
Perché non riusciamo a vivere senza rituali e cerimonie Da quelli per i funerali del papa a quelli per l’insediamento di un governo, fino ai semplici brindisi
In occasione della morte di papa Francesco, come per altri eventi solenni tipici delle istituzioni civili e religiose, sono stati messi in atto una lunga serie di rituali antichi – spesso osservati con curiosità (e talvolta con un certo distacco), soprattutto dalle generazioni più giovani. Queste cerimonie, seppur apparentemente fini a sé stesse, sono l’espressione di un preciso bisogno umano – più profondo e universale: la necessità di scendere a patti con la realtà e il quotidiano attraverso atti condivisi e simbolici. Sebbene l’apparato liturgico della Chiesa cattolica rappresenti una delle manifestazioni più riconoscibili di questo bisogno universale, i riti in quanto tali non appartengono solo alla dimensione religiosa. A farci caso, infatti, toccano moltissimi aspetti della vita sociale. Un rituale è banalmente anche il gesto del brindisi: sollevare i bicchieri, farli toccare tra loro e solo successivamente bere – in alcuni casi ricordandosi di appoggiare prima la base del bicchiere sul tavolo, senza guardare negli occhi chi il cin lo fa con una bevanda non alcolica. In questo gesto apparentemente effimero, a ben vedere, si ritrovano gli elementi fondamentali di ogni rituale: la ripetizione, la simbologia e la sincronizzazione dei partecipanti. Le stesse caratteristiche sono presenti anche nelle cerimonie più solenni e istituzionalizzate, come l’apertura dei Giochi Olimpici, l’insediamento di un nuovo presidente del Consiglio o, appunto, i funerali di un pontefice.
Cosa dice la scienza
The Sistine Chapel closes. The world holds its breath.
— The Tablet (@The_Tablet) April 28, 2025
Inside, 135 cardinals vote in silence for the next leader of 1.4 billion Catholics.
Here's how the conclave works, and why it still shapes history today.
We've covered 11 conclaves. Trust us to cover the 12th.#Conclave2025 pic.twitter.com/BXIIBEZIVA
Da tempo l’antropologia – disciplina che studia l’essere umano considerando anche gli aspetti culturali e sociali – ha documentato la presenza e l’importanza dei rituali in tutte le religioni e più in generale in tutte le civiltà. La verità è che non esistono culture senza cerimonie più o meno codificate. Nello specifico, i riti sono strumenti di coesione sociale, attraverso cui le comunità sottolineano indirettamente i propri valori, affrontano i cambiamenti, elaborano il dolore e riaffermano la propria identità. Una delle funzioni principali delle cerimonie è quella di gestire i passaggi critici della vita individuale e collettiva: nel caso della morte, ad esempio, la funzione del funerale non è solo quella di rendere omaggio al defunto, ma anche di offrire alla comunità un momento simbolico attraverso cui elaborare il lutto.
@notalabamahannah one of my trip highlights! We went when we were in Kyoto & booked through @GetYourGuide but there are tons of great options online #kyoto #japantravel #teaceremony #creatorsearchinsights Solo piano Ghibli style melancholy waltz(1527157) - MaSssuguMusic
Anche le sfilate di moda per certi versi possono essere considerate un rito, dato che rispondono a molte delle caratteristiche tipiche delle cerimonie, tra cui la ciclicità – a volte forzata. Non a caso, nel 2020 Alessandro Michele, quando era direttore creativo di Gucci, nell’annunciare che avrebbe sfilato solamente due volte l’anno disse di voler abbandonare «il rito stanco della stagionalità». In effetti sono molti i rituali che – anche se non sempre vengono riconosciuti come tali – si sviluppano in contesti del tutto laici. In alcuni casi, inoltre, sono attivi da relativamente poco tempo. In Italia, ad esempio, dal 1996 per sancire l’insediamento di un nuovo governo avviene la cosiddetta “cerimonia della campanella”, dove il premier uscente consegna al suo successore lo strumento con cui si aprono e si regolano i lavori del Consiglio dei ministri (una campanella, per l’appunto). Altri rituali relativamente moderni che svolgono una funzione simile a quella dei riti religiosi sono ad esempio la cerimonia del cambio della guardia, o le celebrazioni civili come il 25 aprile o il 2 giugno – sempre in Italia. I rituali, però, non sono mai “neutrali”: possono includere o escludere, rafforzare gerarchie o contestarle, consolidare il potere o metterlo in discussione. Inoltre i riti non sono solamente un fatto collettivo, ma anche individuale. L’essere umano, per sua natura, organizza il tempo e la propria presenza nello spazio secondo logiche che spesso vanno oltre la pura utilità. Ogni persona, seppur a volte inconsapevolmente, nella propria quotidianità mette in pratica piccole liturgie individuali – che offrono una sensazione di controllo e scandiscono le giornate. Ma anche quando appaiono anacronistici o puramente formali, i riti fanno riferimento – sempre e comunque – alla condizione umana.














































