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Chiara Ferragni è stata rimossa dal consiglio di Tod's

Ma il gruppo afferma che la decisione segue la scadenza del suo mandato

Chiara Ferragni è stata rimossa dal consiglio di Tod's  Ma il gruppo afferma che la decisione segue la scadenza del suo mandato

È un altro giorno di chiusure per Chiara Ferragni, il cui nome non è apparso nella lista dei nove candidati proposti come membri del consiglio di amministrazione della società che l'azionista di maggioranza di Diego Della Valle & Co. La rimozione di Chiara Ferragni dal board di Tod’s si aggiunge a alla lista interminabile di notizie legate allo scandalo Balocco che ha visto protagonista l’imprenditrice digitale da 29 milioni di follower, anche se sono stati tolti anche l’ex presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo e Luigi Abete. Il gruppo ha chiarito che la decisione è stata presa perché «non solo Chiara Ferragni ma tutti i membri del Consiglio di Amministrazione di Tod's SpA sono giunti alla naturale scadenza del loro mandato» di tre anni. 

Non ci sono indizi che legano la rimozione dell’imprenditrice dal consiglio di amministrazione della società allo scandalo Balocco, ma sia la decisione da parte di Tod’s di separarsi da Ferragni che quella di brand come Safilo Group, Coca Cola e Pigna di interrompere la collaborazione con l’influencer arrivano poco tempo dopo l'inizio dell’inchiesta. Il gruppo produttore di occhiali da vista ha interrotto la partnership con Ferragni per primo, specificando in una dichiarazione che la controparte «ha violato i codici etici dell’azienda» e che «il suo comportamento non rispetta i principi di buona fede e di condotta di Safilo». L’arrivo di Ferragni nel consiglio di amministrazione di Tod’s contribuì sostanzialmente alla crescita del brand. Le azioni della società subirono un balzo eccezionale in borsa, un fenomeno poi chiamato “Effetto Ferragni” dato che influenzò alla stessa maniera anche l’immagine di altri brand, come gli Uffizi di Firenze. A soli tre anni di distanza, il governo ha approvato una “Legge Ferragni” per regolamentare le operazioni commerciali di beneficenza.