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Kanye West: il bipolarismo, il nuovo album e il successo del merch

Con “Ye” e una lunga intervista il rapper di Atlanta ci mostra un altro controverso lato di sé

Kanye West: il bipolarismo, il nuovo album e il successo del merch  Con “Ye” e una lunga intervista il rapper di Atlanta ci mostra un altro controverso lato di sé

O lo ami o lo odi.

Kanye West è un uomo complesso, capace di affascinare, sia nel bene che nel male.

È senza filtri, altalenante, in costante bilico tra un talento debordante, diviso tra musica e moda, e l’incapacità di filtrare le proprie dichiarazioni, o di sapere quando sarebbe meglio tacere.

Non ha vie di mezzo e lascia che il mondo veda chiaramente i suoi difetti, le sue debolezze. Meglio ancora: le esibisce.

Solo negli ultimi giorni ha pubblicato un nuovo disco intitolato Ye, sette canzoni per 23 minuti totali realizzate in collaborazione con Ty Dollar $ign, Jeremih, Kid Cudi, Nicki Minaj, Willow Smith, e John Legend.

In copertina uno scatto delle montagne del Grand Teton, il parco del Wyoming che da tempo è il ritiro spirituale del designer di Yeezy, realizzato dallo stesso rapper con il suo iphone e la frase rivelatrice “Odio essere bipolare è fantastico”. 

Nell’opening track I Thought About Killing You recita “And I think about killin' myself / and I love myself way more than I love you / And I thought about killing myself today / So best know I thought about killing you. Continua con le liriche provocatorie sullo “scandalo schiavitù” di Wouldn’t leave (They say, “Build your own” — I said, “How, Sway?” / I said, “Slavery a choice”—they said, “How, ‘Ye?”), ma in altri brani parla anche della pornostar Stormy Daniels, delle accuse di stupro a Russel Simmons, il boss della Def Jam, e in Wouldn’t Leave ringrazia Kim Kardashian per non averlo lasciato.

West definisce l’album, il secondo dei cinque che dovrebbero uscire sotto la sua produzione, “un riflesso di ciò che siamo”. Così al suo interno il rapper di Atlanta parla di psicofarmaci, #MeToo, Corea del Nord, fino ad arrivare nella canzone Yikes alla rivendicazione della malattia mentale: il bipolarismo “ain’t no disability/ I’m a superhero”. 

Il Kanye in bilico tra provocatore e scaltro uomo d’affari emerge anche nella scelta di presentare Ye con un esclusivo listening party nel Wyoming, che si trasforma nell’occasione per lanciare una linea di merch che ha venduto mezzo milione di dollari in soli 30 minuti, ma anche per rilasciare un lunga intervista a Big Boy.

Ecco alcune delle rivelazioni più interessanti emerse.

 

#1 Sul motivo per il titolo del disco è Ye:

"Credo che “Ye” sia la parola più comunemente usata nella Bibbia, e nella Bibbia significa "tu", quindi io sono te, io sono noi, siamo noi [...] L'album è un riflesso di chi siamo."

 

#2 Sulla ricorrenza del numero “7” :

“Mi son fatto un giro negli archivi di Michael Jackson e c’erano queste giacche col numero 7 ovunque”.

 

#3 Sulle modifiche dell'ultimo minuto:

"Ho rifatto l'intero album dopo TMZ [...] Ero seduto a Calabasas, lavorando sui miei pantaloni e scarpe, e tutto andava perfettamente. E non appena ha smesso di andare così perfettamente, ero come “so cosa fare con questa energia”".

 

#4 Sulla sua malattia mentale:

“Non è un handicap, è un super potere. Certo, sono molto fortunato e privilegiato, specie se penso ad altre persone che hanno problemi di salute mentale come me ma che non sono Kanye West e non possono realizzare un album, come ho fatto io, che mi fa sentire così bene”.