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Il Gorpcore secondo i Maranza

E quel full look Arc'teryx di Rondodasosa

Il Gorpcore secondo i Maranza E quel full look Arc'teryx di Rondodasosa

Mattia Barbieri, in arte Rondodasosa, ha da poco collaborato con Drake per la nuova collezione del marchio di abbigliamento del rapper canadese OVO. Uno dei personaggi più discussi, criticati, a tratti forse odiati dalla scena hip-hop e dalla propaganda politica italiana, è riuscito in poco tempo (e con pochi brani) a scalare le classifiche e raggiungere un traguardo che alcuni artisti possono solo sognare: comparire nelle Instagram Stories di Drake. È innegabile che, nonostante le critiche, lo stereotipo del maranza applicato a Rondo, un retaggio dei racailles francesi e una versione più blanda dei gangster-rapper americani, abbia attecchito tanto che il suo look, ad oggi, ha più voce in capitolo della sua musica. Eppure, l’outfit blu cobalto e il beanie di Arc'teryx con cui ha accolto Drake erano una declinazione in chiave gorpcore delle semplici tute Nike con cui siamo abituati a vederlo. Che sia l’inizio di una redenzione, perlomeno estetica, per la nuova generazione di rapper-maranza?

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Ma partiamo dal principio. Il termine "maranza" nasce nella Milano degli anni ‘80 come sinonimo di “coatto” o “tamarro”. Ad oggi indica ragazzi che si muovono generalmente in gruppo con l'intento di dar fastidio a turisti e coetanei, commettendo furti e creando disagi, i classici “bulletti” dalla periferia con una propensione per il crimine. Lo stereotipo, virale su TikTok, del “maranza” da manuale gira sempre in tuta, acetata o tech, jersey di calcio e smanicato, cappellino o bandana, completano il look collane dai volumi esagerati, Nike Tn e un borsello a tracolla, solitamente Gucci o Louis Vuitton, spesso falso. Wired Italia sottolinea come il termine abbia assunto col tempo una duplice accezione: «la prima, legata appunto a questo vandalismo del branco (che a Riccione comunque non si è ripetuta nelle stesse proporzioni di Peschiera del Garda), la seconda, quasi folcloristica, in cui si mira a ironizzare sul loro abbigliamento e modi di fare». Ciò che accomuna Baby Gang, Simba la Rue, Jordan Jeffrey, Gallagher, Traffik, Ski & Wok, astri nascenti del panorama musicale, alcuni di talento altri un copia-incolla di uno stereotipo fin troppo diffuso, è, oltre al look e alle droghe, una passione per le visite in caserma. Il modello di riferimento? I london scammer, un’evoluzione dei roadman e l’equivalente inglese dei maranza, di cui Central Cee è il capostipite, il re delle tute da ginnastica, dei berretti, dell'intramontabile puffer e dei pantaloni a vita bassa con boxer a vista. 

Uno stile che - fatta eccezione di qualche devianza high fashion, come la catena con logo Chanel in brillanti (a sua detta l’insieme delle sue iniziali), un full look Chrome Hearts e degli accessori Marni - piuttosto che puntare sull'aspirazionale, offre vestibilità replicabili. Un esempio calzante è l'apparizione del rapper ai British Fashion Awards con indosso un’umile giacca Quechua e dei joggers Nike (che con fierezza ha detto di aver preso da Decathlon), controbilanciati da una beltbag di Dior. Mentre altri avrebbero potuto vacillare in un contesto simile, o sentirsi fuori luogo, Central Cee è apparso del tutto indifferente in mezzo a un mare di abiti da sera, scegliendo di restare fedele al suo stile a discapito delle situazioni sociali. "Sempre in Quechua. Taglia M Quechua. Taglia M Kipsta", dicevano Stavo e Zed di 13 Block nel 2018. E Central Cee sui red carpet dimostra che niente è cambiato. È il gorpcore low cost che siamo abituati a vedere per le strade di Marsiglia, Londra e Rozzano, tanto nelle periferie quanto sui set dei video rap, che con Rondo in Arc'teryx raggiunge nuovi livelli di sofisticazione, ma resta sempre fedele a se stesso (e ai maranza).