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Cosa è sexy oggi?

La crisi del sesso tra iper sessualizzazione e appiattimento culturale

Cosa è sexy oggi? La crisi del sesso tra iper sessualizzazione e appiattimento culturale
Miu Miu SS22
Balmain SS22
Blumarine SS22
Blumarine SS22
Fendace SS22
Bottega Veneta campaign SS19
Bottega Veneta campaign SS19
Photo by Robert Mapplethorpe
Richard Quinn AW 21
Richard Quinn AW 21
Statue by Hajime Sorayama
Statue by Hajime Sorayama
@chloé

“Il mio Blumarine è più sporco, più stronzo, più sexy”- ha commentato Nicola Brognano in riferimento all'ultima collezione di Blumarine. La rinascita della moda Y2K della SS22, portata avanti da brand come Blumarine, Versace, KNWLS, Fendi, Eckhaus Latta e Chanel è stata designata come il grande ritorno della sexyness sulle passerelle. Dopo un ventennio in cui i designer hanno fatto fatica ad approcciarsi al corpo femminile, spesso nascondendolo con shape oversize e vestendolo con capi maschili, forse per nascondere la propria incapacità di formulare un nuova simbologia estetica di potere che non avesse bisogno di attingere al mondo maschile, per tutto il mese della moda le riviste hanno celebrato il riemergere del corpo nudo come se la pelle scoperta fosse un nuovo pattern di tendenza. Pantaloni a vita bassa, ombelichi all’aria e minigonne inguinali sono stati celebrati con titoli come “NYFW: The new american sexy”, “La London Fashion Week è tornata! Ed è più sexy che mai”. Eppure il trend delle ultime passerelle sembra più che altro una vuota reinterpretazione di ciò che è stato considerato sexy in altri anni e oggi viene riproposto in chiave quasi intellettuale, come un compito ben eseguito, invece di andare veramente a cercare - o creare - un nuovo concetto di cosa oggi possa essere considerato sexy. Quello che manca è proprio la forza estetica che negli anni ha permesso alla moda di influenzare il gusto condiviso nell'imposizione di un canone di bellezza comune. Nell'era del post #metoo, della conquista dei diritti da parte della comunità LGBTQ, della ribalta del genderless e del genderfluid, veramente pensiamo che una minigonna sia ancora sinonimo di sexy? Un concetto di erotismo che per di più negli ultimi vent’anni è stato sinonimo di maschilismo, discriminazione o appropriazione culturale. La sensualità è un concetto soggettivo e si manifesta più negli occhi di chi guarda che nel corpo guardato, ciononostante è importante avere dei canoni, dei riferimenti culturali che riflettano il più realmente possibile il concetto di sexyness del post-pandemia, invece di rifugiarsi nella nostalgia idealizzata o peggio ancora nell’autocensura.

Miu Miu SS22
Fendace SS22
Blumarine SS22
Blumarine SS22
Balmain SS22

Non è solo la moda a fare fatica a trovare una nuova definizione di sexyness, il porno, la musica, il cinema vivono lo stesso dilemma. Con OnlyFans e l'iper sessualizzazione della cultura pop, la pelle in mostra non equivale più necessariamente al desiderio: in effetti i livelli di libido sono diminuiti dall'era Y2K del 20% secondo il National Survey of Sexual Attitudes and Lifestyles e meno della metà della popolazione mondiale lo fa una volta alla settimana, confermando forse il timore che la pandemia avrebbe reso le persone ancora meno capaci e desiderose di relazionarsi agli altri e l'estate calda dei vax non ha invertito la tendenza. Secondo alcuni dati raccolti dal Washington Post e riportati da Il Postsi fa meno sesso nella vita e anche sullo schermo, il sito della BBC in proposito ha scritto: «Mentre la società si fa più sessualmente aperta, nei film per il grande pubblico ci sono sempre meno scene di sesso». La sexyness ha a che fare con il limite delle  norme sociali, l'orlo della gonna che si fa ogni decennio un po' più corta o il meme hispter "Questo è sexy" con una ragazza "incoscientemente" affascinante che legge Proust nel metrò in contrasto con le coetanee che nello stesso istante sono ad un rave. Si tratta di un gioco di equilibrismo tra l’erotismo esplicito - che ha per lo più che fare con la carne e il corpo - e il contesto sociale in cui è situato: il sexy è un concetto in evoluzione a seconda del tempo e del luogo in cui si trova. 

Richard Quinn AW 21
Photo by Robert Mapplethorpe
Richard Quinn AW 21
Statue by Hajime Sorayama
Statue by Hajime Sorayama

Oggi, un po' per afasia pandemica un po' per la smania da cancel culture di evitare ad ogni costo il conflitto, le nuove norme sociali in tema di sessualità sono troppo deboli o troppo monolitiche per creare l'effetto sexy. Forse perché non c'è più nessuna norma da forzare? Neanche la sovversione più estrema dura più di 24h nella cultura digitale, che si svolge principalmente online, riproducendo in un loop infinito tutto ciò che piace di più sul feed. La moda, sembrerebbe, non è più “un riflesso della società”, ma dell'algoritmo – il risultato di una cultura appiattita, erotizzata e profondamente capitalista in cui l’attrazione sessuale viene canalizzata a fini esclusivamente commerciali, quasi come se al desiderio verso i corpi si fosse sostituito il desiderio per gli oggetti. Alla crisi della sensualità e della sessualità si accompagna la crisi dei corpi.

@chloé
Bottega Veneta campaign SS19
Bottega Veneta campaign SS19

Quello del corpo, inteso nel senso più empirico e carnale del termine sta diventando un argomento al centro del dibattito sia per il neo-femminismo che per la società in generale, inserendosi spesso in un discorso più ampio sulla fluidità di genere e sulla sessualità. Affrontato in prima persona da nss magazine in occasione della digital cover numero n05 in un film scritto e diretto da Tommaso Ottomano, in cui attraverso la visione di 5 personaggi, ripresi prima vestiti e poi nudi, la carne viene interpretata come il primo strumento che usiamo per costruire la relazione con l’Altro, diventando sia uno strumento che un fine, allo stesso tempo un tempio e una prigione, fonte di piacere e di sofferenza. Un tema centrale anche nel primo libro di Emily Ratajkowski, che ripercorre il successo avuto proprio grazie al suo corpo sin dagli inizi. Nel 2013, nella clip musicale di Blurred Lines, tre ragazze ballavano e leccavano coni gelato con fare ammiccante quasi completamente nude, con mani di gommapiuma e cuccioli di agnelli in braccio mentre si strusciavano contro tre uomini, Robin Thicke, Pharrell e T.I., vestiti invece di tutto punto.

Nel guardarlo a 8 anni di distanza sembra assurdo che un video così insensato possa aver avuto un tale successo, ma soprattutto osservare come la definizione di cosa è sexy sia cambiata così radicalmente dall’immagine di tre corpi che ondeggiano in modo assente accanto a maschi dominanti. Forse per una generazione come la Gen Z che si augura, utopicamente, di superare ogni differenza e categorizzazione, non può più esistere un ideale di sexyness generalmente riconosciuto. Far sembrare e sentire sexy le donne è uno degli obiettivi duraturi della moda, ma ha bisogno di essere presentato come qualcosa che dà potere a chi lo indossa, non più per la gratificazione dello sguardo maschile. Superati gli stereotipi di una società eteronormativa e patriarcale, cosa può definirsi davvero sexy oggi?