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Tutti i modi in cui Pantone sceglie il colore dell'anno

Vi ricordate il Very Peri?

Tutti i modi in cui Pantone sceglie il colore dell'anno  Vi ricordate il Very Peri?

Da oltre vent’anni, ogni dicembre Pantone annuncia quale sarà il Colore dell’anno. È un pronostico sulla tinta che più influenzerà i dodici mesi successivi all’interno del mondo della moda e del design, tra gli altri. Ma è anche e soprattutto un tentativo di cogliere e sintetizzare, in una sola colorazione, il mood di quel preciso momento storico. «Quello che facciamo è cercare di sentire lo zeitgeist» ha spiegato al New York Times Leatrice Eiseman, la persona che si occupa di selezionare il Colore dell'anno. «Per noi non è necessariamente quello di tendenza, ma l’espressione di un modo di sentire, un’attitudine». L’iniziativa prosegue ininterrotta dal 1999, e negli anni si è trasformata in un vero e proprio fenomeno popolare, tanto atteso quanto ripreso su social network e giornali. La sua invenzione è stata anche una brillante strategia di marketing che ha fatto la fortuna del marchio – oggi, oltre ad essere diventato un’istituzione nel suo campo, Pantone è ampiamente riconosciuto in tutto il mondo.

Scegliere il colore dell’anno richiede un lungo lavoro da parte di Eiseman e del suo team, che per dodici mesi analizzano quello che succede nella moda, nella cosmetica, nell’urbanistica, nell’architettura, e nel design, tra le altre cose – viaggiando, leggendo e incontrando progettisti, artisti, stilisti e trend-forecaster. Allo stesso modo vengono esaminate le palette di film e serie tv usciti durante l’ultimo anno, e viene tenuta traccia dei fatti di attualità più rilevanti, così come degli argomenti di cui si discute sui social network. Alla fine, Pantone sintetizza tutte queste informazioni e impressioni in un singolo colore in grado di rappresentarle a pieno. Il Colore dell’anno 2021, ad esempio, comunicava l'integrazione tra reale e virtuale, in riferimento alle prime discussioni su larga scala in merito al Metaverso e al Web3.

La storia di Pantone

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Quella che oggi è conosciuta come Pantone nacque negli anni Cinquanta, in New Jersey, ed era una comune impresa che produceva pigmenti colorati. Nel 1956 fu assunto il chimico Lawrence Herbert, che semplificò la produzione di inchiostri dell’azienda rilevandola qualche anno più tardi. Dopo averla rinominata Pantone, nel 1963 Herbert introdusse il Pantone matching system, in cui ogni singolo colore veniva indicato con una serie di numeri, riproposti tutti insieme in una mazzetta – diventata poi celebre e molto riconoscibile. Questa soluzione contribuì a far conoscere la società anche al di fuori degli Stati Uniti: designer e aziende di Paesi diversi potevano infatti accordarsi in modo chiaro, facile e veloce su quale tinta utilizzare, cosa che fece diventare Pantone un punto di riferimento per gli stessi addetti ai lavori. Nel 1985 la società assunse come consulente l’esperta di colori Leatrice Eiseman e la mise alla guida del Pantone Color Institute, una sezione dell’azienda che si occupa di fare previsioni sui colori, di consigliare ai brand quali tinte scegliere per i propri prodotti, e che per l’appunto oggi seleziona il Colore dell’anno. Eiseman guida tuttora questa divisione di Pantone: nel frattempo ha scritto vari libri sui colori, diventando una vera e propria autorità in merito, e ha collaborato con diverse firme molto importanti, aiutandole a cogliere l’esatta tinta del loro marchio – è a lei che dobbiamo ad esempio l’azzurro Tiffany e l’arancione Hermès.

Come Pantone sceglie il colore dell'anno 

Nel 1999, l’avvicinarsi del nuovo millennio spinse il fondatore di Pantone a chiedere a Eiseman di selezionare un colore per guardare con speranza al futuro. Per la sua capacità di infondere calma e senso di pace, si optò per il ceruleo (precisamente il Cerulean Blue 15-4020), un azzurro pastello che ricordava il cielo in assenza nuvole. La scelta era anche una risposta alla predominanza in quegli anni delle tinte scure, tra cui il nero e il marrone. L’annuncio del ceruleo come primo Colore dell’anno, inaspettatamente, venne accolto con grande entusiasmo dai giornali, a tal punto che l’azienda decise di lanciare e riproporre questo format ogni anno. A farci caso, il ceruleo è lo stesso colore del maglioncino indossato in una celebre scena de Il diavolo veste Prada, per dimostrare come decisioni prese ai piani alti delle aziende – in questo caso di moda – finiscano per influenzare piccoli aspetti della vita delle persone, senza che queste se ne rendano realmente conto. Un po’ come accade per l’appunto con la scelta del Colore dell’anno, che ha ricadute concrete – e a volte indirette – sul settore fashion e sul design, tra i tanti ambiti. A Pantone si deve il merito di essere riuscito a rafforzare l’iniziativa, facendole superare la prova del tempo grazie  anche a numerose collaborazioni. Nel 2013, il Colore dell’anno, lo Smeraldo, finì ad esempio in una collezione di prodotti di bellezza realizzata con Sephora. In questo senso l’azienda ha anche aperto una divisione, Pantone Lifestyle, che produce oggetti di design le cui tinte sono indicate secondo la numerazione che ha reso celebre il marchio, e che funge da ulteriore megafono per comunicare il Colore dell’anno.