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Tutti i designer ospiti alla prossima edizione di Pitti Uomo

Un paradiso della moda indie

Tutti i designer ospiti alla prossima edizione di Pitti Uomo Un paradiso della moda indie

L’edizione invernale di Pitti Uomo, ormai divenuto sempre di più una sorta di pre-fashion week maschile, che si svolgerà dal 9 al 12 gennaio 2024 ha annunciato nel corso delle scorse settimane una sorprendente lista di designer indipendenti che animeranno la sua programmazione. Il nome più recente è quello di Achilles Ion Gabriel, attuale direttore creativo di Camper, che farà debuttare il proprio brand eponimo con una collezione di abbigliamento, calzature e accessori. Ci saranno poi i due Guest Designer dell’edizione, i già noti S.S. Daley e Luca Magliano, due nomi emergenti già apprezzatissimi e, per la sezione Designer Showcase, ci sarà il ritorno in passerella di Todd Snyder, che non organizzava uno show da quattro anni. E se ogni anno da Pitti Uomo emerge un nuovo nome che a sorpresa si eleva sopra gli altri (il caso più notevole degli ultimi anni deve essere Chateau Orlando, di cui tutti parlavano lo scorso gennaio) questa line-up promette grandi cose per l’edizione che verrà.

Ecco dunque uno sguardo più approfondito sui vari designer indie protagonisti di Pitti Uomo

1. Todd Snyder

Todd Snyder ha fondato il suo marchio eponimo nel 2011, creandosi una nicchia distintiva nell’industria con uno stile che fonde senza soluzione di continuità la sartorialità britannica con i classici americani. Originario dell'Iowa, lontano dai tradizionali centri della moda, il design di Snyder emana un fascino antico, le sue collezioni rappresentano un equilibrio armonioso sartoria, workwear, abbigliamento militare e sportivo. Ispirato dalla sua ammirazione per Ralph Lauren, l'estetica di Snyder rilegge i codici del vintage rinnovandoli. Anni fa, Snyder ha rivitalizzato J.Crew durante la sua direzione creativa, soprattutto con l'innovativo concetto di "Liquor Shop" che ha fuso in modo impeccabile i prodotti di J.Crew con collaborazioni con Timex e Red Wing, tutti classici americani, in un ambiente simile a un bancone bar. Il designer ha da tempo rinunciato a sfilate e vendita all’ingrosso e si interfaccia direttamente sui clienti dal suo sito, ha ottenuto un grande successo in Giappone fino al 2015, quando ha chiuso i suoi negozi dopo l’acquisizione da parte di America Eagle Outfitters ed è destinato a superare i 100 milioni di dollari di vendite quest'anno. Mentre Snyder si prepara a rientrare nel mercato all'ingrosso ed espandersi a livello internazionale, il suo ritorno sulla passerella di Pitti segna una mossa strategica per consolidare la presenza globale del suo marchio.

2. S.S. Daley

Nato a Liverpool, Steven Stokey-Daley, di 26 anni, è stato il vincitore del prestigioso LVMH Prize for Young Designers nel 2022, grazie alla sua ridefinizione delle tradizionali narrazioni di classe britanniche attraverso una prospettiva queer. I suoi abiti sono una reinterpretazione matura ed espressiva della rigorosa sartoria inglese. Il suo approccio teatrale (nell’ultimo show aveva sfilato Ian McKellen) supera le divisioni socio-politiche, offrendo una prospettiva fresca sulle intersezioni di classe e identità attraverso la reinterpretazione gender-fluid delle uniformi storiche dell'alta società, con pantaloni a gamba ampia e camicie ricamate.  Laureatosi presso l'Università di Westminster, Stokey-Daley ha attirato l'attenzione di Harry Styles, che ha indossato la sua collezione di laurea nel video musicale Golden. Daley, che ha ufficialmente fondato il suo marchio nel 2020, attribuisce l'esistenza del suo brand proprio a Styles e allo stylist Harry Lambert. Il debutto di Stokey-Daley alla London Fashion Week nel settembre 2021 si è ispirato alla sartorialità britannica e ha esplorato temi come la classe sociale, l'ineguaglianza, la vita scolastica, il risveglio sessuale e l'omosessualità ottenendo numerosi riconoscimenti e rendendolo uno dei favoriti della scena indie di Londra. 

3 . Luca Magliano

L'annuncio della partecipazione di Luca Magliano al Pitti ha coronato un annus mirabilis per il designer di Bologna, il cui brand ha guadagnato sempre più risonanza sulla scena milanese nelle ultime stagioni e che ha ricevuto il Karl Lagerfeld Special Jury Prize al LVMH Prize for Young Fashion Designers. Curiosamente, il debutto in passerella di Magliano era avvenuto proprio presso la Dogana di Firenze durante Pitti Uomo nel 2018 prima di entrare nel calendario della Milan Fashion Week. Dopo la laurea a Bologna, Magliano ha fatto le sue prime esperienze nel team di Alessandro Dell’Acqua a Milano prima di tornare a Bologna nel 2013 per collaborare con Manuela Arcari sulla Ter et Bantine. Nel 2015, ha lanciato il brand I Was Naked, presto chiuso, e l'anno dopo Arcari, che è anche la presidente di Arcari e Co., gli ha offerto l'opportunità di produrre la propria linea in licenza facendo nascere il marchio Magliano. Dopo aver vinto Who Is on Next? Uomo di Vogue Italia nel 2017 e aver debuttato al Pitti Uomo, il suo stile si è trasformato in un menswear permeato da una tradizionalità rustica e vissuta, esaltando umili archetipi dell'abbigliamento come la giacca da lavoro, i cappotti surplus dell'esercito e le calzature di sicurezza ponendo l'attenzione su un’italianità “vera”, lontana dalle versioni idealizzate o dall'usuale immagine cartolina "La Dolce Vita. Piuttosto che puntare a vestiti e stili di vita aspirazionali, lo stilista mostra la bellezza nel realismo, in un esercizio che strizza un occhio al movimento cinematografico neorealista italiano. 

4 Achilles Ion Gabriel

Achilles Ion Gabriel è diventato celebre come direttore creativo di Camper. Nella sua tenure, il designer ha portato Camper a trovare un nuovo riconoscimento nell’industria della moda a forza di divertimento avanguardista e surrealismo. Il calzolaio finlandese (proprio un calzolaio, non un designer, perché chiunque può progettare scarpe ma lui sa come costruirle da zero) ha sviluppato fin da giovane un precoce interesse per i materiali, il design, l’architettura e il savoir faire artigianale. Una combinazione perfetta per Camper, marchio storico di Majorca, che lui ha rivitalizzato non tanto cancellando quanto c’era stato prima di lui ma sfruttando l’eccellenza artigianale per spingere in avanti ciò che una scarpa poteva essere, per rendere le scarpe divertenti, riconoscibili ma anche accessibili. Proprio questa combinazione ha portato il brand a rivolgersi a una generazione di giovani clienti fashion-savy ma poco innamorati dell’estrema commercialità del lusso. Caso abbastanza raro nella moda, Camper è diventato un brand amato e rispettato dagli insider anche senza affidarsi a sfilate o celebrità, solo alla sua community.