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Charaf Tajer di Casablanca potrebbe essere il nuovo designer di Kenzo

Un altro potenziale nome, secondo i rumor, potrebbe essere Marine Serre

Charaf Tajer di Casablanca potrebbe essere il nuovo designer di Kenzo Un altro potenziale nome, secondo i rumor, potrebbe essere Marine Serre
Kenzo FW21
Kenzo FW21
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Kenzo FW21
Kenzo FW21

UPDATE 30/04/2020: Secondo dei rumor che circolano con insistenza da ieri, Charaf Tajer di Casablanca dovrebbe essere destinato a diventare il prossimo direttore creativo di Kenzo. A sostenere l'ipotesi, il fatto che Tajer sia stato finalista del LVMH Prize 2020 e dunque possieda già connessioni all'interno del gruppo, noto per coltivare internamente i propri talenti. Casablanca, inoltre, è uno dei brand più giovani e di maggior successo che hanno cominciato a sfilare alla Paris Fashion Week di recente e le sue collezioni sono state universalmente lodate e, nel giro di sole cinque stagioni, sono approdate in oltre 200 retail di lusso, inclusi Browns, Slam Jam, Mr Porter, Matches Fashion e Luisaviaroma - dimostrando il buon successo di pubblico che ha incontrato le collezioni del designer, che ha anche firmato una delle migliori collaborazioni dell'anno con New Balance.

Se venisse effettivamente scelto, Tajer avrebbe probabilmente il ruolo di riportare il brand Kenzo alla stessa "velocità" dei suoi confratelli di LVMH grazie alla sua sensibilità indubbiamente luxury e alla sua estetica comunque affine a quella del founder Kenzo Takada, specialmente per quanto riguarda la capacità di concepire stampe di successo. Altro nome che circola come potenziale creative director del brand potrebbe essere quello di Marine Serre anche se su questo punto i rumor sembrerebbero meno convincenti.

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Dopo l’annuncio della separazione fra Kris Van Assche e Berluti, giunto la settimana scorsa, anche Kenzo, sempre un brand del gruppo LVMH perde il suo direttore creativo: è Felipe Oliveira Baptista, l'acclamato designer che ha diretto per otto anni Lacoste ed è subentrato a Carol Lim e Humberto Leon alla direzione artistica di Kenzo nell’estate del 2019. La sua tenure da Kenzo è sicuramente stata un bellissimo momento per il brand, con collezioni assolutamente notevoli che però forse non sono bastate a portare Kenzo al pari degli altri compagni di squadra da LVMH. 

È comunque interessante notare come Kenzo sia, dopo Berluti, il secondo brand di LVMH in un mese a perdere il proprio direttore creativo. Senza voler ipotizzare troppo sul futuro delle strategie del gruppo, comunque, il caso di Baptista ricorda un altro caso recente verificatosi nel mondo della moda: l’uscita di Paul Andrew da Salvatore Ferragamo dello scorso mese. Tanto Baptista che Andrew che il già citato Van Assche sono designer relativamente giovani e con serie esperienze alle spalle che si sono ritrovati a dover svecchiare storici brand di moda come Kenzo, Berluti e Ferragamo rimasti indietro rispetto ai propri fratelli-superstar producendo collezioni molto belle e interessanti tranne poi andarsene dopo un paio d’anni. Dato che sia Kenzo che Berluti sono di LVMH, una strategia alla base di queste corrispondenze esiste di sicuro, anche se al momento mancano del tutto informazioni a riguardo. Se può essere una qualche indicazione, nel report per il primo trimestre dell’anno del gruppo, né Kenzo né Berluti sono citati negli highlight delle vendite – possibile segno di performance meno che soddisfacenti.


Ma quindi chi sostituirà Felipe Oliveira Baptista da Kenzo?

Kenzo FW21
Kenzo FW21
Kenzo FW21
Kenzo FW21
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La vera domanda però è: ci sarà bisogno di sostituirlo? Quando il celebratissimo Sebastien Meunier ha lasciato Ann Demeulemeester dopo l’acquisizione da parte di Claudio Antonioli, i nuovi proprietari del brand hanno preferito lasciar firmare le collezioni del brand al team di design piuttosto che puntare le proprie fiches su un nuovo direttore creativo. Come Business of Fashion fa notare, fra l’altro, Kenzo è uno dei pochi brand di prezzo premium di LVMH (ossia uno scalino sotto il prezzo luxury di brand come Louis Vuitton o Dior) lasciando forse supporre che il brand potrebbe ricevere lo stesso trattamento: essere messo in pilota automatico, producendo i classici item brandizzati che hanno evidentemente trainato le vendite finora senza spingere ulteriormente la sua trasformazione in brand di lusso, resa difficile dal momento storico. 

Se brand come Louis Vuitton e Dior sono infatti tornati rapidamente in salute dopo il lockdown, il calo di 23% nelle vendite del lusso l’anno scorso ha spinto anche i titani dell’industria come LVMH a liberarsi del peso in eccesso: il gruppo ha infatti staccato la spina al brand di Rihanna, Fenty, insieme al camiciaio inglese Thomas Pink e al produttore di scarpe Nicholas Kirkwood, con cui il gruppo aveva una partnership finanziaria. Di certo si vedrà più chiaramente in fondo alla faccenda quando un successore di Baptista sarà nominato ufficialmente.