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Che vuol dire avere una “iPhone face”?

E c’entra il cinema, non i clienti di Apple

Che vuol dire avere una “iPhone face”? E c’entra il cinema, non i clienti di Apple

Avete mai avuto la sensazione che un attore non appartenesse alla finzione storica di un film? Se in passato questo fenomeno era abbastanza raro (pensate a Ben Affleck e Gwyneth Paltrow in Shakespeare in Love o ad Angelina Jolie in Alexander) oggi la frequenza con cui dei volti estremamente moderni appaiono in film storici è assai aumentata, tanto che da qualche anno l’espressione “iPhone face” o “smartphone face” è entrata nel gergo di Internet per indicare tutti quegli attori che sembrano fuori posto nel passato, o a cui sono stati mantenuti make-up e capelli moderni creando una nota dissonante nel film. Il primo caso d’uso a cui è possibile risalire e sul quale concordano diverse fonti online è nel 2019, quando un utente Twitter disse che Timothée Chalamet e Lily Rose-Depp erano un casting sbagliato per il film storico The King, ambientato nel Medioevo, proprio perché entrambi avevano delle facce che sembravano al corrente di cosa fosse un iPhone. Nel tempo l’espressione è stata anche utilizzata per Dakota Johnson in Emma, Florence Pugh in Piccole Donne (nello stesso film, Chalamet invece sembrava molto nella parte) ma anche Millie Bobbie Brown in Enola Holmes e Damsel, Nicole Kidman in The Northman, Matt Damon in The Last Duel oppure l’intero cast di Rings of Power. La conversazione è riemersa di recente grazie al successo della commedia indie The Holdovers e la rapida ascesa della sua giovane star, Dominic Sessa che ha fatto innamorare un po’ tutti e di cui Paul Giamatti ha detto: «Guarda il viso di quel ragazzo, sembra uscito dal 1972». L’intero cast del film, che ha ricevuto un premio collettivo ai BAFTA, è considerato come l’antitesi di questo tipo di volti troppo moderni – ma da dove deriva l’impressione che un viso al cinema sia “troppo moderno”?

La domanda è interessante e infatti tanti se la sono chiesta nei forum di Reddit e Quora. Il consenso generale, ponderando le diverse opinioni dei vari utenti, riguarda principalmente la cosmesi: sopracciglia troppo fini, make-up troppo sofisticati o mal dissimulati, acconciature moderne o comunque lontane anni luce dagli stili dell’epoca, denti perfetti o troppo sbiancati, anacronistiche tinte dei capelli, tracce di filler e chirurgia plastica ma anche l’eccessiva pulizia. In alcuni casi c’entrano anche l’altezza e l’impostazione fisica: se di recente attori come Jacob Elordi sono riusciti a rompere quella convenzione che voleva attori di altezza molto media nel cast dello stesso film, non solo farlo “diventare” Elvis per il recente film di Priscilla ha richiesto un riadattamento dell’intero set (Elordi superava Elvis in altezza di 14cm) ma dargli un look ottocentesco o seicentesco, nel caso in cui girasse un film storico, lo renderebbe a dir poco bizzarro. Nel caso di Elordi, però, l’espressione “iPhone face”, ovvero di chi sa cos’è un iPhone, si tramuta in “Instagram face”, che è un concetto adiacente e significa quel viso, fisico e aria generale che ricordano troppo da vicino un influencer di Instagram che si somigliano tutti tra loro. Proprio come nel caso della “iPhone face”, il dibattito sulla crescente somiglianza tra i “professionalmente belli” di Instagram è iniziato nel 2019 e riguardava nello specifico gli influencer ma già nel 2013 si leggeva sul magazine The Daily News: «Lo sbiancamento dei denti, la chirurgia plastica, i piercing, l'allenamento con i pesi, l'alimentazione sana e lo yoga hanno reso difficile trovare il perfetto interprete per film d'epoca. Se a ciò si aggiunge la natura inesorabile dei video ad alta definizione su cui vengono realizzati e visti sempre più film e l'emergere di un pubblico visivamente esperto, si ottiene spesso una ricetta per la dissonanza storica».

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Da qualunque lato si guardi la questione, comunque, sembra esserci stata una rottura tra il livello di attrattività che l’industria richiede ai suoi attori, che ormai praticamente lavorano tanto sui social che al di fuori, e l’esigenza di realismo che invece viene da un pubblico cronicamente online e che inizia a mostrare, forse involontariamente, la fatica derivante dal vedere gli stessi connotati idealizzati spalmati in tutto il proprio feed. La chiave di tutto sembra essere da un lato il make-up e l’hairstyling; e dall’altro la volontà artistica di assumersi il rischio di una rappresentazione realistica ma potenzialmente respingente. Un tempo, in effetti, esisteva la categoria dei "caratteristi", ovvero attori dotati di una fisionomia particolare che servivano proprio per equilibrare l'irrealtà dei look perfetti dei protagonisti. Ma oggi quegli attori praticamente non si trovano più. Molti dei casi di film “inesatti” che abbiamo citato in partenza, in effetti, appartengono a quel filone storico-teen di cui fanno parte serie come Reign, The White Queen, Dickinson, gli italiani La legge di Lidia Poët e Luna Nera in cui una ricetta fatale di allocazione del budget, volontà di capitalizzare sulla bellezza fisica dei protagonisti e anche un certo livello di noncuranza della produzione creano davvero l’effetto di una recita moderna in costumi storici. Probabilmente, la modernità dei look di molti protagonisti fa parte anche della “digeribilità” del prodotto da parte del pubblico: davvero vorremmo vedere un Timothèe Chalamet sporco e sdentato in un film sul medioevo o preferiremmo sacrificare la verità storica in nome dell’estetica? La domanda è bruciante – ma dopo tutto, forse anche quella che fotografiamo ogni giorno nei nostri selfie è una “iPhone face”.