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Il vero ritorno di questo Coachella è quello di Jai Paul

L'artista inglese si è esibito per la prima volta dopo dieci anni di carriera, più o meno

Il vero ritorno di questo Coachella è quello di Jai Paul L'artista inglese si è esibito per la prima volta dopo dieci anni di carriera, più o meno

Che quella prossima a concludersi sarebbe stata un’edizione del Coachella  da ricordare lo sapevamo fin dall’inizio, ma probabilmente non per il motivo che in molti si aspettavano. Se la sei giorni di musica nel deserto di Indio aveva fin da subito catturato l’attenzione generale per la presenza di artisti come Bad Bunny, Rosalía e soprattutto Frank Ocean, la vera sorpresa per molti è stata la presenza di un altro nome nel cartellone del festival: Jai Paul. La storia dell’artista inglese, all’anagrafe Jai Raj Paul, appartiene a un’altra generazione di appassionati di musica, quelli cresciuti con la spasmodica ricerca della “Next Big Thing” decretata da NME e con il mito di MySpace.

È proprio lì che la storia di Jai Paul ha avuto inizio, quando in un anonimo giorno del 2007 fece la comparsa sul suo profilo BTSTU (Demo). In vendita per solamente una sterlina, e con la foto di Gabriel Omar Batistuta in maglia viola come cover, il successo per la canzone è arrivato solo nel 2010: blog e riviste di settore iniziarono a parlarne in maniera entusiasta, mentre il Guardian lo inserì nella sua rubrica "New Band of the Week". La carriera di Paul sembrava in ascesa, al punto che solamente pochi mesi dopo l’artista si ritrovò a firmare un contratto con XL Recordings, l’etichetta inglese che il 21 aprile dell’anno successivo pubblicò il primo singolo ufficiale di Jai Paul: una versione reworkata del suo brano d’esordio, ribattezzato per l’occasione BTSTU (Edit).

Al brano, campionato prima da Drake e poi da Beyonce rispettivamente in “Dream Money Can Buy” e “End of Time”, seguì poi il secondo singolo dell’artista inglese, Jasmine (demo), pubblicato ufficialmente il 9 aprile 2012 da XL e accompagnato dall’ormai costante scroscio di applausi da parte della critica musicale - Pitchfork la nominò “Best New Track” e il New York Times parlò di “Prince era sensuality”. Ma mentre Zane Lowe paragonava Paul a Dilla e D’Angelo, in pochi si aspettavano quello che sarebbe accaduto di lì a poco. Il 14 aprile del 2013 fecero la loro comparsa su BandCamp quelle che erano a tutti gli effetti le tracce dell’album ancora inedito di Jai Paul. Nonostante qualcuno pensò a una mossa di marketing, la canzoni risultavano chiaramente incomplete lasciando pochi dubbi su quanto accaduto. Le tracce erano state caricate e messe in vendita, senza l’autorizzazione dell’artista, presumibilmente rubate dal laptop sottratto allo stesso Paul, e nonostante fossero state rimosse da BandCamp la loro diffusione era ormai incontrollata.

Quanto successo dopo quel fatidico giorno spiega perfettamente la status e l’importanza di Jai Paul nel mondo della musica, un ruolo che l’artista inglese si è guadagnato con pochi singoli e una presenza costantemente avvolta dal mistero. C’è un video in cui Caribou parla di Jasmine come un adolescente davanti la sua prima cotta, mentre in un altro video Ed Sheeran commenta il brano come qualcuno che ha capito di aver decisamente fatto il suo tempo. Lo stesso disco, rilasciato in maniera tutt’altro che ufficiale, finì comunque nelle classifiche di fine anno occupandone le posizioni più alte guadagnandosi decine e decine di recensioni entusiaste. Me mentre tutti chiedevano a gran voce nuova musica da Jai Paul, il musicista scelse la via opposta, scomparendo dalle scene nel silenzio più assoluto. Passarono gli anni, i fan aprivano gruppi Facebook per provare a cercare Paul in una sorta di caccia all’uomo collettiva e la speranza sembrava ormai scomparsa. Un primo segno di vita arrivò nel 2016, quando il musicista inglese inaugurò il Paul Institute, una piattaforma per artisti emergenti fondata insieme al fratello A. K. Paul. Tre anni dopo, Jai Paul fece il suo ritorno sulle scene musicali pubblicando in via ufficiale il disco precedentemente leakato, e proprio per questo ribattezzato Leak 04-13 (Bait Ones), accompagnato da un messaggio in cui spiegava i motivi dietro la sua prolungata assenza: «I was frustrated by how all this was being framed online, leading to the widespread belief that I had decided to leak my own music, despite my record label and I saying otherwise. It didn't fit at all with anything I had done previously in style or attitude, and especially not in presentation.» Con l’uscita delle due b-sides "He" e "Do You Love Her Now” Paul aveva definitivamente rotto un silenzio durato sette anni, mettendosi definitivamente alle spalle un momento che lo stesso artista ha definito di estrema difficoltà.  

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L’ultimo capitolo, o forse il primo di una nuova storia, si è però consumato pochi giorni fa, quando Jai Paul è salito per la prima volta su un palco, ospite del Coachella per suonare dal vivo la sua musica esattamente dieci anni quel 14 aprile 2013. Quasi un segno del destino per una storia che ha dell’incredibile, ma soprattuto dell’irripetibile. Se oggi l’industria musicale e chi la popola vive di successi fugaci e di tormentoni virali, difficilmente il pubblico odierno, cronicamente disattento, avrebbe avuto la stessa pazienza di chi per oltre dieci anni ha aspettato il ritorno di Jai Paul sulle scene. Consapevole che ne sarebbe valsa la pena.