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Cosa è stato Virgil Abloh per la Gen Z Italiana

Un ricordo del designer che ha cambiato lo streetwear

Cosa è stato Virgil Abloh per la Gen Z Italiana Un ricordo del designer che ha cambiato lo streetwear

Cosa succede quando sblocchi il telefono, entri su Instagram e vedi un post che annuncia la morte del tuo designer preferito? Non l'ho saputo fino a ieri, anche se, allo stesso, tempo neanche ora che sono passate delle ore sento di averlo capito fino in fondo. L'eredità lasciata da Virgil Abloh è preziosa: dalla sua laurea in architettura, fino alla fondazione di Off-White e alle ultime collaborazioni con Mercedes-Benz o Braun, il designer americano ha fatto sognare migliaia di giovani senza distinzione di genere o etnia. Ho sempre pensato che se lui potava fare bene tutto quello che faceva, allora anch'io avrei potuto: “le coincidenze - diceva - sono fatte di energie che si incontrano e si muovono verso lo stesso obiettivo", il loro verificarsi dipende da noi, non dal caso, dunque penso che non possa essere una coincidenza che sia toccato proprio a me scrivere di lui così tante volte, anche ora, dal cellulare, sulle note del telefono, con quella candida semplicità che lui avrebbe approvato senz'altro proprio perché diversa - chi mai scriverebbe un articolo sulle note del telefono? Beh, forse solo un fan di Virgil Abloh.

Virgil Abloh è un bene comune, condiviso, una fonte d'ispirazione per una generazione di creativi e artisti, una delle personalità più influenti e visionarie dello scorso decennio. La sua più grandi virtù era la capacità di infondere fiducia e tranquillità in chiunque lo seguisse, il suo profilo Instagram aveva un po' le sembianze di un moodboard, ed è triste pensare che da oggi probabilmente non sarà più aggiornato, mentre proprio su Instagram tanti colleghi, amici e fan lo stanno ricordando, parlano della sua grande umanità, del suo animo gentile, di come fosse in grado di toccare le persone nel profondo. Sicuramente l’ha fatto con tanti ragazzi e ragazze, con le sue didascalie motivazionali e la sua personalità travolgente. Diceva che per ricreare qualcosa, un paio di sneakers per esempio, bastasse lavorare sul 3% di quel item per rivoluzionarlo, anche solo smuovere un dettaglio era fondamentale per generare qualcosa di inedito. Spesso si dice che la fortuna di Virgil Abloh sia sempre stata quella di collaborare con le persone giuste al momento giusto, ma sono state quelle stesse persone a essere state fortunate a collaborare con Virgil: Kanye West è stato illuminato dal suo lavoro, uno dei suoi primi soci sin dall'inizio, che per lui ha lavorato come consulente e direttore artistico anche sulle cover di Watch The Throne e Yeezus.

Il vuoto che lascia il designer di origini ghanesi è enorme. Per la Gen Z Virgil è stato un punto di riferimento, un eroe, perché se un ingegnere di colore riesce a diventare il creative director di una delle maison più importanti del mondo senza aver mai studiato moda, allora per te, per noi, tutto diventa possibile. Abloh ha giocato con la curiosità degli adolescenti, tessendo trame sempre più interessanti e portando lo streetwear a un livello superiore, non più vestiti, ma trasposizioni di idee. Il culto generato nella community di appassionati di streetwear in Italia attorno a Virgil Abloh, che a Milano ha anche deciso di stabilire gli headquarters di Off White, è senza precedenti: dal 2017 a oggi, tutti vogliono una Nike x Off-White, che sia una sneakers o una felpa della capsule collection. Sono decine gli utenti che ogni giorno pubblicano post di vendita con un item dell’infinita collaborazione tra il brand di Beaverton e Off-White o The Ten, sinonimo di come Virgil abbia ampiamente centrato il suo obiettivo con la collabo, perchè se la gente è ancora affamata di qualcosa che è già stato realizzato da tempo, evidentemente trascende il concetto stesso di tendenza: è uno staple che rimane alla storia. 

Virgil era esattamente come noi, un ragazzo comune, con una sensibilità per forza di cose superiore alla media, con un’attenzione sconsiderata a tutto quello che lo circondava. E’ vissuto negli Stati Uniti degli anni ‘90, sfrecciando in skateboard nella realtà suburbana di Chicago, è cresciuto costruendosi sui suoi stessi sogni ed è arrivato in alto con le persone che ha incontrato lungo la strada, come lo stesso Kanye West o i compagni del collettivo Been Trill, Matthew M. Williams e Heron Preston. È diventare amico e partner lavorativo dei suoi idoli: Nigo, Pharrell Williams, Hiroshi Fujiwara e tanti altri, guadagnandosi il loro rispetto per il suo enorme apporto alla cultura pop, nella musica come nella moda, nell'arte come in qualsiasi altro campo da lui affrontato nel corso della sua carriera. Un protagonista del clubbing moderno, che indossava Hood by Air prima di Pyrex Vision, Supreme prima di Off-White.

Una generazione di giovani che non si accontentava più della semplice Air Force 1 ha trovato nel designer americano il suo guru, un uomo capace di ripensare l'abbigliamento, e rivederlo in chiave contemporanea. C'è una frase pronunciata anni fa da Virgil che porto nel cuore: "Supreme is my Louis Vuitton", suona quasi pretenziosa, eppure così sincera, riassume in poche parole chi è stato Virgil Abloh, qualcuno che non ha mai sottostimato lo streetwear, che lo ha anzi rivoluzionato rendendolo protagonista delle passerelle. Un uomo che non si è mai negato la possibilità di diventare chi gli dicevano che non sarebbe mai potuto essere, che ha abbattuto i pregiudizi e le gerarchie, ha creato un precedente e ci ha fatto tornare a sognare. Da oggi, parlare di Virgil Abloh non sarà poi così diverso dal parlare di Christian Dior o Yves Saint Laurent

A Virgil Abloh, 

1980 - ∞