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A Netflix Anatomy - GLOW

Le ispirazioni dietro una delle migliori produzioni Netflix del 2017: Gorgeous Ladies Of Wrestling

A Netflix Anatomy  - GLOW Le ispirazioni dietro una delle migliori produzioni Netflix del 2017: Gorgeous Ladies Of Wrestling

Glow” è una parola che nasconde molti significati.

È l’acronimo di Gorgeous Ladies Of Wrestling.

È un programma, andato in onda  dal 1986 al 1990, che documentava la vita reale delle lottatrici di wrestling, come ricorda l’omonimo documentario del 2012 di Brett Whitcomb.

È una serie tv disponibile su Netflix dallo scorso 23 giugno, creata da Liz Flahive, Carly Mensch e Jenji Kohan, già autrice di Orange Is The New Black.

È, soprattutto, la storia di Ruth (Alison Brie), aspirante attrice che, nella Los Angeles di metà anni 80,  non riesce a trovare un ingaggio, fino a quando si presenta ad un bizzarro provino per il primo show dedicato al wrestling femminile. Qui, insieme ad altre 12 aspiranti lottatrici, donne alla deriva come lei, tra costumi attillati, capelli cotonati e mosse di lotta, troverà la sua strada e il riscatto che cercava.

Ma attenzione: GLOW non è una serie smielata o pesante. Al contrario è puro intrattenimento, è divertente. 

Se volete saperne di più non dovete fare altro che sedervi sul divano e godervi una delle migliori serie tv dell’anno.

 

Feel like : Laura Callaghan

Laura Callaghan è una illustratrice irlandese con base a Londra, appassionata dei film di Dario Argento e dei lavori di Hellen Jo.

Il suo soggetto preferito? Il mondo femminile.

L’artista ritrae le ragazze di oggi, le loro manie, insicurezze, il loro desiderio di indipendenza e di approvazione. Sceglie donne di corporature diverse, differenti etnie, colori dei capelli. Le dipingendo nella quotidianità, mentre mangiano, sono in piscina, fanno la lavatrice, stanno distese sul divano, fanno sport. Con un mix di acquerello, china e penne, colori accattivanti e uno stile un po' '80s regala delle illustrazioni reali, sincere, imperfette, belle.

 

Dress like: Moschino by Jeremy Scott

1985: capelli cotonati, chili di glitter, body sgambatissimi stile “sto facendo aerobica con Jane Fonda”, mom jeans, crop top, Reebok, calzamaglia e tanto make up da fare invidia a Jem and the Holograms.

Tutto questo e molto di più è GLOW.

Riferimenti forti, estetica '80s pesantemente marcata e wrestler mascherati rappresentano una combinazione potenzialmente devastante sul piano dello stile.

Dovendo scegliere i look, Beth Morgan, la costumista dello show, ha preso la decisione più saggia possibile: sottrarre. Less is more. Lo diceva Coco Chanel e si continua a ripetere anche oggi, ma quando si parla dell’epoca di Duran Duran e Farrah Fawcett l’impresa si fa ardua. L’unica soluzione è ricordarsi che gli abiti devono essere funzionali al personaggio.

Così Ruth, attrice squattrinata, possiede solo due paia di jeans, rigorosamente a vita alta, un vestito verde di Escada e pochi altri pezzi basici che indossa continuamente. Il segreto? Aggiungere un tocco personale per dare un twist al tutto. E se Alison Brie, l’interprete di Ruth, sognava per il suo personaggio un mood alla Sigourney Weaver nel primo Alien, è invece dovuta diventare Zoya the Destroya, iperbolica parodia della russa stile guerra fredda: cappotto militare in lana, colbacco e finto accento dell’Est.

La sua nemica naturale? Ovviamente l’incarnazione stessa dell’America, la bionda e prosperosa Liberty Bell che nella vita di tutti i giorni, quando è ancora Debbie, indossa pezzi pseudo medio borghesi, ma sul ring brilla d’oro o è avvolta nella bandiera a stelle e strisce. Chi aveva in mente Beth Morgan delineando il suo look? Cher e, soprattutto, la star del country Dolly Parton. Che dire poi della ricca partygirl Melanie “Melrose”? I suoi outfit pieni di pizzi e bustier non ricordano quelli di Madonna nel periodo di Like a virgin”?

Prima di iniziare a lavorare su GLOW e sul suo cast variegato, fatto da donne di caratteri, etnie e corporature diverse, la costume designer ha studiato attentamente le dive di quel decennio, ma anche lo street style, ha sfogliato decine di riviste e molte foto di famiglia, guardato e riguardato A Chorus Line e Girls Just Wanna Have Fun.

  

Think like: Sisterhood of the Squared Circle: The History and Rise of Women’s Wrestling by Pat Laprade and Dan Murphy, with a foreword by WWE Superstar Natalya

Il wrestling non è uno sport da ragazze?

Se ancora lo pensate dopo aver visto la nuova serie tv di Netflix, sicuramente non lo penserete più una volta finito di leggere Sisterhood of the Squared Circle: The History and Rise of Women’s Wrestling

Il libro racconta la storia delle donne nel wrestling da quando nel tardo 1800 i loro combattimenti erano relegati nel circuito dei carnival, trattate alla stregua di freaks come la donna barbuta o il tizio che ingoia le spade, fino ai match contemporanei.

Vengono passati in rassegna i profili di oltre 100 wrestler provenienti da tutto il mondo, da Mildred Burke ( Liz Flahive e Carly Mensch, sceneggiatrici di GLOW, hanno studiato attentamente la sua biografia) e the Fabulous Moolah a Chyna e Sasha Banks. Da queste pagine sbirciamo, anche grazie fotografie rare, tra il backstage, i rancori della vita reale e le personalità incredibili hanno formato il business. 

 

Sound like: Pat Benatar's Invincible

Come per i costumi, anche la musica di GLOW si presta facilmente al kitsch del periodo. Sarebbe stato, quindi, fin troppo facile caricare la colonna sonora con canzoni famose, facili da cantare a squarcia gola, ma il pericolo sarebbe stato quello di distrarre gli spettatori dal disarmante calore e realismo dello show. 

Per questo Bruce Gilbert, music supervisor anche di Transparent e Orange Is the New Black, ha scelto di centellinare l’uso di grandi hits, optando per pezzi minori.

Ad esempio invece di includere un successo come White Wedding di Billy Idol, l’uomo ha inserito la meno popolare Ready Steady Go dello stesso artista, Car Wash cantata da Rose Royce che si sente nell’episodio del compleanno di Sheila al roller derby o Separate Ways (Worlds Apart) dei Journey che fa da sottofondo al momento nel quale Debbie si scaglia contro Ruth dopo aver scoperto il tradimento dell’amica col marito.

Tra le altre canzoni a commento delle scene della serie tv, però, qualche hits c’è: il duetto di David Bowie e Queen su Under Pressure che arriva durante il complicatissimo test di gravidanza di Ruth; The Look dei Roxette che accompagna l’entrata in scena di Melanie con la sua limousine bianca; Head over Heels dei Tears For Fears, cult anni ’80, che è soundtrack della cotta di Justine per il ragazzo della pizza; Invincible by Pat Benatar, scelta per il combattimento finale di Liberty Bell contro Zoya the Destroyer.

 

Taste like: Taco & humburgers 

 

Love like: a renewed feminism that now, through the medium of wrestling, make fun of sexism and stereotypes and does so joyfully, ironically, with no anger, but with great determination.

GLOW è sicuramente una delle migliori serie tv del 2017.

Ha tutto quello che serve: una trama originale, una sceneggiatura brillante, attori bravi, battute memorabili.

Ma ha anche qualcosa in più.

Riesce a proporre un femminismo gioioso, privo di sterili luoghi comuni o ingiustificati sensi di colpa.

Se oltre ad intrattenere in modo brillante ed efficace, GLOW riuscisse a fare diventare normale per ogni donna essere cosciente della propria unicità e del proprio potere, allora avrebbe regalato molto più di qualche ora di svago.

Perché, come molte ragazze contemporanee, ad esempio Emily Ratajkowski, e anche le sceneggiatrici dello show sostengono:

"Usare il nostro corpo per noi stesse vuol dire anche sottrarlo a certe dinamiche di sfruttamento".