
Cosa ne sarà dell’agente 007?
Vita, morte e miracoli di James Bond
10 Marzo 2025
Durante la premiazione degli Oscar abbiamo assistito a un elogio funebre e no, non stiamo parlando del segmento dell’In memoriam. Durante la notte degli Academy si è consumato un momento musicale dedicato a James Bond, un medley dei brani famosi che hanno accompagnato la spia sullo schermo dal 1962 a oggi. Tre brani interpretati da tre artiste - Lisa, Doja Cat e Raye - che non è mancato di critiche per le performance non brillanti delle cantanti, mentre Margaret Qualley si è buttata in un tributo danzerino sempre a correlare il momento riservato al personaggio nato dalla penna di Ian Fleming e alle sue Bond Girl. Sebbene non sia mai il caso di cambiare i piani in corsa anche se si è Hollywood e, in quanto tale, si dovrebbero saper gestire crisi e modifiche dell’ultimo minuto, lasciare in scaletta uno spazio dedicato a un figlio che è appena stato abbandonato non è il massimo dell’intrattenimento. E il fatto che il numero degli Oscar non sia stato all’altezza della saga cinematografica ormai poco importa. Barbara Broccoli e Michael G. Wilson, produttori e fratelli cinematografici, hanno ricevuto l’Oscar alla memoria Irving G. Thalberg, già annunciato nel 2024 e assegnato ai creativi e produttori che hanno contribuito a esaltare indiscusse opere cinematografiche e lavorato a operazioni di alto livello. Il riconoscimento è arrivato in concomitanza con l’annuncio della cessione dei diritti del franchise di James Bond che il padre dei professionisti, Albert “Cubby” Broccoli, aveva acquistato dallo scrittore Fleming. Mentre si assiste a un contributo per esaltare il portato della spia britannica a cui la famiglia Broccoli si è consacrata per tutta la vita, rivolto a propria volta ai produttori incensati dall’Academy, non si può che pensare all’assenza di sincronia tra ciò che si sta osservando e ciò che è accaduto in casa EON Productions, con i fratelli che hanno accettato di cedere il marchio ad Amazon.
James Bond Musical Tribute at the #Oscars
— Dr B (@DrB2you) March 3, 2025
introduction by Halle Berry pic.twitter.com/ZSfNFJevmI
Prendersela con Barbara Broccoli e Michael G. Wilson però non sarebbe l’atteggiamento giusto. Entrambi hanno da sempre messo anima e corpo nella gestione del personaggio creato nel 1953, con Barbara coinvolta nelle produzioni di Bond dall’età di ventidue anni, quando ha fatto da assistente alla regia sul set di Octopussy - Operazione piovra nel 1983, e Michael alla gestione del personaggio da decenni, l’allontanamento dal franchise sembrerebbe poter essere stato dovuto all’inconciliabile visione con la società di Jeff Bezos. Quest’ultima già partner in quanto detentrice dei diritti di distribuzione al 50% dei film di James Bond, assunto anche il catalogo dei venticinque titoli che compongono l’attuale saga. Che ci fosse aria di burrasca se ne erano accorti tutti. Secondo un articolo uscito a fine 2024 sul Wall Street Journal, Barbara Broccoli avrebbe dato dei «fucking idiots» alla dirigenza di Amazon. Ad aver scatenato la furia della produttrice sarebbe stato l’uso improprio della parola “content” da parte del capo degli Amazon Studios, Jennifer Salke, un appiattimento del valore culturale e intrattenitivo che 007 rappresenta da più di sessant’anni e che, quindi, stava rischiando una deriva all’insegna dell’algoritmo già precedente all’allontanamento di Broccoli e Wilson. La decisione risulta discrepante e definitiva rispetto a quanto sembrava ripetere Cubby ai figli - insignito anche lui del premio Irving G. Thalberg, nel 1982 - ovvero di non lasciare che nessun altro prendesse delle decisioni permanenti sulla saga. Broccoli stessa sembrava ripeterlo ai suoi colleghi e dipendenti, per questo la cessione del personaggio deve e può essere forse vista in un’ottica di posizionamento da parte della produttrice, che non vorrà avere a che fare con ciò che Amazon ha in mente di realizzare con il prossimo Bond.
HAHAHAHAHA.
— Brett Dasovic (@Brettdasovic) March 7, 2025
RIP James Bond.
The names Content, Amazon Content. pic.twitter.com/ethbSTSv9o
Il Bond-gate è una sorta di guerra di collocamento che ha nell’effettivo ritardato la decisione sulla nuova spia al servizio della corona. Broccoli e Wilson credevano che sarebbe stata la società di Bezos a cedere, ma era alquanto improbabile, visto che non si è risparmiata quando ha scelto di pagare 8,5 milioni di dollari per acquistare la MGM proprio in quanto detentrice della gestione di James Bond. Bisogna considerare che, sebbene per il momento non sia stata dichiarata alcuna cifra, non può che essere andata oltre il milione per appropriarsi del pieno controllo creativo del personaggio, pur con la clausola che il 50% di tutto ciò che appartiene all’universo audiovisivo di 007, passato e futuro, rimanga alla famiglia Broccoli. Così è avvenuto il definitivo passaggio all’industrializzazione dell’ultimo baluardo dell’intrattenimento cinematografico. Ciò che il padre cinematografico di Bond non avrebbe mai voluto e a cui non hanno mai ceduto Barbara e Michael era lo sfruttamento avanzato di un marchio con i suoi prequel, sequel, spin-off e quant’altro.
Con l’acquisizione da parte di Amazon, è probabile che l'azienda manderà all’aria questa rigidità che resta ormai un miraggio nella Hollywood dell’usa e getta, del ri-consumo continuo, della riproposta vuota che genera solamente altro vuoto anche quando (e forse soprattutto) si parla di saghe. Non era intenzione della famiglia Broccoli rendere Bond un competitor di galassie espanse come Star Wars o, più recente, della Marvel, ma la sensazione è che la direzione che verrà intrapresa sarà proprio quella, con il rischio di un trend già in calo sul prossimo film dell'agente segreto. Anche i tempi di attesa a cui è stato sottoposto il franchise devono avere inciso sulla decisione di Broccoli di tirarsi indietro: a quattro anni di distanza dall’ultimo film non solo non è ancora uscito alcun nuovo titolo di James Bond, ma non si è nemmeno arrivati a formare un team creativo per la produzione.Il divario non farà bene alla saga, il cui tempo di attesa più lungo è stato tra il Vendetta privata del 1989 e il Goldeneye del 1995. Una dilatazione temporale dovuta a quell’attesa che la produttrice e il fratello hanno cercato di portare dalla propria parte sperando che fosse Amazon a cedere, agendo invece nella maniera inversa.
If Amazon is *really* gonna shake down the James Bond franchise for every (money)penny, give me Old Man 007 before it’s too late. pic.twitter.com/0hogjICF9f
— Joe Russo (@joerussotweets) March 1, 2025
Nessun attore scelto, nessun possibile regista all’orizzonte, nemmeno degli sceneggiatori lì ad abbozzare l’idea per una storia; solo la certezza - almeno da parte del pubblico - che quando partirà la nuova era di James Bond sembrerà quanto mai di più streammabile e spalmabile su quanti più contenitori e media possibili. Per quanto iconica, si aggiunge la difficoltà di adattare una spia figlia del proprio tempo alla società, ai gusti e alle richieste che si esigono dalla contemporaneità, senza che vengano generate a tavolino, ma ragionate e studiate per ben equilibrare natura del protagonista e suo inserimento nel tessuto attuale. Vedere Margaret Qualley ballare sulle note dei classici musicali di James Bond ha fatto domandare se potesse essere uno dei segni sul futuro del personaggio, la trasformazione che alcuni avevano già annunciato con No Time To Die e che vedrebbe la spia interpretata da una donna - sebbene non sia una Bond femminile a servici, ma prodotti come Ballerina con Ana de Armas che costruiscono un nuovo mondo attorno ad appositi personaggi. La prospettiva che si era già delineata prendendo poi tutt’altra direzione proprio con l’ultimo capitolo con protagonista Daniel Craig, il quale, a questo punto, diventa ancora più simbolico visto l’intero lascito della saga. La chiusura di un cerchio più grande con la morte che diventa segno del passaggio dalla famiglia Broccoli ad Amazon Studios, che dovrà ripartire da capo in tutti i sensi.
@badtasteit Luca Guadagnino risponde alla domanda ‘ci sarà mai un #JamesBond gay?’ alla presentazione di #Queer con #DanielCraig a #Venezia81! #cinematok #davedere suono originale - BadTaste: cinema e serie tv!
Chissà quali regole resteranno e quali, invece, salteranno subito. La prima che viene in mente è sulla scelta del volto di Bond. Si manterrà l’idea di un interprete giovane così che possa proseguire per almeno quei dodici o quindici anni richiesti per coprire un arco significativo della saga? Oppure ogni storia varrà a sé così da seguire l’idea di operazioni antologiche come ormai si fa sempre più spesso con le serie? Ma soprattutto, resterà la regola per cui il nuovo James Bond non può essere un attore che proviene da altri franchise? Dopo tanto sforzo e tanti investimenti, forse Amazon non se la sentirà di navigare a vista, preferendo un nome conosciuto anche grazie alla sua popolarità dovuta ad altre saghe. A meno che non accetti la sfida di essere proprio lei ad aver dato nuova linfa all’agente 007, cercando di essere più originale e prorompente possibile. E chissà se, dopo aver definito i dettagli e aver iniziato con il giro di chiamate, tutti risponderanno con entusiasmo «sì, vogliamo essere il nuovo James Bond». Considerate le parole di Osgood Perkins, regista di Longlegs e di The Monkey, che alla domanda su se avesse interesse per la regia di uno dei film di James Bond ha risposto di no con un bel «fuck Jeff Bezos», la questione diventa interessante. E mentre Broccoli e Michael Wilson rimarranno comproprietari in una nuova joint venture e Amazon Studios dovrà cercare di fare il proprio meglio non resta che, come ormai James Bond ci ha insegnato, ad aspettare. A meno che i primi cambiamenti non si vedano già in questo: annuncio della squadra, entrata in produzione e uscita in quattro e quattr’otto.
C’è inoltre un ultimo dato da considerare. Benché Barbara Broccoli e Michael G. Wilson abbiano deciso di cedere i diritti del personaggio di Ian Fleming, scattando la cessione dopo i settant’anni dalla morte di un autore, dal 2035 chiunque potrà usufruire del brand-Bond. È ciò che non manca di sottolineare Matthew Belloni su Puck, che nota come con la morte dello scrittore e ideatore della spia avvenuta nel 1964 il copyright sta per cadere. Presto chiunque potrà utilizzare il protagonista e il primo romanzo che lo vede coinvolto, Casinò Royale, vedendo sbloccarsi poco a poco il resto delle storie targate 007 - è bene ricordare che, nel corso della storia cinematografica, già tre opere uscirono staccate dal canone della famiglia Broccoli rimanendo di fatto emarginate. Che i fratelli abbiamo ragionato proprio in previsione di questo? È pur vero che, se si volessero rispettare i racconti dei romanzi, rischierebbero di cadere nel tranello dell’industria, non spulciando - almeno non subito - tra storie originali, ma concedendosi anche loro la scappatoia dei remake.