Vedi tutti

The Unmasking of Maison Martin Margiela Designer Matthieu Blazy

fashion's quiet kings

The Unmasking of Maison Martin Margiela Designer Matthieu Blazy fashion's quiet kings

" Da Maison Martin Margiela una collezione eccezionale ha portato il designer Matthieu Blazy fuori dall'ombra. E' comprensibile che Renzo Rosso, la cui società Only The Brave è dietro Margiela, dovrebbe voler mantenere Blazy nel backstage - soprattutto perché il designer fondatore ha mostrato il suo volto così raramente. Ma non si può tenere un tale talento sotto silenzio".

Non si può tenere nascosto un talento. Suzy Menkes ne è convinta. Lo ha scritto nelle pagine virtuali di Vogue di cui da qualche mese è International Editor svelando così al mondo l'identità dell'head designer di Maison Martin Margiela: Matthieu Blazy. E, come se non bastasse, lo ha ribadito poco dopo postando sul suo Instagram una foto del ragazzo con il suo mentore accompagnata dalla seguente didascalia: "Raf Simons si congratula con Matthieu Blazy dopo un potente spettacolo Maison Martin Margiela Artisinal".

                              

Apparentemente nulla di strano. Se non fosse che da 25 anni MMM coltiva il mistero che circonda la sua direzione artistica. Tutto inizia con Mr Margiela, il fondatore, che sin da subito cela il suo volto, declina ogni intervista e promozione, attribuendo il successo del suo marchio ad un lavoro di squadra. Costruisce così attorno a sè un alone di mistero. E' il suo lavoro a parlare per lui.

L'anonimato diventa filosofia. Diventa culto. Le modelle in passerella hanno maschere, i loro visi sono oscurati, l'identità individuale cancellata, immolata sull'altare del collettivo. Eleva l'anonimato fino a trasformarla in arte redditizia, capendo che così avrebbe creato desiderio, curiosità, leggenda, realizzata attraverso una brillante strategia di marketing.

Arriva il 2009, l'originale Margiela si ritira e la maison, dal 2002 sotto il controllo dell'azienda Only the Brave di proprietà di Renzo Rosso, continua con il design d'avanguardia e, soprattutto, insiste a riferirsi al suo team di designers in modo anonimo, presentandolo come un laboratorio di talenti.

Non è un caso che i suoi membri indossino camici bianchi come quelli di tecnici di laboratorio, come si è visto nel 2013 in un servizio per Elle, nel quale il designer capo veniva rappresentato con una sedia vuota.

Rivelando il nome di Matthieu Blazy la Menkes, nota per la sua penna originale ed indipendente, ha tradito la filosofia di MMM, mandando a gambe all'aria una strategia che, sino ad ora, si era rivelata di grande efficacia. Ok, tra gli insiders del mondo della moda non era un segreto che il giovane da un paio d'anni fosse la mente delle collezioni e certo la rivelazione della Menkes è stata una furbata, anche se fatta per rendere merito ad un grande talento, che le ha valso una grande eco nei giornali internazionali. La reazione di MMM? Nessuna conferma o smentita, solo poche parole: " La maison non è cambiata e MMM non rilascia dichiarazioni a livello personale per nessun membro del suo collettivo. Il nostro lavoro è svolto in team e va attribuito solo al collettivo stesso ".  

Resta il fatto che la giornalista ha sollevato curiosità sull'identità di Blazy ed un dibattito sul concetto di anonimato nell'era del social della sovraesposizione mediatica anche dell'uomo comune.

Chi è dunque questa nuova stella ? Un giovane designer laureato a La Cambre in Belgio, che si è fatto le ossa da Balenciaga e John Galliano prima di collaborare con Raf Simons fino al 2011.

          

Un ragazzo di 30 anni, con i profili, entrambi pubblici e recentemente cancellati, su Instagram e su Linkedin. Da qui la domanda: ha ancora senso nel 2014, con l'avvento dei social media restare anonimi? Un volto equivale spesso ad un brand, dare un nome significa offrire un oggetto ben preciso da idolatrare. E' l'immagine che vende, l'identificazione, e se questa viene a mancare gli incassi dovrebbero fare lo stesso. In molti, oltre a Margiela, hanno dimostrato che ciò può non essere vero: Daft Punk, Banksy o le Pussy Riot. Sono le loro idee, i loro lavori il vero valore. L'anonimato riporta la sostanza al centro dell'attenzione e per questo, andrebbe rispettato e valorizzato.    

In un mondo dove la rete rischia di esporre tutto, è proprio l'anonimato il vero lusso. Non si tratta di nascondersi, ma, come sostengono in molti, è un modo per tutti noi di ristabilire chi siamo e Margiela lo ha dimostrato.

Non si può tenere nascosto un talento? Suzy Menkes ne è convinta, ma dimentica che non resta mai tale, perchè il suo lavoro, nel bene e nel male, parla di lui.