sguardo dei creativi, il modo stesso di raccontare l’oggetto del desiderio. Non più l'eco di immagini indistinte, sempre uguali a sé stesse, prive di un’anima, ma una voce capace di restituire sfumature, di rompere l’inerzia di campagne pubblicitarie che, nella loro monotona uniformità, scivolano via oggi senza lasciare traccia.