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Quello tra Catania e Palermo è un derby che va al di là della categoria

Siamo andati al Massimino di Catania per vedere la partita accompagnati da Marco Biagianti

Quello tra Catania e Palermo è un derby che va al di là della categoria Siamo andati al Massimino di Catania per vedere la partita accompagnati da Marco Biagianti
Fotografo
Marco Coniglione

I derby sono partite complesse. Lo sono più del dovuto, più dei novanta minuti che servono a decidere un vincitore ed uno sconfitto, a marcare il territorio ed a sancire chi può gioire con le mani al cielo e chi disperarsi con le mani nei capelli. Lo sono al di là della città, regione e della categoria in cui si giochi. Passano le stagioni, cambiano i giocatori, i protagonisti e le ambizioni delle due squadre in campo, ma l’importanza della partita, accompagnata da un’atmosfera mistica quasi religiosa resta sempre la stessa.

E in una regione come la Sicilia, tremendamente passionale, un’isola posta al centro del Mar Mediterraneo nella quale convivono la forza impetuosa dei vulcani e l’azzurro calmo e lento del mare, il derby è qualcosa di sacro. Nonostante le varie squadre del territorio, il derby di Sicilia ha sempre e solo significato Catania contro Palermo e viceversa. Una antica rivalità tra le due città per la supremazia territoriale che ha definito la storia della Sicilia, una lotta continua sotto ogni punto di vista possibile: politico, sociale, culinario, letterario, architettonico prima che sportivo. Un confronto tra città distanti circa 210 km ma unite da una rivalità costante che non cessa di esistere, e che due volte l'anno si trasferisce sul campo da calcio. Due squadre che hanno scritto parte della storia sportiva del calcio siculo portandolo alla ribalta grazie a giocatori e allenatori di culto, che hanno infiammato la rivalità grazie alle loro prodezze e magie e che i quali nomi ancora oggi vengono sgranati come rosari dai rispettivi tifosi. 

Nella stagione in cui si torna finalmente allo stadio, siamo andati al Massimino di Catania per vedere la partita e ci siamo fatti accompagnare da un'ospite d'eccezione che di derby siciliani se ne intende: Marco Biagianti. Un fiorentino trapiantato a Catania, arrivato nel 2006 da perfetto sconosciuto dalla Serie C proprio nella stagione nella quale il Catania tornava dopo 23 anni nella massima serie e restato per 12 stagioni tutte vissute con il numero 27 sulle spalle. "Tutti infatti si chiedevano, chi gioca? Chi è questo Biagianti? Giustamente, e poi da lì è nato un po’ tutto, il mio percorso, fatto di diversi momenti, facili e complicati però vissuti sempre al 100%, mi sono innamorato di questa città fin da subito, di questi colori e ho sempre messo avanti a me tutto questo", ci rivela.

Marco Biagianti ci racconta che il derby è una partita che si comincia già a percepire settimane prima, come i tuoni che precedono l'acquazzone, vissuta con un entusiasmo che non conosce confini né padroni. "Anche girando per strada o semplicemente sei a fare la spesa la gente ti ferma e ti dice: “mi raccomando domenica il derby”. E lui di derby ne ha giocati parecchi - più che giocati vinti come ci ha tenuto a precisare - alcuni di questi ancora stampati nella memoria di tutti i tifosi rossoazzurri. Era in campo ad esempio nello storico 0-4 a Palermo suggellato dal gol di Mascara da centrocampo - ovviamente uno dei suoi derby preferiti - giocato e vinto senza tifosi catanesi allo stadio, partita impossibile da dimenticare ci dice. In quel gol visto anche a Tonga come esclama Trevisani in diretta, Marco si trova sulla sinistra e ci dice che ha appena chiamato il pallone prima ancora prima che arrivi a Mascara, ma sappiamo bene come andrà a finire.


O il derby giocato pochi anni più tardi, nel 2010, quando in panchina si era seduto Siniša Mihajlović, arrivato da dicembre per allontanare la squadra il più possibile dalla zona retrocessione. Una partita combattuta e sofferta fino all’ultimo minuto e decisa da una doppietta di Maxi Lopez, uno dei tanti argentini iconici che hanno calcato il prato del Massimino.

Ci racconta tutti i suoi ricordi mentre passeggiamo sul prato del Massimino, e i giardinieri lo stanno ancora livellando e rifacendo le linee a poche ore dal fischio d'inizio. La città già si sta preparando all'eterna rivalità, i negozi hanno le serrande abbassate temendo che l'arrivo dei tifosi ospiti potesse alzare la temperatura. In realtà i tifosi del Palermo non arriveranno mai a causa di una particolare tessera di fidelizzazione ancora mai emessa, motivo per cui nessun tifoso ospite ha potuto acquistarlo ed essere presente al Massimino.

Oggi anche se le due società militano in Serie C, i rossoazzurri vivono una condizione economica e di classifica precaria, appesi sul filo del rasoio e i rosanero al contrario che vivono uno dei loro momenti migliori in Lega Pro, pochi punti dietro il Bari a caccia della vetta. Ma come spesso accade in ogni derby alla fine a prevalere è la squadra che partiva senza i favori del pronostico. 

E' stata una gara nervosa, fisica e con ben tre espulsioni, due tra i rosanero e uno per i padroni di casa, nella quale il Catania ha rischiato poco e realizzato i due gol decisivi grazie ad uno dei talentini in rapida ascesa del calcio italiano, il ventenne Luca Moro. Un nome già appuntato sui taccuini delle squadre di Serie A, un attaccante moderno capace di attaccare con costanza la profondità abbinando tecnica e fisico e ormai saldamente capocannoniere del torneo con 18 goal siglati in sole 15 partite. Arrivato in prestito dal Padova quasi per caso negli ultimi giorni di mercato sotto le pendici dell'Etna, si è rivelato più che fondamentale per i destini dei rossoblu consacrandosi davanti al suo pubblico nella partita più sentita della stagione. L'eroe di giornata a fine partita, oltre al pallone in ricordo, ha ricevuto anche i complimenti via social del Papu Gomez, un altro di quegli argentini che hanno fatto sognare il Catania per diverse stagioni.

Finisce dunque così il primo dei due match della stagione che vede idealmente contro l’Etna e il promontorio del Monte Pellegrino, con i 9000 tifosi catanesi in delirio a bordocampo e quelli palermitani costretti a seguire davanti ai televisori una bruciante sconfitta. Entrambi tra qualche mese si rincontreranno per un ulteriore capitolo di una sfida impossibile da racchiudere in novanta minuti.