
Nell’era digitale anche la morte di un Papa diventa content
Dal boom di streaming di “Conclave” ai meme alle cospirazioni, Internet ama il Vaticano
23 Aprile 2025
Nel giro di poche ore dalla morte di Papa Francesco, avvenuta il 21 aprile 2025, la reazione globale non è stata un momento di raccoglimento collettivo o di silenziosa riflessione spirituale, ma un fenomeno culturale pienamente immerso nell’ecosistema digitale. A segnare simbolicamente questo passaggio è stato il boom di Conclave, il film vincitore dell’Oscar 2024 per la Miglior Sceneggiatura Adattata, che ha registrato un aumento del 283% nelle visualizzazioni su Prime Video il giorno della scomparsa del pontefice. Un balzo che ha trasformato il film in un successo virale e ha fatto del Vaticano un trending topic globale. Il cinema da tempo nutre una fascinazione profonda per i riti, i misteri e le contraddizioni della Santa Sede. Dai thriller esoterici come Angeli & Demoni alla malinconica ironia di Habemus Papam, fino all’estetica decadente e pop di The Young Pope di Sorrentino, il Vaticano è sempre stato immaginato come un palcoscenico di potere, intrighi e contrasti. Ma Conclave è riuscito dove altri avevano, chi più chi meno, fallito: il film è diventato un fenomeno virale per i cinefili online, nei cui edit online e nel cui gergo ironico il processo di scegliere un nuovo papa, sdrammatizzato e ironizzato, è diventato simile a una gara di RuPaul's Drag Race, insieme celebrato ma anche degradato a intrattenimento, divulgato attraverso una forte superficializzazione. Il film, di base, ha dato alla Chiesa il fascino di Game of Thrones, anche se molti ne hanno considerato il messaggio un po’ anti-cattolico. Non di meno, il suo successo ha preparato il terreno per la viralità che la notizia della morte di Papa Francesco avrebbe raggiunto online – in un moment in cui la morte del Papa, insomma, è diventata content. E come tale è stata immediatamente metabolizzata, reinterpretata e rilanciata sui social: in una vera e propria “gara al post commemorativo”, decine di celebrità – da attori a cantanti, da politici a influencer – hanno postato le loro foto insieme a Francesco, molte delle quali scattate anni prima. Il tono è sembrato spesso più promozionale che spirituale, come se il vero lutto da esprimere fosse l’occasione mancata di un selfie con il pontefice.
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Alla notizia della morte del Pontefice, su X (ex Twitter), la conversazione ha preso una piega più oscura e surreale. I cospirazionisti hanno scandagliato ogni frame delle immagini del corpo del Papa esposto a San Pietro, alla ricerca di “segni” e dettagli nascosti. È tornata in voga la profezia del “Papa Nero”, con centinaia di thread che cercavano di dimostrare come il prossimo pontefice sarà un personaggio apocalittico. Il processo di successione è stato trattato con lo stesso linguaggio di un reality show: “Chi sarà il nuovo papa?”, “I favoriti del conclave”, “Cosa dicono i bookmaker”. Dei curiosi bot, senza dubbio assoldati da qualche occulta regia estera volta a destablizzare la fiducia pubblica nella Chiesa (già non altissima, ma molto alta dopo il papato di Francesco) fanno circolare il video di una qualche processione pasquale di incappucciati dicendo, con l’ingenuità molto americana di chi non ha la chiara percezione della storia europea fuori dagli USA, che c’è qualcosa di decisamente oscuro in questi rituali. Non è nemmeno mancata la ricomparsa dell’ex-vescovo, ora scomunicato Carlo Maria Viganò tanto caro ai fanatici di complotti, QAnon e Pizzagate. Nei lati meno preoccupanti di Internet, si parla dei probabili cardinali papabili come di "contenders" ovvero concorrenti di uno show, di una gara - ennesimo tentativo, purtroppo riuscito, di privare di senso e di serietà un processo ben più solenne e importante, con persone che hanno addirittura avviato scommesse e si sono reinventate esperte del cattolicesimo dopo aver passato due ore o meno su Wikipedia.
Utenti sia grandi che piccoli hanno fatto diventare la morte di Papa Francesco una scusa per newsletter, retrospettive, lodi di progressismo e accuse di tradizionalismo. Sui loro atteggiamenti, altri utenti hanno ironizzato con dei meme, aggiungendo commenti ed esegesi ad altri commenti ed esegesi ma sostanzialmente riconfermando il fatto che al centro di tutti questi discorsi non c'è veramente una questione di fede ma pura, morbosa curiosità mediatica. Sembra insomma che tutto Internet si sia gettato sul triste evento della morte del papa per strappare interazioni e views. In tutto questo caos, tra fake news, letture politiche più o meno bilanciate e urli di “pick me” giunti da ogni angolo di Internet, il lato effettivamente religioso, che pertiene alla dimensione della fede e di chi guardava al Papa come un leader e non come a una semplice figura pubblica, è stato messo abbastanza di lato – persino il coverage che gli ha dato il New York Times è parso meno brillante rispetto ai pronostici sul nuovo Pontefice, alle spiegazioni di come funziona un conclave e via dicendo. È difficile che il mondo si sia riscoperto cattolico in una notte – è più facile pensare che tutti i media del mondo, oltre che tutte le personalità mediatiche da questo lato del pianeta, abbiano visto nella morte del Pontefice, sollevata dall’onda della viralità di Conclave, un generoso pozzo di engagement a cui attingere a piene mani.
One of the images of Pope Francis that will always be remembered is this one:
— Today In History (@historigins) April 21, 2025
Crossing St. Peter's Square alone, empty due to the pandemic, in the rain and silence. No words were needed to capture the moment. pic.twitter.com/1McjEH0e32
E poi c’è stato il caso J.D. Vance, vicepresidente degli Stati Uniti, che aveva incontrato Papa Francesco appena poche ore prima della sua morte. Bastava questo a scatenare il meme più assurdo e virale della settimana: “J.D. Vance ha ucciso il Papa”. Una teoria tanto grottesca quanto irresistibile per la logica di Internet, che l’ha trasformata in un festival dell’ironia nera: dai meme che lo ritraggono come l’Anticristo alle battute sul fatto che ogni sua visita provochi catastrofi. Il digitale, in questo caso, non ha soltanto registrato la notizia: l’ha manipolata, reinterpretata, resa virale e infine trasformata in intrattenimento. La morte di un Papa, nel 2025, non è (solo) un evento religioso o politico, ma un ciclo narrativo completo, accelerato, partecipativo e soprattutto pienamente post-moderno. È il primo caso che un fenomeno del genere si verifica: Benedetto XVI è morto dopo l’abdicazione, Giovanni Paolo II troppo presto. Nel frattempo i social si sono sviluppati dando vita a flussi di narrazioni folkloristiche e neo-mitologiche, i fanatici cristiani (cattolici e non) sono apparsi su Internet in tutta la loro preoccupante frenesia e persino il governo Trump ha stabilito un “Ufficio della Fede” affidato alla televangelista Paula White e impegnato nelle più assurde manifestazioni di idolatria e collusione tra potere politico e religioso viste dai tempi dei Patti Lateranensi. A ogni buon conto, per utile che sia la religione come “instrumentum regni”, Trump ha passato la sua domenica di Pasqua giocando al golf e non in chiesa – non che la cosa importi ai suoi seguaci.
Dai tributi ufficiali ai shitpost, dai commenti teologici alle reaction in diretta, ogni fase della morte del Papa è stata documentata, commentata e remixata. Quello che Conclave raccontava come finzione ora diventa realtà amplificata: un rituale antico, intriso di solennità e mistero, osservato e distorto dal riflesso del nostro tempo – dove anche il momento più sacro può diventare virale, e ogni preghiera può somigliare a un post e ogni coincidenza l’ennesimo meme da ripostare. Ci stiamo però interrogando di meno su chi sarà il nuovo Papa che sarà nominato presumibilmente entro maggio, su cui i bot di X hanno già iniziato a spargere disinformazione e in cui si prevedono bracci di ferro tra ali progressiste e ultra-conservatrici della Chiesa.