
L’ultimo trend nel campo della chirurgia estetica sono i trapianti di barba Sempre più uomini scelgono questa soluzione, nonostante alcuni rischi
La crescita della barba è un processo influenzato principalmente da fattori genetici e ormonali. Non tutti gli uomini sviluppano una barba folta, e in alcuni casi questo può diventare fonte di insoddisfazione. A differenza della calvizia, meno frequentemente si parla della barba rada come di una condizione di disagio per gli uomini, eppure destabilizza una quota seppur marginale della popolazione maschile - senza contare che, così come per alcuni uomini cis, può rappresentare una pratica di gender affirming care anche per gli uomini trans. Durante il lockdown, molti hanno approfittato del tempo a disposizione e della minore interazione sociale per sottoporsi a interventi estetici di questo tipo. Per questo, come riporta la testata inglese The Guardian, negli ultimi anni si è registrato un aumento della domanda di trapianti di barba. «Penso che si stia diffondendo nuova forma di mascolinità in cui la barba è sempre più importante: oggi molti uomini vogliono essere come Gerard Butler in 300», dice Nadeem Khan, proprietario della clinica Harley Street Hair di Londra, specializzata in questo tipo di trattamenti. L’operazione consiste nel prelievo di unità follicolari – piccoli gruppi di capelli – da zone della nuca dove la densità è maggiore, per poi innestarle nel viso. Un trapianto di barba è tecnicamente molto complesso, perché i capelli della testa sono spesso più fini rispetto ai peli della faccia, e bisogna inserire i nuovi follicoli con angolazioni molto precise per ottenere un risultato naturale. Banalmente, proprio perché il volto è sempre esposto, un risultato innaturale è pressoché impossibile da nascondere.
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«Con un cattivo trapianto di capelli puoi cavartela, ma con la barba è tutta un’altra storia», dice al Guardian Spencer Stevenson, un noto mentore per chi accusa la caduta dei capelli, conosciuto online come Spex. Con la popolarità dei trapianti è cresciuto anche il numero di cliniche che eseguono questi interventi, anche se non sempre sono all’altezza degli standard richiesti. Non mancano, in effetti, le esperienze negative. Il giornale britannico racconta la storia che ha coinvolto un giovane francese che ha effettuato un trapianto di barba in Turchia attratto dal prezzo vantaggioso – anche per via del cambio di valuta, favorevole per molti Paesi occidentali. Il risultato, però, è stato ben al di sotto delle aspettative, tanto che il soggetto coinvolto ha vissuto un grave disagio psicologico, culminato in un suicidio tre mesi dopo l’intervento. Si è poi scoperto che il “chirurgo” che aveva eseguito l’operazione lavorava in realtà come agente immobiliare.
@estenoveturkey POV: You came to Turkey for a beard transplant
Fino a qualche anno fa il ricorso alla chirurgia estetica da parte degli uomini era visto con diffidenza, associato a un’eccessiva vanità considerata poco virile e superficiale. Tuttavia, grazie a una maggiore attenzione al benessere, alla cura del corpo e all’immagine personale, sempre più uomini si sentono liberi di ricorrere alla chirurgia estetica per migliorare il proprio aspetto. Quello che era inizialmente considerato un tabù è stato gradualmente sostituito da una crescente consapevolezza: prendersi cura di sé non è una questione di genere. Molti uomini si avvicinano alla chirurgia estetica per migliorare l’autostima o semplicemente per piacersi di più. Anche il modo in cui si parla degli interventi estetici è cambiato profondamente. Un tempo, chi vi ricorreva tendeva a mantenere il riserbo; oggi, invece, il dibattito pubblico si è fatto molto più trasparente e inclusivo. Influencer, celebrity, sportivi e content creator condividono sui social le proprie esperienze, contribuendo così a normalizzare il fenomeno: si documenta il percorso intrapreso, si spiegano le motivazioni personali e si mostrano i risultati ottenuti, senza imbarazzo. Anche il linguaggio si è evoluto: si parla sempre più di «cura di sé», di «autenticità» e di «empowerment» personale, spostando il focus dal desiderio di adeguarsi a standard estetici irraggiungibili alla volontà di sentirsi bene con sé stessi.












































