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"LOL" e l'evoluzione della comicità mainstream italiana

Abbiamo guardato il nuovo show condotto da Fedez su PrimeVideo

LOL e l'evoluzione della comicità mainstream italiana Abbiamo guardato il nuovo show condotto da Fedez su PrimeVideo

Guardando LOL – Chi Ride è Fuori, il nuovo reality/game show di PrimeVideo condotto da Fedez in cui i 10 migliori comici italiani gareggiano a chi ride per primo, ci sono un po’ di reference che tornano alla mente: la primissima è sicuramente Justice League, per il senso di “forze speciali scelte” che si prova nel vedere tutti i fuoriclasse della comicità italiana in una sola line-up; la seconda è The Hateful Eight, per il format del grande gruppo di persone chiuso in un singolo ambiente per sei ore; la terza è X-Factor, sia per la presenza di Fedez, Mara Maionchi e Frank Matano nello show, sia per quel senso (positivo) di volemosebbene nazional-popolare che si prova nel seguire lo show. Diciamolo subito: pur avendo i canoni esteriori della cosiddetta “operazione commerciale”, LOL è un prodotto riuscito. Era dai tempi di Mai Dire… e di Zelig che non si vedevano insieme tanti talenti comici seduti nella stessa stanza e, cosa ancora più notevole, è forse la prima volta in assoluto che tutta quanta la comicità italiana è rappresentata: da quella televisiva di Caterina Guzzanti, Frank Matano e Pasquale “Lillo” Petrolo, a quella virale e online di Michela Giraud e i The Jacakal fino a stand-up comedian come Luca Ravenna e Katia Follesa. Non a caso, come si diceva sopra, si ha l’impressione di avere davanti una vera Justice League.

Arriviamo alla domanda che interessa a tutti: il programma fa ridere? La risposta è – ma con una riserva. Ci sono dei momenti di pura assurdità e follia che fanno oggettivamente ridere (sapevate che dopo la canzoncina Mignottone Pazzo di Michela Giraud le vendite di ukulele sono aumentate in Italia?) ma già alla terza puntata si percepisce un po’ di stanchezza – un difetto che comunque che si nota solo se si fa binge watching e si guardano le puntate tutte di fila.

Alcuni dei critici più precisini parlano addirittura di troppo compiacimento da parte dei comici, cosa che non corrisponde troppo al vero, ma il fattore che nessuno ha tenuto in conto è un altro: la netta qualità del programma. Forse per la prima volta in dieci anni, infatti, si vede un reality/game show senza litigi, dibattiti beceri o contenuti trash e volgari (stiamo tutti guardando te, Ciao Darwin) in cui artisti che sono oggettivamente bravi e talentuosi (anche se con diversi campi di eccellenza) recitano se stessi per se stessi con la vis comica di professionisti consumati. Ovviamente non tutti rideranno di tutto, rimane comunque un programma generalista e i momenti morti non mancano - ma è il genere di programma generalista capace di portare le persone insieme davanti alla televisione oltre che di generare una quantità di meme online che rivaleggia con quelli creati per Sanremo. 

Con la sua eclettica reunion dei migliori talenti comici della penisola, LOL ha il merito non indifferente di proporre un format comico finalmente diverso dal vecchissimo modello dello stand-up comedy stile Zelig. Posto che il modello di comicità all’italiana migliore degli ultimi vent’anni è stato Mai Dire… con la sua sfilata di talenti (Fabio DeLuigi, Paola Cortellesi, Lucia Ocone ma anche Aldo, Giovanni e Giacomo e la stessa Caterina Guzzanti), la sua mescolanza di satira, demenzialità e meta-umorismo sugli stessi programmi Mediaset, il passo in più fatto da LOL è quello di portare nell’ambito televisivo-generalista anche fenomeni virali del web come Michela Giraud o The Jackal, entrambi divenuti comunque popolarissimi di recente con partecipazioni in spot televisivi e via dicendo, accostandoli ad esempio alla Caterina Guzzanti di Boris, a Stefano “Elio” Belisari e anche a vecchie glorie di Zelig come Katia Follesa di Zelig e al Pintus di Colorado. Riunire volti televisivi, attori, cabarettisti e fenomeni del web sotto lo stesso tetto è un’operazione che in Italia non ha precedenti, che richiede in ogni caso un occhio critico e davvero consapevole sulla pop culture del nostro paese insieme alla considerazione di un pubblico mondiale e internazionale molto più ampio della geriatrica audience che ride ancora davanti ai video riciclati all’infinito di Paperissima quando sente due animaletti dire di voler stare “vicini vicini”.