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Perchè alcuni designer senior di Nike stanno abbandonando il brand

Quello che succede a Beaverton, rimane a Beaverton

Perchè alcuni designer senior di Nike stanno abbandonando il brand Quello che succede a Beaverton, rimane a Beaverton
Credits: Laurent Bentil
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Credits: Jeremy Alvarez
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La rivista Complex ha di recente comunicato che, secondo alcuni fonti anonime, a partire dallo scorso novembre alcuni dei top designer di Nike abbiano abbandonato il brand. Tra questi ci sarebbe Sergio Lozano, veterano Nike dal 1990 e padre della Air Max 95, e Nate Jobe, uno degli artefici della collaborazione The Ten fra Nike e Virgil Abloh. La lista include anche il direttore del 3D Footwear Design, Chad Knight, e il Global Senior Design Director, Tom Rushbrook. Naturalmente la figura più illustre ad aver lasciato il brand è Lozano, “autore” anche della Air Max 98, della Air Tuned Max e della Air Max 2003 – ma né lui né Nike hanno rilasciato commenti in merito alla separazione. Solo di Chad Knight si conosce il prossimo passo: Head of Cyber-wear per il metaverso Wilder World – oltre che artista NFT. Uno step di carriera che è stato dunque dettato dall’ambizione lavorativa. Ecco cosa ha detto il designer a Complex:

«Voglio aiutare a creare il futuro – un’opportunità che da Nike non c’era visto il disinteresse della vecchia guardia e dell’MBA verso idee che non sono le proprie. Purtroppo non si possono avere idee su un certo ambito se non lo si conosce già prima».

Nuove e vecchie guardie

Al di là della dichiarazione di Knight e delle critiche che essa implica, questo episodio è molto significativo in quanto dimostra una separazione fra la “nuova” e la “vecchia” guardia: da un lato le nuove discipline digitali, il design immersivo in 3D, il metaverso futuristico su piattaforme come Wilder World e la nuova frontiera della creatività digitale; dall’altro il mondo classico e calato nella storia di Beaverton – che in questa storia può diventare qualunque località simbolica che rappresenti un business tradizionale, trans-generazionale ma soprattutto fisico. Non che Nike sia aliena ai cambiamenti, anzi, l’azienda ha da poco aperto il mini-metaverso Nikeland su Roblox – anche se forse è lecito supporre che le ambizioni di Chad Knight siano state più ampie se ha deciso di lasciare la propria posizione all’interno di un brand tanto importante.

L’episodio segnala anche un tanto interessante tanto probabile disallineamento tra desideri e ambizioni dei creativi digitali nei confronti del metaverso e la prudente lentezza con cui i brand si stanno avvicinando al nuovo mercato, interessati da un volume d’affari miliardario, ma memori di quanto certe piattaforme possano essere effimere: basti pensare alla velocità con cui si è persa la memoria di Clubhouse che, agli inizi della pandemia, sembrava avviato a diventare il nuovo social del momento.

Un trimestre difficile

Credits: Laurent Bentil
Credits: Jeremy Alvarez
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L’uscita di questo gruppo di creativi senior da Nike rappresenta l’ultimo episodio di un trimestre sicuramente difficile per il brand di Beaverton. Nel giro di tre settimane, infatti, l’incredibilmente lucrativa collaborazione con Travis Scott è stata sospesa in seguito alla tragedia di Astroworld, ponendo fine forse per sempre a uno degli ultimi titani delle sneaker collab; ma anche la nuova release della Off-White™ ️Nike Blazer Low è stata messa in stand-by in seguito alla morte di Virgil Abloh mentre, nel resto del mondo, i ritardi nella supply chain hanno portato a una cancellazione di ordini in massa oltre che a problemi nella produzione industriale di sneaker. Nulla da cui il brand non possa riprendersi nel giro di un trimestre, chiaro, specialmente considerato come l'ultima collabo con Off-White™ sia stata posposta e non annullata - in una maniera non dissimile dalla collabo con Kobe Bryant che giunse in store sei mesi dopo la data prestabilita.