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Vogliamo portare la funzionalità tra le strade, intervista ad Argu Secilmis di Napapijri

L'evoluzione del brand, dalla montagna allo streetwear

Vogliamo portare la funzionalità tra le strade, intervista ad Argu Secilmis di Napapijri L'evoluzione del brand, dalla montagna allo streetwear

Funzionalità e performance tecniche, ma anche stile e un segno indelebile nell'immaginario collettivo. Quando si parla di Napapijri si entra all'interno di quella sfera dei brand capaci di diventare un tutt'uno con intere generazioni, superando una categorizzazione che mai come in questo caso sembra stare stretta al brand. In occasione dei festeggiamenti dei 35 anni di Napapijri abbiamo incontrato Argu Secilmis, Vice President, Merchandising, Design and Marketing, che ci ha raccontato la storia del marchio e i suoi piani futuri.

Nel 1990 è stata creata l'iconica giacca Skidoo, ancora oggi uno dei modelli outerwear più rivoluzionari di tutti i tempi. Come siete riusciti a rinnovare i modelli iconici nel corso del tempo?

AS: Lo scopo di questa giacca era originariamente pensata per l'esplorazione delle montagne e alla fine è diventato un capo di tendenza. Quello che stiamo cercando di fare ora è aggiornare la giacca con nuovi design e materiali sostenibili, come il nylon, insieme a tessuti per creare maggiore impermeabilità. Stiamo collaborando con Cordura per la durata e la aggiorniamo ogni anno per creare novità. È in arrivo una nuova versione con full zip e per la prossima stagione creeremo nuovi materiali completamente impermeabili.

Nel 2005 il marchio ha aperto un negozio a Monaco e un altro a Berlino nel 2007. Il 2012 è un anno cruciale per l'azienda, con l'apertura del 100° negozio a Stoccolma e di un flagship shop a Seoul. Dove ha intenzione di espandersi Napapijri oggi?

AS: Napapijri, come molti altri marchi, ha subito un impatto negativo a causa del coronavirus, quindi stiamo cercando di riconquistare il nostro mercato con i negozi attuali e i nostri programmi di wholesale. Il nostro obiettivo è creare una stabilizzazione e una sequenza. Saremo molto selettivi piuttosto che aggressivi con le aperture di negozi, con una particolare attenzione alle città del Regno Unito settentrionale, come Manchester. Attualmente il Regno Unito settentrionale è il nostro mercato principale, mentre valuteremo nuovamente le opportunità in Francia e Germania.

La sensibilizzazione alle tematiche ambientali e legate alla sostenibilità rimane un pilastro  fondante della filosofia di Napapijri. Quanto è cambiata la percezione dei consumatori su questo tema? E come potrebbe influenzare la vostra strategia?

AS: Il primo punto che vorrei sottolineare è che riteniamo che i consumatori di oggi non siano così istruiti come vorremmo. Per questo motivo vorremmo aumentare la sensibilità dei consumatori nei confronti della sostenibilità. Il secondo punto ha a che fare con la questione dei materiali e stiamo introducendo nuovi programmi, come la tracciabilità, in cui esaminiamo più da vicino il modo in cui il prodotto viene realizzato e i processi a cui viene sottoposto al fine di garantire il prodotto più sostenibile. Il terzo punto che vogliamo affrontare è il nostro approccio al cotone. Attualmente stiamo cercando di passare dal cotone BCI/organico al cotone rigenerativo, collaborando con VF Corp per essere all'avanguardia e per espanderci ed eccellere in questo campo.

Nel 2010, il marchio ha introdotto The Denim Project, una capsule collection composta da cinque paia di jeans e una giacca dall'effetto vissuto. Ogni capo risulta diverso dagli altri per via delle diverse vestibilità e dei diversi trattamenti. Questa volontà di sperimentare con la lavorazione dei materiali è ancora nel DNA del marchio?

AS: Sul denim, non necessariamente. Vogliamo rappresentare una moda più funzionale, ispirarci al gorpcore ma portare questa moda tra le strade. Questo di solito richiede tipi di materiali che hanno poco a che fare con il denim, quindi non stiamo pensando di puntare su questo aspetto in questo momento.

Nel 2017 è stata lanciata una capsule collection ispirata all'hip-hop degli anni '90 in collaborazione con Martine Rose. Che importanza e che valore attribuisce oggi alle collaborazioni?

AS: Martine Rose ha lavorato in modo fantastico per il nostro brand. Abbiamo creato un valore aggiunto raggiungendo un nuovo consumatore, come dimostra il rapido sold-out della collezione. Vogliamo trarre insegnamento dalla collaborazione Martine Rose e portarlo nella linea principale. Le collaborazioni mantengono il marchio aperto a nuove esperienze e approcci. Un modo diverso e potente di esprimersi. Ecco perché sono importanti per noi. Per questa stagione invernale abbiamo unito le forze con Fiorucci e LUISAVIAROMA, e per le prossime stagioni verranno lanciate altre collaborazioni interessanti.