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Perché Hollywood sta ripescando le star del passato

Che sia finita l’epoca delle "fast celebrities"?

Perché Hollywood sta ripescando le star del passato  Che sia finita l’epoca delle fast celebrities?

Hollywood,  il glamour del ventesimo secolo è stato portato via dai social, e con lui anche l’aria di mistero che un tempo rendeva affascinanti le star del cinema. Le pseudo-dive che cercano di sgomitare tra la folla per rimanere rilevanti le stanno provando tutte, come la recente finta paparazzata di Hailey Bieber, o le tattiche mosse PR della famiglia Kardashian (il cetriolo-drama di Kendall le è valso un contratto pubblicitario). Dopo il fast fashion e il fast food, sono arrivate a Hollywood le “fast-celebrities”, un sistema che ha preso il sopravvento nell’industria del cinema e spinto i registi a ripescare figure del passato per i loro progetti. 

Come dicevamo in un precedente articolo, pare proprio che la piramide Hollywoodiana delle star sia crollata, o meglio sembra aver cambiato forma. La colpa ricade soprattutto sull’industria dello streaming online, come anche sull’avvento dei social e la conseguente democratizzazione della cultura pop. Se prima di vantare il titolo di celebrity bisognava fare la tanto odiata “gavetta” (o almeno avere mamma e papà con conoscenze nella industry), grazie ai social ormai una persona qualunque può guadagnarsi l’ingresso a Hollywood in poco tempo. Addison Rae ci è riuscita con He’s All That (2021), passando così nel giro di un paio d’anni da ballare nella sua cameretta del Louisiana a sfilare sui red carpet più ambiti indossando abiti couture. Rags to riches, come direbbero gli americani. 

Fortunatamente il mondo dell’intrattenimento è più accessibile che mai, ma sorge un dubbio: quanto valgono effettivamente le nuove proposte? Come il fast fashion ha fatto con la moda vintage, il ciclo incessante di star di poca sostanza ha spinto registi d’alto calibro a cercare rassicurazione nel cinema d’altri tempi. In alcuni casi, nomi di spicco come Luca Guadagnino e Steven Spielberg hanno scommesso su attori emergenti, rispettivamente Taylor Russel in Bones and All (2022) Rachel Zegler in West Side Story (2021), ma la lista delle nomination agli Oscar di quest’anno dimostra chiaramente che Hollywood sta trovando riparo in attori del passato per garantire il successo dei propri film.  

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Primo fra tutti ad essere stato richiamato in pista Brandon Fraser, scelto da Darren Aronofsky per il dramma The Whale in uscita il 23 febbraio. Negli ultimi anni Fraser aveva lasciato alle spalle la sua carriera Hollywoodiana, poi riesumata grazie soprattutto al supporto dei fan in seguito a un’intervista rivelatrice; nell’articolo di GQ datato 2018, Fraser spiega i motivi dell’abbandono, scoprendo tra questi alcune molestie sessuali da parte di un ex membro della Hollywood Foreign Press Association. Durante la sua apparizione a The Tonight Show Starring Jimmy Fallon, il regista Aronofsky ha spiegato la scelta del cast così: «Una volta che sei una star del cinema, sei sempre una star del cinema, e c’è stato un periodo in cui la gente lo amava, non avevo idea di questa “Brenaissance” e della gente che impazziva per lui.» E proprio di “Brenaissance” si parla, perché nonostante l’attore sia cambiato fisicamente, mancando ormai di sex appeal, non ha di certo perso il fascino, innato secondo Aronofsky e ammirato sui social dalle nuove generazioni. Sarà mica vero quello che si dice online sullo charme del “dad-body”? 

Come Fraser, ha compiuto un grande ritorno anche Ke Huy Quan, attore dei cult Indiana Jones e Il tempio Maledetto (1984) Goonies (1985), che due settimane fa ha festeggiato la vittoria ai Golden Globes come migliore attore non protagonista nel film Everything Everywhere All at Once (2022). Quan attribuisce come causa della sua scomparsa dal grande schermo le scarse opportunità che il cinema americano dava ad attori asioamericani ai tempi dei suoi primi film, e ringrazia il film Crazy Rich Asians (2018) per avergli dimostrato come l’industria sia diventata più inclusiva. La scelta per la parte di Waymond Wang si dice sia ricaduta su Quan solo dopo il rifiuto di Jackie Chan, altra icona del secolo scorso che non sembra voler rinunciare ai riflettori. I registi del film Daniel Kwan e Daniel Scheinert hanno raccontato di aver pensato a Ke Huy Quan grazie a una gif su Twitter: “I was like, what is that guy up to?”, ha spiegato Kwan in un’intervista. 

Impossibile parlare di grandi riapparizioni senza citare Michelle Yeoh, l’attrice protagonista di Everything Everywhere All at Once (2022) vincitrice di un Golden Globe e candidata agli Oscar. Dopo aver sofferto l’arrivo a Hollywood negli anni ’80 (ai provini spesso le chiedevano se sapesse parlare inglese), Yeoh si è affermata nella industry con film come Il domani non muore mai (1997) e La tigre e il dragone (2000), ed è proprio grazie alle sue qualità di stuntwoman se oggi il mondo intero idolatra il suo lavoro nell’ultima opera di Kwan e Scheinert.

In un’era in cui tutto è “fast” anche il glamour ha sofferto pesanti colpi, ed ecco quindi come persino l’industria del cinema è finita sotto le grinfie dell’amore per il vintage. I film come la moda si devono adattare, e non hanno paura di rivolgersi al passato per cercare qualcosa di nuovo. Per personaggi come Fraser e Yeoh, la luce emessa agli albori della loro carriera si è dimostrata resiliente nel passare degli anni. Se si potrà dire lo stesso anche di Addison Rae e dei suoi coetanei, lo sa solo il tempo.