Come mai la stand-up comedy in inglese va così forte a Milano I grandi comici anglosassoni non fanno in tempo ad annunciare una data in città che va subito sold out

La stand-up comedy in inglese, cioè con comici provenienti dai Paesi anglosassoni che realizzano i loro monologhi interamente in inglese, per l’appunto, è sempre più apprezzata in Italia. Non era scontato: per molti anni la stand-up comedy ha avuto un pubblico di nicchia nel Paese, e chi conosceva i comici anglosassoni era ancora meno – spesso si trattava degli stessi addetti ai lavori. Le ragioni erano diverse: il formato era ancora poco conosciuto e la barriera linguistica si faceva sentire. La stand-up comedy, infatti, non è pensata per poter essere sottotitolata (salvo eccezioni): i riferimenti culturali, le sfumature linguistiche e le battute sono spesso difficili da rendere in un'altra lingua, senza perdere efficacia. Non è un caso, quindi, che per molto tempo l’Italia sia stata esclusa dai tour europei degli stand-up comedian più acclamati. Ora qualcosa è cambiato. Lo dimostra il recente sold out del comico britannico Ricky Gervais all’Unipol Forum di Assago, che con più di 15mila posti è tra i palazzetti più importanti e grandi d’Italia.

Ma quello di Gervais non è un caso isolato. Lo stand-up comedian statunitense Jeff Arcuri lo scorso maggio ha fatto il tutto-esaurito in un teatro di Milano – il Carcano, nel quartiere di Porta Romana – che conta quasi mille posti. Lo stesso è successo con Matt Rife al Teatro Dal Verme, uno dei più amati del capoluogo lombardo, che ha circa 1400 posti. Anche Bill Burr si è esibito a luglio a Milano, agli Arcimboldi, che con oltre 2300 posti è anch’esso tra i principali teatri della città. Qui, il prossimo febbraio farà due serate uno stand-up comedian molto celebre e apprezzato: Louis C.K. – e come prevedibile i biglietti disponibili sono terminati quasi subito. Tuttavia la stand-up comedy in inglese in Italia a oggi si trova quasi esclusivamente a Milano – forse anche per questioni di vicinanza geografica ai Paesi dell’Europa centrale. Louis C.K., però, nel suo tour invernale in italia farà tappa anche a Roma (l’evento è già sold out), ma a ben vedere si tratta più che altro di un'eccezione: nella Capitale, nonostante la scena comica sia molto influente, è raro vedere stand-up comedian anglosassoni. «E nelle città più piccole – precisa il Post in un articolo sul tema – ancora meno».

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L’attenzione del pubblico italiano verso la stand-up comedy anglosassone non rappresenta una moda passeggera o a un cambio improvviso nelle abitudini degli appassionati a questo genere: piuttosto, c’entra l’effetto di una serie di trend e trasformazioni che hanno interessato il settore della comicità a livello internazionale, online e offline. Le piattaforme digitali, ad esempio, hanno reso più accessibili le esibizioni realizzate in lingua straniera, permettendo di familiarizzare con un genere che, fino a non molto tempo fa, risultava estraneo sia per struttura che per modalità espressive – soprattutto nei Paesi latini. La stand-up comedy anglosassone si fonda su caratteristiche ben definite: un rapporto diretto tra performer e pubblico, un uso marcato della soggettività e una narrazione spesso autobiografica, oltre a un’impostazione scenica ultra-essenziale – a farci caso, il palco, per quanto ampio, è occupato solamente da una persona con in mano un microfono. Questi tratti si differenziano sensibilmente da quelli prevalenti nella comicità italiana, per esempio, che ha storicamente privilegiato forme più teatrali e corali – spesso legate alla tradizione cabarettistica, alla commedia dell’arte o alla televisione generalista.

L’apertura di realtà come Netflix verso la stand-up comedy anglosassone ha fatto sì che molti spettatori  potessero confrontarsi con un altro modo di intendere la dimensione comica – più asciutto, personale e talvolta più esplicito nei contenuti. E la cosa ha funzionato. Lo dimostra anche la diffusione sui social media delle clip estrapolate da esibizioni di stand-up comedy – che a loro volta hanno attivato una sorta di circolo virtuoso, contribuendo a far conoscere il format a sempre più persone – soprattutto giovani. Non stupisce, quindi, che oggi i cataloghi di Netflix e altri servizi simili propongano un’ampia gamma di contenuti legati alla stand up comedy – tra autori emergenti e personalità ormai consolidate, con varietà di temi, stili e impostazioni narrative. In sostanza, la presenza massiccia di questi prodotti all’interno dell’offerta globale delle piattaforme di streaming ha contribuito a normalizzare la stand-up anche in contesti dove non esisteva una tradizione consolidata del genere. E in Italia questo fenomeno ha influenzato positivamente persino la produzione locale.