
La Gen Z non ha paura di scendere in piazza Una generazione rivoltosa come questa non si vedeva da un po’
Quando si tratta di paesi come la Francia, dove le rivolte giovanili sono uno degli stereotipi più forti della regione, le proteste non fanno così notizia. Ma quando tutti i giovani di tutto il mondo, dal Nepal al Perù e dall’Italia al Madagascar, scendono in piazza per rivendicare i loro diritti e proteggere quelli di chi non ha voce, è impossibile fare finta di niente. Le immagini e i video delle marce per la Palestina in questi giorni hanno sfondato il muro dell’algoritmo, arrivando anche ai telefoni di chi in tutti questi mesi si è girato dall’altra parte. Ieri notte, città come Milano, Napoli e Torino si sono colorate di verde, rosso e nero in supporto della Global Sumud Flotilla e di tutte le imbarcazioni con aiuti umanitari che si stanno recando verso Gaza, con cori e cordogli guidati proprio da voci giovanissime. Ma le «proteste della Gen Z», come sono state nominate in Nepal, non riguardano solo la protezione del territorio palestinese.
Gen Z è il nome internazionale dei manifestanti
Arrested Moroccan protesters from #GenZ212 movement, taking selfie from a police van.
— Omar Radi (@OmarRADI) September 29, 2025
Best selfie ever.#Freealltheprisoners pic.twitter.com/laobbrLPVS
Dopo le rivolte in Bangladesh dell’estate del 2024 contro la prima ministra Sheikh Hasina, si sono visti scontri e tensioni tra giovani manifestanti della Generazione Z e forze dell’ordine anche in paesi come il Nepal, il Kenya e le Filippine. Piattaforme come Discord, TikTok e Telegram fungono da principali spazi di organizzazione e di confronto, ma le rivolte della nuova generazione non si accendono più solo online come è sempre stato fatto credere, e i giovani manifestanti di tutto il mondo non hanno paura di usare la parola Gen Z per riconoscersi. In Marocco, i giovani che stanno protestando a Marrakech, a Rabat, Tangeri e Casablanca per la fine della corruzione, migliore sanità pubblica e più diritti si sono raccolti sotto la sigla GenZ212, mentre in Nepal, durante le rivolte contro il governo, cartelloni e striscioni ripetevano «gen z against corruption and nepotism».
Manifestazioni pacifiche e rivoluzionarie
Nelle ultime settimane la Gen Z è scesa in piazza in tantissimi stati. Se in Europa i Paesi più coinvolti nella lotta palestinese (Italia, Francia e Gran Bretagna in primis) continuano a manifestare il loro supporto con proteste generali, sit-in e invasione delle strade in maniera pacifica - nonostante il tutto venga spesso raccontato diversamente dalla stampa - in altri Paesi come il Madagascar, il Marocco e il Perù i giovani stanno rivendicando i propri diritti con dei veri e propri moti rivoluzionari che non guardano in faccia a nessuno. Erano diventate virali le immagini del Parlamento e delle case di alcuni funzionari politici nepalesi a cui è stato dato fuoco, mentre negli ultimi giorni, in Perù, le proteste giovanili a Lima contro la riforma delle pensioni che obbliga i maggiorenni ad aderire a un fondo pensione sono sfociate in vera e propria violenza - anche a causa della dura e sproporzionata repressione da parte delle forze dell’ordine sui manifestanti.
La bandiera di One Piece diventa icona della Gen Z
Nepal, Indonesia, Philippines and now Peru. The meaning of the One Piece flag has resonated across the world.
— Kapitan Kidlat (@kapitankidlat24) September 29, 2025
A symbol of liberation! #OnePiece pic.twitter.com/mzhdpyvMYz
Le proteste della Gen Z che si stanno accendendo in Paesi lontani tra loro sono formate da associazioni diverse, spesso neanche guidate da un capo singolo o un team preciso, ma condividono tutte gli stessi obiettivi: denunciare i governi corrotti e la repressione, restituire le necessità basilari ai cittadini (come acqua ed elettricità, che sono venute a mancare in Madagascar, o la sanità pubblica in Marocco) e ridurre le disuguaglianze economiche che dividono persone al potere e popolazione media. I giovani che stanno occupando le stazioni, le università, le piazze e le strade delle principali città mondiali sembrano inoltre aver già scelto un’icona in cui riconoscersi: la bandiera di One Piece. Se anni fa in Tailandia era stato preso d’ispirazione il gesto delle tre dita di Hunger Games, oggi il simbolo preferito dalle nuove generazioni di manifestanti è l’immagine del teschio con il cappello dell’anime giapponese. La prima volta che era apparsa a una protesta era nel 2023, durante le marce pro-palestinesi in Indonesia e Gran Bretagna, ma oggi la bandiera è di tutti, apparsa anche in Nepal, in Indonesia e nelle Filippine.
Una generazione che cambia la politica
@rijawan61 Gen Z protest in Nepal #protest #Gen Z protest #creatorsearchinsights #nepalnews @A R Y A N @Babu Pandey @Mr.Smile @Dhiraj Chand Thakuri sonido original -
La Gen Z è stata per anni al centro di dibattiti che l'hanno derisa, presa in giro perché troppo superficiale, troppo egocentrica e troppo legata al proprio telefono. I moti rivoluzionari e le manifestazioni pacifiche che stanno prendendo vita in ogni angolo del mondo sono la prova che, invece, la forte connessione digitale con cui è cresciuta e l'empatia che ha sviluppato osservando online le ingiustizie che affliggono il mondo l'hanno resa una generazione attiva e coinvolta nel sociale in maniera tangibile non solo su internet. Con coraggio e grande organizzazione, la Gen Z si sta dimostrando non solo capace di lottare per i diritti di tutti, ma anche in grado di ottenerli. Prova ne è l'elezione della prima ministra nepalese Sushila Karki, eletta su Discord come capo di un governo ad interim fino al prossimo marzo.














































